La Pasqua a casa nostra e i nostri piatti tramandati dalle nonne alle madri e alle figlie, per ora! Spero proprio che le nipoti se ci saranno, le rispettino!
Nel paesello di Petriolo, era costumanza preparare per il pranzo di Pasqua, diversi piatti a base di agnello. In particolare veniva cucinato pasticciato con le uova e gli stessi odori della frittata con “mintuccia” la mentuccia, la maggiorana e pecorino grattugiato che per quei tempi, era l’unico formaggio che si poteva trovare nelle case specialmente quelle di campagna. Il perché venisse chiamato antipasto non è chiaro. Forse perché si portava in tavola prima dell’agnello arrosto con le patate. Pur essendo povera la gente di tanto tempo fa, per le feste comandate ed importanti, in tavola non mancavano piatti buoni, preparati con i prodotti della propria terra. Uova, verdure spontanee e animali. Un piatto ed un ricordo particolare per noi, è la minestra indorata, così nominata anche dal nostro maestro e poeta popolare maceratese, su i suoi libri di ” costumanze marchigiane “si tratta di fette di pane indorate con le uova battute, cosparse di formaggio, inzuppate nel brodo di gallina. Ma ahimè…..chi prepara e mangia più questa deliziosa e sconosciuta minestra? Scrive il poeta ” ma il merendare di ieri e di oggi, non ha alcunché di raccolto o di religioso; è una gita villereccia piena di lecite distrazioni che ha più sapore di profano che di sacro. Spesso al calar della sera, dopo consumata allegramente la merenda , si dava inizio al suono degli organetti e si allacciava un furioso saltarello. Era l’epilogo della festa campestre ”