Lu vecchjò de sant’Andò

Lo sentivi arrivare quando iniziava a sbattere il bastone sui muri mentre, con fare maldestro, si accingeva a scendere le ripide scale di casa di mia nonna.

Solitamente arrivava nel tardo pomeriggio della sera della festa di Sant’Antonio abate – 17 gennaio. Si capiva per il profumo nell’aria: quello dei mandarini che era solito regalare a noi bambini. Insieme ai suoi passi, c’era subito la timida risata di mia nonna, che per non farsi scoprire dai noi più piccoli, si copriva la bocca con la mano.

Poi eccolo arrivare sulla porta della cucina e gridando ad alta voce: èccome, èccome, chi è che piagne? Chi c’ha paura de lu vecchjó ???

E qui un misto tra risa e pianti, tra chi si nascondeva sotto il tavolo e chi scappava nell’altra stanza, tra chi abbracciava la mamma e chi invece rideva a più non posso perché aveva riconosciuto il misterioso befanone.

Una volta placata la situazione eccolo qua: apriva il sacco, cercando di farci avvicinare a lui, tirava fuori: mandarini, quaderni, colori e caramelle e sbattendo i piedi con gli scarponi, girava le spalle e risaliva le ripide scale per spogliarsi degli stracci di vecchjò!

Soltanto appena udito lo sbattere della porta di casa, la paura passava in fretta e furia e velocemente si cercava di allungare le mani per afferrare il dolcetto preferito.

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