dolce

CHEESECAKE AL FORNO CON RICOTTA E TORRONE CLASSICO BIANCO AL LIMONCELLO

Sono quasi finite le feste natalizie, è già cominciato un altro anno, non diciamo come sarà perché nessuno ha la palla di vetro, aspettiamo che arrivi L’EPIFANIA che tutte le feste si porta via, poi chiudiamo con gli stravizi alimentari e sarà quel che sarà!!!! Tanto del diman non c’è certezza ed il resto è noia!

Allora la mia màttara ossia la madia di quasi cent’anni fa di nonna Margarita, ha il piano, pieno, pieno di pezzi di dolci natalizi. Ci sono il panettone, lu crustingu, i biscotti di spezie, il pan pepato ed il pandoro. Via via, dovranno essere smaltiti in un modo o nell’altro.

La migliore occasione per questo periodo natalizio ormai agli sgoccioli, è usare il pandoro per fare un dolce che piaceva tanto ai miei quando erano piccoli. La cheesecake cotta di formaggio. Allora usavo la Filadelfia, ma ora ho optato per la ricotta che stava per scadere. La cheesecake cotta di origine americana, si compone di una base di biscotti croccante oltre la crema di formaggio più famosa al mondo, una volta cotta la si può arricchire di cioccolato, frutti di bosco o caramello o con panna acida come vuole la tradizione.

Lo spunto mi è arrivato pensando a quei tempi sereni e a quel dolce che gustavamo tutti insieme. Cambia solo la base che è fatta di uno strato di fette di pandoro che la rendono più ricca e burrosa e nella crema di ricotta ci sono pezzetti di torrone bianco classico di Camerino.

Intanto vi auguro una buona vita, un buon anno ed una buona cheesecake di ricotta al torrone bianco di Camerino ❤️

Seguite il racconto e se vi va, rifate la cheesecake di ricotta. Ne vale la pena per quanto è buona e sarà l’occasione per finire i testi di pandoro o di panettone, sì, anche questo può essere buono per fare la base.

Ingredienti

450 grammi di ricotta

100 grammi di zucchero

Due uova e due albumi

80 grammi di latte io intero

50 grammi di farina 00

Limoncello per la crema di ricotta e per inzuppare il pandoro

Torrone bianco classico di Camerino o di un’altra marca (a piacere)

Pandoro a fette tante quante ne servono per coprire un fondo di uno stampo di cm 21/22

Preparazione

Tagliamo il pandoro a fette di due centimetri e le inzuppiamo con il limoncello.

Lavoriamo la ricotta con lo zucchero, le due uova e gli albumi, uniamo il latte, il limoncello, mescolando uniamo la farina e alla fine il torrone bianco classico tagliato a pezzetti. Versiamo il composto sopra le fette di pandoro che abbiamo sistemato nello stampo e mettiamo a cuocere in forno statico a 170 gradi per un’ora, o poco più! Dobbiamo regolarci, quando la superficie diventa ambrata e consistente spegniamo il forno e lasciamo che il dolce si freddi prima di servirlo.

Il dolce è più buono il giorno dopo mantenuto in frigo.

Se ci capita di avere dei frutti di bosco, decoriamoci la superficie e spolveriamo di zucchero a velo!

Non aspettiamo il Natale prossimo per fare la cheesecake al forno di ricotta e torrone di Camerino! ❤️

Il dolce visto dall’alto

Il torrone bianco tradizionale di Camerino

Il taglio bello e netto
Appena uscita dal forno

Cicerchjàta (cicerchiata)

Noi abbiamo fatto festa con la nostra cicerchiatacup 👌

Le origini della cicerchjàta non sono chiare: c’è chi sostiene che sia nata in Abruzzo, in particolare nell’area del Sangro, famosa per la produzione di miele, mentre altri ne attribuiscono la nascita in tempi ancora più lontani, nelle terre a confine tra Umbria e Marche: da qui si sarebbe poi diffusa nelle regioni vicine. Anche sulle origini del nome ci sono diverse versioni: molti pensano che “cicerchiata” sia un termine medievale che rimanda alla cicerchia, antico legume molto diffuso in Africa, Asia e alcune regioni del centro Italia. Significherebbe quindi “mucchio di cicerchie”.

