Altro gioco del tempo di Pasqua era quello di giocare a pizzetta o come altrove si diceva « a scoccelta » e in quel di Pen- ma S. Giovanni a “cioccarella” Da quanto diciamo questo giuoco era praticato in gran parte del Piceno. Si trattava dell’uovo sodo dipinto “Óu pìndu “, col quale si giuocava. I giocatori in questo caso non potevano essere più di due. Tirata la conta uno doveva «tené’ sotto» il proprio uovo, l’altro picchiava ‘(ncioccava). Si poteva incioccare, convenendo, pizzo con pizzo, fianco contro fianco ecc. L’uovo che prima cedeva era perso e andava in possesso di colui che l’aveva più resistente. Altro giuoco era quello di far correre le uova sode per una pendenza, l’uovo che prima raggiungeva la meta stabilita o andava più lontano era vincitore. Il proprietario intascava quello suo avversario.
Echi tradizionali dei fanciulli marchigiani di Giovani Ginobili maestro e scrittore a Petriolo (Macerata) Marche
Carnevale, bon compagno possi vinì tre vorde l’anno!
E questa enfatica espressione che dice come e quanto sia stato desiderato il Carnevale dai nostri padri. Non perché essi fossero dediti al passatempo ma in opposizione a quella loro vita morigerata e di lavoro per cui i nostri avi non conoscevano divertimenti se non in tempi determinati.
Altra voce , sempre del popolo piceno, si esprime:
Dopo Natà’ è sembre Carnuà’.
Dopo Natale è sempre Carnevale, mentre ufficialmente questo entrava il 17 gennaio, nella festa di San t’Antonio Abate.
V’era gran desiderio di scapricciassi un poco. Era necessità della vita. Il carnevale offriva al nostro popolo di sbizzarrirsi un poco in festini e balli, in mascherate, in ghiottonerie, non certo fatte di ricercatezze eccessive. Avevano grande parte gli scroccafusi, le frittelle ( quelle de S’Andò in particolare fatte con la massa del pane) le sfrappe, le castagnole!
Dagli scritti del nostro maestro poeta dialettale Giovanni Ginobili!
Ricordiamoci che del diman non c’è certezza ed il resto è noia!
Buon inizio di carnevale a tutti!
I nostri arancini fritti come da tradizione carnevalesca, sono ottimi anche al forno e risultano più leggeri. Si mantengono belli morbidi per tre o quattro giorni.
Don Trapè è l’oscuro scrittore della ricetta.
Provateli e mi farete sapere, se vi va, altrimenti vi ringrazio e vi saluto!
Buona vita, buoni arancini di don Trapè ❤️
Il racconto e la preparazione degli arancini.
Ingredienti
300 grammi di farina 0 o 00
Una bustina di lievito di birra disidratato o un cubetto fresco
50 grammi di zucchero
Un uovo
140/150 grammi di latte
50 grammi di burro
Un pizzico di sale
Buccia di arancia un cucchiaino
Ripieno
Buccia di due arance senza trattamenti chimici
150 grammi di zucchero
Olio di arachidi per friggere
Preparazione
Prima della pasta, prepariamo il ripieno grattando la buccia delle arancia che mescoleremo allo zucchero. Potremmo anche frullare il tutto per fare amalgamare meglio i due ingredienti.
Impastiamo la farina con il lievito, lo zucchero, l’uovo , il cucchiaino di buccia di arancia, il pizzico di sale, il latte stando attenti alla quantità che risulti giusta per ottenere un impasto morbido, lasciamo lavorare per amalgamare tutti gli ingredienti, uniamo il burro morbido poco alla volta. Continuiamo ad impastare fino a quando la pasta diventa lucida e setosa. Se è necessario uniamo un po’ di farina. Con le mani unte formiamo una palla e lasciamo lievitare fino al raddoppio nel forno con la lucetta accesa o vicino ad un termosifone.
Riprendiamo la pasta, la lavoriamo un po’ facendo delle pieghe a tre, ogni quarto d’ora per due volte. Queste servono a rendere l’impasto friabile. Ma potete non farle se non volete perdere tempo.
