Festa dei Santi Pietro e Paolo, una data che non posso scordare per molti motivi!
Sono passati molti anni quando a Corridonia questi due santi si festeggiavano alla grande, prima con la parte religiosa poi con quella civile.
Non è stata colpa della pandemia, ma della spopolazione e dell’invecchiamento della gente del posto se non c’è quasi più traccia di questo evento.
La città che porto nel cuore, non è più la stessa, come il nostro paese, è diventata un posto dormitorio e niente di più. Supermercati e vacanze altrove ed esigenze varie, hanno preso il posto della tradizione popolare e festosa.
La chiesa e la società non hanno più bisogno di spiritualità né di feste religiose né di tradizione. Nella superstizione popolare si crede che s Pietro e Paolo, devono essere implorati e pregati contro ogni calamità e malattia, specialmente per gli animali colpiti e non solo che potrebbero perdere la vita in pochi giorni, recitando otto Pater noster, e quattro volte il Credo, la grazia arriverà certamente.
Ma ahimè, sono convinta che potrà passare per il padre nostro ma per il credo ho mooooolti dubbi.
Sam Bietro e Sam Bàolo faciàteme la grazia!
Persa ogni tradizione e abitudine, resta solo il pranzo di festa, in tavola non devono mancare “li vincisgrassi” e con crosta “scrooccarella!
Buon onomastico a tutti!
Quel che è stato è stato, s. Pietro e Paolo i conti li faremo lassù!
E se debbono essere i nostri vincisgrassi, bisogna rispettare la tradizione e la sua ricetta che non è uguale a quella delle comuni lasagne.
Devono esserci diversi tipi di carne, di vitello, di rigaglie e creste di gallo, fegatini, animelle e cervella che io non metto, schienale di maiale, vino bianco secco, latte e brodo odori e prosciutto tagliato a dadini, pomodoro e conserva , funghi a piacere e l’olio extravergine di oliva e lardo battuto. Un sughetto un po’ “leggero”! Più la besciamella e molto formaggio grattugiato.
Per la pasta fresca all’uovo la ricetta prevede anche il vin santo, farina e semolino ed una noce di burro.
La vergara, la massaia di una volta, deve alzarsi all’alba per preparare il sugo, è un rito da fare nel silenzio e senza la presenza di alcuni.
Dopo aver fatto il battuto di lardo, si comincia a preparare il sugo mettendo nel tegame di terracotta l’olio ed il lardo, il burro, la carota, il sedano, cipolla ed l’aglio, piano piano si lascia rosolare, si uniscono il prosciutto crudo a pezzetti, la carne macinata anzi meglio tagliata con il coltello, i funghi e tutte le rigaglie degli animali dell’aia. Si uniscono sale e pepe e si lascia ben rosolare, si sfuma con il vinsanto e dopo averlo fatto evaporare, si prosegue la cottura unendo la passata di pomodoro, la conserva, il latte ed il brodo. Per ultimo si uniscono le animelle ed il cervello…..io non potrei mai!!!
Il sugo deve bollire gentilmente per ore, si tolgono le rigaglie che devono essere tagliate a piccoli pezzi.
Si fa la besciamella con latte farina burro e noce moscata.
Si fa la pasta fresca e una volta tagliata a grandi quadrati, si lessa nell’acqua bollente salata e si lascia asciugare sopra le candide tovaglie magari di fiandra usate solo nelle grandi occasioni.
Si prende una lastra di ferro o una pirofila ai nostri tempi, si imburrano e giù, altre calorie e grassi, si dispongono i quadrati di pasta, si ricoprono con il corposo sugo, si velano di besciamella ed un altro strato di sugo, si spolvera di formaggio grattugiato e finalmente l’ultima botta di vita, fiocchetti di burro disposti qui e là. Gli strati devono esserne otto. Si mettono i vincisgrassi a cuocere in forno caldo a 180 gradi per quasi un’ora! Servire bollenti da bruciare la lingua.
Non so quanto potrebbe essere facile oggi, fare un piatto così complicato e calorico, ma una volta tanto si potrebbe provare, sempre se si ha uno stomaco di ferro!
I vincisgrassi sono il monumento alla cucina marchigiana!
Buona vita, buoni vincisgrassi ricetta tradizionale maceratese ❤️