Si impastano uova, burro ed il mistrà Varnelli o di altra marca, si formano dei serpentelli che vengono tagliati a rocchetti piccoli che una volta fritti diventano delle palline irregolari. Si friggono e si rivestono di miele profumato all’arancia.

Mia madre non usava la bilancia né per questa ricetta, né per molte altre preparazioni. Le servivano un cucchiaio, ed un occhio oltre le mani che sapientemente capivano la giusta dose, come per la cicerchiata per la quale bisognava usare il numero 4.

4 uova di galline felici, allora lo erano tutte, 4 cucchiai di zucchero, 4 cucchiai di mistrà Varnelli, 2 cucchiai di olio extravergine di oliva, un acino di lievito di birra, facoltativo questo, ma ve lo consiglio, 4 cucchiai di mandorle pelate, 4 cucchiai di miele, 4 cucchiai di zucchero, olio di semi di arachidi o strutto. Per fare la cicerchiata, lei impastava la farina tanta quanta ne serviva a lavorare le uova con la forchetta, univa lo zucchero, il granello di lievito, (questo era un suo segreto), mescolava per amalgamare, solo allora univa il mistrà Varnelli, prima no perché avrebbe bruciato le uova, l’olio e la buccia di limone. L’impasto doveva essere morbido da stendere con il mattarello, o con i polpastrelli, tagliava tanti serpentelli, li ritagliava a piccoli cubetti che tuffava nell’olio caldo o nello strutto. Nel frattempo aveva tostato le mandorle, le tagliava, nella padella metteva il miele, lo zucchero, e tre cucchiai di mistrà Varnelli, lasciava sciogliere lentamente mescolandoci i cubetti fritti, le mandorle e con un cucchiaio lasciava unire il tutto. Versava il composto sopra uno stampo unto dandogli la forma che le piaceva e con le mani unte e due cucchiai per non scottarsi, compattava bene. Una volta fredda la tagliava e la serviva ai suoi piccoli.

Buon cammino di carnevale!

Allora, se non vi fidate del numero 4, vi lasciamo un’altra ricetta con anche il cacao e gli ingredienti pesati.

Ingredienti

500 grammi di farina 00

3 uova di galline felici

50 grammi di burro

Un bicchierino di mistrà Varnelli

150 grammi di zucchero

Buccia di arancia o di limone

Olio per ungere il piano di lavoro

O un cavarè (un vassoio)

Olio di arachidi o strutto per friggere

Per condire la cicerchiata

200 grammi di miele

150 grammi di zucchero

10 grammi di cacao amaro

Il succo di limone

Buccia di limone o di arancia

Preparazione

Impastiamo la farina con le uova, il burro, la buccia di limone o di arancia, una volta amalgamato tutto, uniamo il mistrà Varnelli o un altro liquore. Finiamo di impastare fino ad ottenere un impasto morbido. Formiamo con la pasta, dei serpentelli sottili, li tagliamo a rocchetti piccoli, come delle palline irregolari, le friggiamo nell’olio di arachidi o nello strutto caldo. Li scoliamo e li lasciamo a perdere l’unto sopra la carta paglia.

In una pentola sciogliamo il miele con lo zucchero, uniamo il cacao setacciato, la buccia di limone o di arancia il succo di limone: mescoliamo con un cucchiaio di legno, caliamoci le palline fritte, mescolando per caramellare il tutto. Versiamo il composto sopra il piano unto, compattiamo con l’aiuto di due mezzi limoni e formiamo una piramide o un salame. Lasciamo raffreddare e tagliamola in pezzi. Noi abbiamo fatto la cicerchiata mini porzione mettendola in una coppetta foderata di carta forno e legata con un fiocchetto rosso. La cicerchiatacup!