Stendiamo la pasta con il matterello allo spessore di 6 mm, uniamo sopra lo zucchero con la buccia di arancia. Copriamo bene la superficie ed arrotoliamo stretto a salsicciotto, pizzichiamo bene per sigillare la pasta. Tagliamo gli arancini allo spessore di un centimetro e mezzo. Sistemiamoli sulla lastra foderata di carta forno e lasciamo lievitare al caldo fino al raddoppio.
Friggiamo nell’olio di arachidi profondo, non risparmiano sulla quantità perché per gli arancini in poco olio, risulterebbero unticci. Mettiamone tre o quattro alla volta, girandoli spesso fino a vederli dorati.
Per cuocerli in forno, basta che questo sia a 180 gradi e lasciamoli fino a quando risultino dorati.
Per questa ricetta ringraziamo sempre don Trapè sconosciuto personaggio della nostra meglio gioventù!
Buon inizio di carnevale!
Belli e profumatiArancini al forno buoni e leggeriArancini in lievitazione
Sono quasi finite le feste natalizie, è già cominciato un altro anno, non diciamo come sarà perché nessuno ha la palla di vetro, aspettiamo che arrivi L’EPIFANIA che tutte le feste si porta via, poi chiudiamo con gli stravizi alimentari e sarà quel che sarà!!!! Tanto del diman non c’è certezza ed il resto è noia!
Allora la mia màttara ossia la madia di quasi cent’anni fa di nonna Margarita, ha il piano, pieno, pieno di pezzi di dolci natalizi. Ci sono il panettone, lu crustingu, i biscotti di spezie, il pan pepato ed il pandoro. Via via, dovranno essere smaltiti in un modo o nell’altro.
La migliore occasione per questo periodo natalizio ormai agli sgoccioli, è usare il pandoro per fare un dolce che piaceva tanto ai miei quando erano piccoli. La cheesecake cotta di formaggio. Allora usavo la Filadelfia, ma ora ho optato per la ricotta che stava per scadere. La cheesecake cotta di origine americana, si compone di una base di biscotti croccante oltre la crema di formaggio più famosa al mondo, una volta cotta la si può arricchire di cioccolato, frutti di bosco o caramello o con panna acida come vuole la tradizione.
Lo spunto mi è arrivato pensando a quei tempi sereni e a quel dolce che gustavamo tutti insieme. Cambia solo la base che è fatta di uno strato di fette di pandoro che la rendono più ricca e burrosa e nella crema di ricotta ci sono pezzetti di torrone bianco classico di Camerino.
Intanto vi auguro una buona vita, un buon anno ed una buona cheesecake di ricotta al torrone bianco di Camerino ❤️
Seguite il racconto e se vi va, rifate la cheesecake di ricotta. Ne vale la pena per quanto è buona e sarà l’occasione per finire i testi di pandoro o di panettone, sì, anche questo può essere buono per fare la base.
Ingredienti
450 grammi di ricotta
100 grammi di zucchero
Due uova e due albumi
80 grammi di latte io intero
50 grammi di farina 00
Limoncello per la crema di ricotta e per inzuppare il pandoro
Torrone bianco classico di Camerino o di un’altra marca (a piacere)
Pandoro a fette tante quante ne servono per coprire un fondo di uno stampo di cm 21/22
Preparazione
Tagliamo il pandoro a fette di due centimetri e le inzuppiamo con il limoncello.
Lavoriamo la ricotta con lo zucchero, le due uova e gli albumi, uniamo il latte, il limoncello, mescolando uniamo la farina e alla fine il torrone bianco classico tagliato a pezzetti. Versiamo il composto sopra le fette di pandoro che abbiamo sistemato nello stampo e mettiamo a cuocere in forno statico a 170 gradi per un’ora, o poco più! Dobbiamo regolarci, quando la superficie diventa ambrata e consistente spegniamo il forno e lasciamo che il dolce si freddi prima di servirlo.
Il dolce è più buono il giorno dopo mantenuto in frigo.
Se ci capita di avere dei frutti di bosco, decoriamoci la superficie e spolveriamo di zucchero a velo!
Non aspettiamo il Natale prossimo per fare la cheesecake al forno di ricotta e torrone di Camerino! ❤️
È tempo già di Natale, di profumi speziati in cucina e non solo, ci portano a sognare i mercatini e la neve che imbianca ogni cosa. Sognare non costa niente ed intanto mi piace chiudermi nella mia cucina museo di ricordi, di carabattole che ho accumulato nel corso di questa vita cuciniera.
Questa è la mia esistenza bella o brutta che sia, va bene così e finché posso mettere le mani negli ingredienti significa che tutto sommato sto bene.
Andiamoci allora in cucina e prepariamo tutto quel che ci vuole per il ciambellone del tempo di Natale.
Ingredienti
320 grammi di farina 00 o 0 ( io ho messo la 0) circa.
300 grammi di ricotta romana freschissima.
250 grammi di zucchero io 150 grammi
120 grammi di burro freschissimo, circa..
Cannella
Buccia di un’arancia ed il succo
30 grammi di uvetta sultanina.
3 uova
una bustina di lievito
Rum.
Tre cucchiai di marmellata di melagrane o di altro tipo
Preparazione
Sciogliamo il burro a bagnomaria o a microonde e lasciamolo intiepidire. Puliamo l’uvetta con un telo umido, mettiamola in una tazza e irroriamo con un poco di Rum. Passiamo da un colino a trama fine la ricotta raccogliendola in una ciotola; uniamo lo zucchero e lavoriamola con un cucchiaio di legno o con le fruste.
Mescoliamo il lievito alla farina e facciamoli cadere a pioggia sulla ricotta alternandovi le tre uova intere; il succo e la buccia di arancia, lavoriamo il composto per mescolare bene, Uniamo a filo, il burro e poi l’uvetta sgocciolata.
Accendete il forno sui 180° statico o ventilato a 170 gradi.
Imburriamo e infariniamo uno stampo da ciambellone di 26 cm, versiamoci il composto, lisciamo la superficie e lasciamo cadere sopra la marmellata di melagrane o di altra a piacere, mettiamo a cuocere in forno per 50 minuti mettendolo nella parte più bassa.
Trascorso questo tempo infiliamo nella pasta uno stecchino di legno, se uscirà asciutto sformiamo la torta su una gratella da pasticceria poi lasciamola raffreddare.
Una volta freddo, possiamo gustare il ciambellone tagliato a fette con le quali faremo dei sandwich dolci. Tagliamo le fette di arancia e mettiamole sopra un piatto che possa andare a microonde, spolveriamole con lo zucchero e lasciamole appena scaldare e caramellare alla potenza massima del forno, un minuto più o meno. Sopra ogni fettina mettiamoci un’altra di ciambellone ed un’altra di arancia. Spolveriamo di cannella ed uniamo le uvette. Serviamo ancora caldo o freddo come ci piace.
Buona vita, buon ciambellone di ricotta e uvette alla cannella del tempo di Natale! ❤️
La marmellata di albicocche alla vaniglia, semplicemente la più buona e la più classica far tutte. È spettacolare sul pane e non ne parliamo sulla ordinaria crostata che diventa straordinaria!
Ci piace, ci piace molto e ne siamo orgogliose! È una cosa stupida ma noi ci entusiasmiamo ogni volta che facciamo la marmellata. È una passione grande come quella del mettere le mani in pasta.
Basta auto celebrarsi e vi racconto la ricetta che è velocissima da fare!
Ingredienti
Un kl e mezzo di albicocche belle sode e mature al punto giusto
Il succo di un limone
750 grammi di zucchero
Una bacca di vaniglia aperta
Preparazione
Ingredienti:
Laviamo e sgoccioliamo le albicocche; priviamole dei noccioli; mettiamole nella pentola con il succo di limone e lasciamo cuocere fino a quando si presentano morbide. Se ci piace senza pezzi, le frulliamo ad immersione per pochi secondi, altrimenti come ho fatto io, lasciamole a pezzi, sarà più buona e più bella.