Buona vita, buona cicerchjata ❤️

Torta di tagliatelle alle mandorle

C’era una volta mia cugina molto più grande di me, io ero la sua “frichìna” la sua bambina, alla quale voleva molto bene e le insegnava un mucchio di cose, come farsi bella ed essere sempre ordinata ed il ballo, lei essendo molto brava fu presa nel corpo di ballo nella rivista musicale che a quei tempi andava di moda anche nel nostro piccolo paese. Lei faceva la casalinga come tutte le ragazze di quel tempo, ma sapeva anche ricamare e cucire. Nel nostro piccolo paese, come negli altri piccoli centri, c’erano le suore che gestivano l’asilo e nel pomeriggio accoglievano le giovani ragazze per insegnare loro l’arte del ricamo. Mia cugina era una di questa, come più tardi diventai io stessa frequentatrice del dopo scuola e quello fu un dono prezioso perché imparai a fare qualche punto di ricamo e scoprì la passione per i lavori manuali che nel corso della mia vita ho affinato. Mia cugina essendo molto bella, aveva molti ragazzi che le facevano la corte, lei però trovava sempre i difetti ad ognuno e finiva per scacciarli tutti. Passavano gli anni, una decisione doveva prenderla, o rimanere zitella, perché allora passati i venti anni poco più, una ragazza era considerata “rmasta “, non più da marito o scegliere quel che era rimasto sulla piazza. Si sposò con un ragazzo più grande di lei ma che poteva darle oltre l’amore, una sicurezza anche economica, quasi nessuna ragazza aveva un reddito. Lei si spostò dal nostro paese ed andò ad abitare in un altro poco lontano da me. Fu un grande dolore quello per la frichina che ero ancora, non potevo più vederla tutti i giorni e non potevo più andare a dormire con lei nella grande camera che sua madre, mia zia essendo rimasta vedova da giovane sposa aveva lasciato a lei per darle la possibilità di dormire sola avendo anche dei fratelli. Mia zia aveva preferito dormire in una piccola cameretta da sola. Nel tempo avendo anch’io cominciato un lavoro nello stesso paese di mia cugina sposata, potei avere la gioia di ricominciare a frequentare la sua casa e stare con lei. Una volta o due rimanevo a pranzo da lei, nella sua casa tirata a lucido come uno specchio, imparai una torta che lei chiamava ” torta di tagliatelle”. Lei prima di mettersi ad impastare, metteva un grembiule bianco e profumato di bucato fatto a mano, raccontava la ricetta non solo con le parole ma anche gesticolando con le sue mani lunghe ed affusolate che volteggiando, lasciavano immaginare la discesa di una bianchissima e finissima farina e di zucchero sopra la spianatoia, insieme alle uova sgusciate, ed ancora i suoi polpastrelli che sbriciolavano il burro e finiva per impastare una dolce e setosa pasta. La sua era una descrizione mimata lentamente per filo e per segno. Lei era una giovane sposa serena e decisa a formare una bella famiglia, purtroppo il destino non è stato molto buono con lei, le ha procurato tanto dolore, dolore che ora nella sua vecchiaia è sempre di sua compagnia e quando capita di andare a trovarla, quel viso radioso per la gioia di rivedere la sua frichina, mentre mi porta a rivedere i suoi ricordi “esposti”, nella sua camera da letto divenuta un reliquiario, quella gioia temporanea si tramuta in pianto struggente. Jèjia non ha più lacrime e con santa pazienza religiosa attende il ricongiungimento con la sua creatura.

Adesso con il cuore e la mente rivolti a lei, raccontiamo la torta di tagliatelle e mandorle

Ingredienti

Per le tagliatelle

250 grammi 00 di farina setacciata

Un pizzico di sale

25 grammi di zucchero

Due cucchiai di latte freddo

Un uovo intero e due tuorli di galline felici

Per la crema al burro e mandorle

Due cucchiai di zucchero

50 grammi di burro

Due tuorli

150 grammi di mandorle

Un bicchierino di amaretto o di un altro liquore

Zucchero a velo

Preparazione

Frulliamo finissime le mandorle pelate, montiamo due tuorli d’uovo con due cucchiai di zucchero e la buccia di limone, uniamo le mandorle ed il liquore.

Impastiamo la farina, il sale e 25 grammi di zucchero insieme a due cucchiai di latte un uovo intero e due tuorli. Lavoriamo la pasta fino ad ottenere una pasta liscia e soda come quella delle tagliatelle. Se risultasse troppo dura, uniamoci un po’ di latte. Lasciamo riposare la pasta coperta da una ciotola per un po’ di tempo, la stendiamo una metà per formare il fondo della torta, ed il resto con la macchinetta in uno strato sottile che tagliamo come dei tagliolini. Nello stampo foderato di carta forno stendiamo il disco di pasta, uno strato di crema al burro e mandorle ed uno di tagliatelle, spolveriamo di zucchero e di fiocchetti di burro, mettiamo ancora un po’ di crema al burro e mandorle zucchero e fiocchetti di burro chiudiamo con le tagliatelle ed ancora la crema di burro mandorle messa a fiocchetti, non deve essere spalmata dato che ci sono le tagliatelle. Mettiamo a cuocere a 170 / 180 gradi per quasi 40/45 minuti. Lasciamola raffreddare e mettiamo la torta nel piatto di portata. Spolveriamo di zucchero a velo al momento di servirla.

Questa torta può essere anche farcita con della marmellata di arance unendo sempre le mandorle tritate. Scegliete voi. Con la marmellata si accorcia il tempo di lavorazione perché non c’è da fare la crema al burro e mandorle.

Nell’attesa di tempi migliori vi auguro una serena continuazione di vita.

Buona vita, buona torta di tagliatelle alla crema di burro e mandorle ❤️

Ciambella di s. Lucia

La Ciambella di Santa Lucia, storia tra santità e gusto.

Una ciambella gustosa legata a una figura sacra. La festa liturgica di Santa Lucia ricorre il 13 dicembre; antecedentemente all’introduzione del calendario gregoriano (1582), la festa cadeva in prossimità del solstizio d’inverno (da cui il detto “santa Lucia il giorno più corto che ci sia”), ma non coincise più con l’adozione del nuovo calendario (differenza di 10 giorni). Intorno alla figura della santa gravitano leggende, tipicità gastronomiche e usanze particolari. Si racconta che il corpo della santa, prelevato a Siracusa nel 1040 dai Bizantini di Giorgio Maniace, giunse a Costantinopoli; da qui è stato successivamente trafugato dai Veneziani che conquistarono la capitale bizantina nel 1204 ed è quindi attualmente conservato e venerato nella chiesa di San Geremia a Venezia. In alcune regioni dell’Italia settentrionale esiste una tradizione legata ai “doni di santa Lucia”, figura omologa dei vari San Nicola, Babbo Natale, Gesù bambino, Befana e altri che, durante i secoli, hanno sostituito l’antico culto degli avi nell’immaginario infantile. Nelle Marche viene festeggiata il 13 dicembre. Proprio in quel giorno le nonnine marchigiane Doc sono solite realizzare la ciambella di Santa Lucia: una sorta di ciambellone con un buco centrale dal gusto inconfondibile grazie a un ingrediente principe, l’anice. Essendo divenuto un dolce tradizionale, la ciambella all’anice legata al culto di Santa Lucia è possibile acquistarla presso tutti i fornai della regione. Se entrate in una tipica panetteria marchigiana chiedendo della ciambella di Santa Lucia non avrete alcun problema, la troverete al 99,9 percento.

Questo dolce da noi a Petriolo e dintorni, non è tanto conosciuto, la Santa non si festeggia solennemente e non esiste la tradizione di portare i doni ai nostri bambini. Gli ingredienti che caratterizzano il dolce, oltre ai soliti uova, zucchero, lievito di birra olio extravergine di oliva, sono i semi di anici ed il rum ed i mie aggiunti che sono le uvette e la buccia di arancia sciropposa fatte da me. Per la storia mi sono documentata da villaggimarche.com

Raccontata la storia, prepariamo la ciambella così.