Uniamo lo zucchero, poniamo il tutto sul fuoco e lasciamo cuocere il preparato dolcemente (sem- pre rimestando), fino a quando avrà assunto la trasparenza, la densità e l’appa- renza della marmellata. Distribuiamo la conserva in barattoli di non grandi dimen- sioni sterilizzati al forno a microonde, basteranno pochi minuti, chiudiamo con i loro coperchi e li capovolgiamo a testa in giù. Per sicurezza una volta freddi, li possiamo sterilizzare per 20 minuti partendo dal primo bollore.
Se ci piace, prima di chiudere i vasetti con i coperchi, coliamo sulla superficie uno o due cucchiai di brandy o grappa.
Buona vita, buona marmellata di albicocche alla vaniglia! ❤️
Usiamola subito per fare una buonissima crostata, classica come il più dolce che sa di casa ❤️
Vi lascio la ricetta
300 grammi di farina
120 grammi di burro
70 grammi di zucchero
2 uova
Buccia di limone
Preparazione
Frulliamo con un frullino il burro, lo zucchero e la farina fino ad ottenere un composto granuloso , uniamo la buccia di limone e le uova di galline felici. Togliamo l’impasto dal frullatore e lavoriamo con le mani la pasta sopra la spianatoia, appena amalgamata, spianiamola con i palmi delle mani e la mettiamo in frigo a riposare incartata con la carta forno.
La riprendiamo dopo un’ottima, la stendiamo sopra la stessa carta, la buchiamo con la forchetta e la copriamo con un barattolo di marmellata di albicocche, possiamo spolverarci sopra le nocciole o le mandorle tritate finemente. Facciamo le classiche righe, mettiamo a cuocere a 180 gradi per 30/35 minuti. Dipende sempre dal vostro forno.
Sforniamola quando è fredda.
Buona vita, buona crostata con la marmellata di albicocche alla vaniglia! ❤️
Leviamo i vasetti dalla sterilizzazione quando saranno freddi.
C’era uno scaffale da controllare in questi giorni di cambiamenti, (pulizia profonda) quello in basso di una vecchia cristalliera anni sessanta, con sopra le due vetrinette per esporre le varie chicchere della sorella maggiore.
In basso, una marea di riviste di cucina, di fiori e foglie essiccati fra le pagine di un album e disegni degli ex bimbi.
C’era un po’ di tutto, agende con le entrate e le uscite mai finite di appuntare fino alla chiusura di un anno. Sono stata sempre così, mille lavori e cose mai finite perché mi stancavano dopo un po’.
Le lascio ancora lì, in attesa di una mano di chi non si sa. Certamente non interessa a nessuno. Altri tempi ed altre cose da fare.
Fra gli appunti scritti a mano, copiavo sempre le ricette in qualsiasi posto mi trovavo, c’era quella della torta dolce di formaggio e ciliegie, la cheesecake americana che si cuoceva in forno che per quei tempi era una novità.
Allora le torte erano sempre fatte con la pizza sbattuta, cioè il pan di Spagna, tagliate in mezzo, bagnate di alchermes o con caffè e Stock 84, che fegato, crema pasticcera gialla e al cacao, poi qualche crostata e solitamente lu ciammellottu (il ciambellone) rotondo o a filette.
Nella ricetta della torta moderna, c’era il primo formaggio spalmabile arrivato sugli scaffali delle pizzicherie e dei primi mini supermercati, si chiamava Dover era contenuto in un bicchiere di vetro, dopo qualche anno come spesso faceva e fa la comunità europea, veniva tolto dal mercato, non aveva nessuna denominazione di origine o mancava di qualche sgorbio. Chi lo può sapere!!!!!. Per ovviare a questa mancanza, arrivava la Filadelfia portando la moda di usarla per le torte cotte, la cheesecake americana.
Nel dolce c’erano le ciliegie fresche posizionate sopra la superficie prima di metterlo in forno. Una volta cotta le ciliegie sprofondavano, ma il sapore era ineguagliabile.
È passato molto tempo da allora, la famiglia è cresciuta ed il dolce è stato dimenticato anche a causa dei mille dolci che nel frattempo ho imparato.
Oggi l’ho voluto rifare per una occasione speciale, ho raddoppiato la dose ed è sparito.
Conviene ogni tanto dimenticare la dieta, tanto del diman non c’è certezza ed il resto è noia!
Allora vi offro il racconto della mia ricetta antica ma buona!
Ingredienti
4 uova di galline felici o puttane
70 grammi di burro
160 grammi di zucchero
110 grammi di Filadelfia
150 grammi di farina per dolci
Una bustina di lievito per dolci
350 grammi di ciliegie snocciolate
Due cucchiai di zucchero e succo di limone
Preparazione
Denoccioliamo le ciliegie, mettiamole in una ciotola con due cucchiai di zucchero ed il succo di limone, mescoliamo e lasciamo riposare.
Montiamo a crema il burro e lo zucchero, uniamo un uovo alla volta, il succo di limone, la Filadelfia e la farina con il lievito. Versiamo il composto nello stampo foderato di carta forno, livelliamo la superficie e ricopriamola con le ciliegie ed il succo.
Mettiamo a cuocere a 180 gradi per tre quarti d’ora, copriamo la superficie se diventa scura. Regoliamoci per la cottura più lunga, se faremo quella con la dose raddoppiata.
Facciamo la prova dello stecchino che deve uscire asciutto. Lasciamo freddare il dolce e lo sistemiamo in un bel piatto di portata. Decoriamo con alcune ciliegie sciroppose o fresche e con lo zucchero a velo!
Il dolce è più buono da freddo e con questo caldo che fa, lo conserviamo in frigo!
Per fare le ciliegie sciroppose, basta denocciolarle e farle cuocere con il succo di limone ed un cucchiaio di miele al microonde o in un pentolino.
Ho messo due foto del dolce, quella versione fatta per prima e l’altra con gli ingredienti raddoppiati.
A voi la scelta!
Buona vita, buona cheesecake con le ciliegie al forno! ❤️
Compravo i cappelletti quando andavo in vacanza con la famiglia, per rabbia di fame, non mi mettevo di certo ad impastare e come diciamo noi; quello che non strozza ingrassa. Nel resto della vita, l’ho sempre fatti e comprarli ora è segno che sono su quella strada, stanchezza e vecchite si sentono. Oggi è nuvoloso ma si crepa dal caldo! I cappelletti l’ho conditi come andava di moda negli anni settanta belli e pieni di tutto, allora si mangiavano o con la panna ed i piselli o con la besciamella e gli asparagi, con una buona spolverata di parmigiano reggiano e noce moscata. Il tempo va, mangiamo per vivere nel migliore dei modi, avevamo tanto e non ce ne siamo accorti! Tanto del diman non c’è certezza ed il resto è noia!
Per condire i cappelletti si fa la solita besciamella con burro, farina, latte e sale, a fine cottura si aggiunge la noce moscata.
Si insaporiscono gli asparagi a pezzetti con olio extravergine di oliva e porro, si uniscono alla besciamella e si saltano per breve tempo i cappelletti scolati, si unisce il parmigiano reggiano, si mescolano bene si portano in tavola fumanti!
I cappelletti comprati non ci porteranno alla morte, per una volta ogni tanto si può fare, peccato che siano troppo salati, quindi l’unica cosa è, non salare troppo o forse per niente l’acqua di cottura degli stessi.
Il tempo più bello è volato, questo attuale non ha nemmeno l’idea di come si stesse bene allora. Indietro non si torna, raccogliamo i cocci e tiriamo avanti. Quel tempo là resterà sempre nei nostri cuori!
Buona vita, buoni cappelletti comprati alla besciamella ed asparagi al profumo di noce moscata!