Ingredienti

500 grammi di farina 0 o 00

Una bustina di lievito di birra disidratato mastro fornaio o meno di cubetto di lievito fresco

2 uova di galline felici

150 grammi di zucchero

Buccia di arancia

100 grammi di latte più o meno perché dopo l’aggiunta delle uova, potrebbe volercene di meno

50 grammi di olio extravergine di oliva o di girasole

Semi di anici

Rum

Uvetta sciacquata e messa a macerare nel rum

Scorzette di arancia sciroppose

Preparazione

Se vogliamo fare le scorzette di arancia sciroppose, dobbiamo tagliare a filetti una arancia con la buccia senza trattamenti chimici, mettiamo lo stesso peso delle bucce di zucchero in una pentolina, ed un po’ di acqua, lasciamo sciogliere tutto mescolando ed uniamo le scorzette che devono sciroppare fino a quando diventano lucide e morbide. Le lasciamo raffreddare e prepariamo la ciambella. Nella ciotola della planetaria o a mano dentro un piatto, mettiamo la farina, il lievito e lo zucchero, i semi di anici, le uova ed iniziamo ad impastare, toccando l’impasto uniamo il latte tanto quanto basta per ottenere una pasta morbida, il rum delle uvette, lasciamo impastare ed uniamo a filo l’olio extravergine di oliva o di girasole, questo deve assorbirsi lentamente, quando la pasta si presenta liscia, mettiamo le uvette e le scorzette di arancia. Impastiamo per amalgamare e pirliamo la pasta sopra la spianatoia. Fatta una palla, mettiamola dentro la ciotola coperta da un sacchetto per surgelati e lasciamo raddoppiare nel forno con la lucina accesa. Al raddoppio, la sgonfiamo e la lavoriamo ancora un po’, la dividiamo in sei pezzi, che li arrotoliamo a chiocciola e li mettiamo nello stampo per ciambellone unto ed infarinato. Lasciamo lievitare al calduccio fino a quando con un dito affondiamo la pasta che deve tornare su lentamente. Nel frattempo avremo acceso il forno alla temperatura di 170/180 grammi, inforniamo la ciambella e lasciamo cuocere per 40 minuti più o meno. Se la superficie scurisce copriamola con un foglio di alluminio. Spegniamo il forno e lasciamo freddare nello stampo. Sforniamolo e mettiamolo nel piatto di portata. Spolveriamo di zucchero a velo e gustiamo la ciambella dicendo una preghiera alla nostra Santa Lucia.

Torta di ciliegie mandorle e cocco

Quante volte ci capita di fare una torta da credenza con inserita la frutta ed una volta cotta, le ciliegie o le pesche o le prugne, sono finite tutte ammucchiate sul fondo. Fa rabbia e soprattutto la torta è brutta da vedere e da presentare.

Abbiamo provato ogni metodo, infarinato la frutta o mettere a congelare la frutta ma senza un ottimo risultato. Ecco invece l’unico metodo infallibile. Preparare la pasta, farla riposare, stenderla e ricoprirla con la frutta, fare un rotolo e rimettere a riposare in frigo in modo che poi si possa tagliare facilmente senza rompersi. Una volta tagliata in pezzi, si posano nello stampo uno accanto all’altro come una catena. Si lascia riposare ancora e si mette a cuocere! Insomma, bisogna metterci un po’ di tempo e di pazienza ed il risultato sarà ottimo.