Questo è un buonissimo pane aromatico per accompagnare salumi o formaggi e per fare le tartine in molti modi. Lo tagliamo a fettine, lo possiamo tostare, lo spalmiamo di burro, di mousse di tonno, oppure lo ricopriamo con fettine di pere e raspadura, e magari con della gelatina di ciliegie o di altra frutta, peperoni arrostiti, 🍅 confit ed olive, o quello che ci piace.
Pan bauletto alle erbe aromatiche e limone
Ingredienti
650 grammi di farina 0
Un uovo
Mezza bustina di lievito di birra disidratato o un quarto di birra fresco
150 grammi di yogurt bianco greco
Un cucchiaino di zucchero
Un cucchiaino di sale
30 grammi di olio extravergine di oliva
Erbe aromatiche salvia, timo maggiorana ed erba cipollina
Buccia di limone
Preparazione
Mettiamo in infusione le erbe aromatiche timo, erba cipollina, maggiorana e succo e buccia di limone nell’ olio extravergine di oliva per una notte.
La mattina in una tazza mettiamo ad attivare il lievito con un cucchiaino di zucchero e 200 grammi di acqua, la lasciamo nel forno spento fino a quando in superficie si formano delle bollicine.
Nella ciotola della planetaria o a mano, mettiamo la farina, il lievito attivato, lo yogurt bianco greco, l’uovo ed impastiamo aggiungendo poco alla volta, l’olio alle erbe aromatiche ed alcune foglioline di timo, il sale, le altre erbe aromatiche che erano in infusione, io non l’ho aggiunte, continuiamo ad impastare e aggiungiamo l’acqua necessaria per ottenere un impasto morbido ed incordato. Facciamo le pieghe in ciotola o sulla spianatoia, dobbiamo tirare su un lembo della pasta e lo riportiamo giù al centro chiudendolo con le dita della mano. Lo facciamo per alcune volte e mettiamo a lievitare l’impasto coperto da un sacchetto per alimenti nel forno con la luce accesa.
Al raddoppio lo sgonfiamo, lo tagliamo in quattro parti, che lavoriamo arrotondandoli sopra la spianatoia con il palmo delle mani. Li lasciamo riposare e ripetiamo l’operazione per altre tre volte. Sgonfiamo e pirliamo, l’ultima volta sistemiamo le quattro palline nello stampo da plum-cake foderato dalla carta forno. Rimettiamo a lievitare fino a quando l’impasto raggiunge il bordo dello stampo. Mettiamo a cuocere in forno caldo statico a 180 gradi abbassando la temperatura a 160 gradi fino a 140 gradi per quasi un’ora!
Il tempo può variare dipende dalla temperatura del nostro forno. A metà cottura se la superficie diventa scura, la copriamo con un foglio di alluminio.
Lasciamo un freddare nello stampo e poi da solo sopra una grata. Il pan bauletto si conserva bene in congelatore o in frigo.
Buona vita, buon pan bauletto alle erbe aromatiche e limone!❤️
Altro gioco del tempo di Pasqua era quello di giocare a pizzetta o come altrove si diceva « a scoccelta » e in quel di Pen- ma S. Giovanni a “cioccarella” Da quanto diciamo questo giuoco era praticato in gran parte del Piceno. Si trattava dell’uovo sodo dipinto “Óu pìndu “, col quale si giuocava. I giocatori in questo caso non potevano essere più di due. Tirata la conta uno doveva «tené’ sotto» il proprio uovo, l’altro picchiava ‘(ncioccava). Si poteva incioccare, convenendo, pizzo con pizzo, fianco contro fianco ecc. L’uovo che prima cedeva era perso e andava in possesso di colui che l’aveva più resistente. Altro giuoco era quello di far correre le uova sode per una pendenza, l’uovo che prima raggiungeva la meta stabilita o andava più lontano era vincitore. Il proprietario intascava quello suo avversario.
Echi tradizionali dei fanciulli marchigiani di Giovani Ginobili maestro e scrittore a Petriolo (Macerata) Marche