Gli ingredienti sono questi

700 grammi di ciliegie snocciolate

330 grammi di farina per dolci

100 grammi di mandorle macinate finemente

30 grammi di cocco diviso a metà, una per la pasta e l’altra per il ripieno

200 grammi di zucchero ma io ne ho messo 150 grammi

120 grammi di burro ma può essere 60 grammi di olio extravergine di oliva o di girasole

Una bustina di lievito per dolci

Due uova di galline felici

Poco latte

Sale un pizzico

Preparazione

Dopo aver lavato e snocciolato le ciliegie le tagliamo o a metà o a quarti, setacciamo per due volte la farina con il lievito, mettiamola nella ciotola della planetaria o sopra la spianatoia, uniamo un tuorlo ed un uovo intero, lo zucchero, il burro a pezzetti o l’olio scelto, il pizzico di sale, il cocco e 30 grammi di mandorle, impastiamo bene unendo se c’è bisogno un po’ di latte, dobbiamo ottenere una pasta morbida. Lavoriamola per una decina di minuti e la incartiamo schiacciata sopra la carta forno. Mettiamola a riposare per una mezz’ora in frigo.

Riprendiamo la pasta, la stendiamo con il matterello nello spessore di mezzo centimetro e nella firma rettangolare sopra la carta forno, versiamoci sopra le ciliegie le mandorle tritate, un velo di zucchero ed uno di cocco, arrotoliamo la pasta per formare un rotolo, lo incartiamo e lo mettiamo in frigo per una ventina di minuti in modo che poi possiamo tagliarlo meglio. Riprendiamo il rotolo, lo tagliamo nella lunghezza di sei centimetri che metteremo accomodati in alto in uno stampo a cerniera di 22/24 centimetri di diametro. Il ripieno deve trovarsi in alto. Rimettiamolo un’altra volta in frigo per una ventina di minuti poi subito in forno caldo a 180 gradi per quasi un’ora. Regoliamoci con la cottura provandola con lo stecchino che deve uscire asciutto. La cottura è lunga, non abbiamo fretta a toglierlo prima del tempo.

Lasciamo freddare la torta e serviamola sopra un bel piatto di portata.

Questa ricetta può essere buona per farla con ogni tipo di frutta.

Buona vita, buona torta di ciliegie che non affondano ❤️

Torta di pesche alla cannella e yogurt bianco greco

La torta di pesche alla cannella più facile e buona per la colazione.

Prendete tre belle pesche sode, tagliatele a fettine, spruzzatele col succo del limone e unite due cucchiai di zucchero e la cannella. Montate tre uova con 150 di zucchero, il succo di limone, quando saranno bianche, unite 90 gr di olio di girasole o di mais, 125 gr di yogurt bianco, mescolate per amalgamare, piano piano, versate 200 gr di farina 0 con una bustina di lievito per dolci setacciati insieme e 50 gr di mandorle o di cocco ed infine le pesche tagliate a fettine ed infarinate. Mettete il tutto in uno stampo di 22 cm, foderato con carta forno e a cuocere per 40/ 45 minuti a 170/180 gr dipende dal vostro forno. Dal profumo della torta sentirete che è cotta! Facile….decorate con zucchero a velo e cannella. Provatela se vi va e ditemi com’è!

In alternativa delle pesche, potete usare ogni tipo di frutta, albicocche, prugne fichi, mele e pere. Le mandorle e il cocco, potete sostituirli con cacao, o farina di grano saraceno o fecola, o farina di qualsiasi altro tipo. Lo yogurt bianco con altri tipi, o con lo stesso peso di succo fresco di frutta. È una torta jolly, lo stampo può essere anche quello da ciambellone.

Facile e buona!

Buona vita, buona torta di pesche ❤️

Torta slava con marmellata di prugne alla cannella

Una crostata meringata della mia infanzia portata ed insegnata da esuli istriani. Erano venuti nel nostro paese per trovare lavoro e soprattutto pace!

Erano brave persone, genitori e due giovani forti e bravi. Uno di questi era diventato il maestro delle nostre scuole elementari.

Sapeva fare dolci meravigliosi e decorava le torte in modo stupendo! Precursore dei nostri maestri pasticceri moderni.

Avevo dimenticato questo dolce. L’ultima volta l’ho preparata alla cresima della terza figlia, quasi vent’anni fa. Io l’ho chiamata la crostata di Sgoifo, questo era il cognome del maestro!

Ha la solita pasta frolla, allora lui la faceva con un preparato nuovo ritenuto più sano del burro, la margarina. Sopra c’è un sottile velo di marmellata di albicocche e albumi montati a neve ferma, con zucchero e mandorle con la buccia tritate!

Posso dirvi di aver fatto delle modifiche, mettendo anche farina di farro, meno zucchero e meno burro.

Non è venuta perfetta, oggi avevo un diavoletto che me ne ha fatte combinare di tutti i colori. Mi sono pure scottata una mano e qualche parolaccia è scappata.

Non sono una santa, sapevatelo.

La foto qui sotto ha invece la marmellata di mirtilli ed è molto più bella

ingredienti per la frolla

200 gr. di farina 00

50 gr. Farina di farro

3 uova, i rossi per la frolla e gli albumi per la meringa

70 gr. di zucchero

100 di burro, la ricetta del maestro Sgoifo, era con la margarina e ne metteva 150 gr.

Buccia di limone

Un pizzico di sale

Cannella facoltativa

Marmellata di albicocche quanto basta per coprire leggermente la frolla, deve essere proprio un velo.

Per la meringa

3 albumi

3 cucchiai di zucchero, la ricetta originale prevede 200 gr.di zucchero oppure 100 gr.

Alcune gocce di limone e buccia di limone

150 gr. di mandorle con la buccia lavate ed asciugate in forno per alcuni minuti

Una variante è usare 150 gr di torrone morbido alle mandorle se vi capita come a me, di averne sempre in più. Basta frullarlo finemente ed unirlo alla meringa.

Preparazione

Lavorare la farina con i tuorli, il pizzico di sale, lo zucchero, il burro morbido e la buccia del limone. Quando il composto si presenta in briciole, continuare ad impastare a mano sulla spianatoia. Non dev’essere duro  ma morbido da stendere subito sulla carta forno e punzecchiare con la forchetta. Coprire la superficie con un velo di marmellata di albicocche. Nel frattempo frullare le mandorle finemente unendo un po’ di scorza di limone. Montare  gli albumi a neve con alcune gocce di limone, unire tre cucchiai di zucchero ed infine le mandorle. Spalmare con un cucchiaio la meringa sopra la marmellata facendo delle onde e cuocere in forno ventilato a 160 /170 gr.per 40/ 45 minuti. La superficie del dolce, deve presentarsi scura. Attenzione però a non farla bruciare.  Se volete una volta fredda, spolverare con zucchero a velo e cannella.

Forse per alcuni è una ricetta conosciuta. Io l’avevo dimenticata. Oggi per tanti motivi,  è stata una giornata di dolci e teneri ricordi. La mia infanzia è stata meravigliosa. Grazie ai miei e ai tempi diversi. Si poteva uscire il mattino, si tornava per pranzo e di nuovo fuori a giocare e a correre verso la campagna che d’estate ci ricopriva con le calde e dorate spighe del grano ed i papaveri. Mi dispiace per i nostri bambini che non capiranno mai, quanto era facile, semplice e tranquilla l’infanzia di prima.

Fino a qui, la ricetta originale del maestro Sgoifo, oggi questa è la versione meno dolce e con anche farina integrale. Possono essere usati sia il burro che l’olio di girasole oppure come spesso faccio io, metà di burro e metà di olio di girasole.

Ingredienti per la versione con la meringa alla marmellata e mandorle.

150 grammi di farina 0

150 grammi di farina integrale

140 grammi di burro

O 75 grammi di olio di girasole

150 grammi di zucchero io 60 grammi

2 uova

Un cucchiaino di lievito per dolci

Buccia di limone

70 grammi di mandorle con la buccia lavate ed asciugate al forno

Marmellata di prugne alla cannella o un’altra a piacere

Preparazione

Lavoriamo con un coltello il burro e lo zucchero fino a renderlo sbriciolato, uniamo due rossi d’uovo la buccia di limone e le farine con il cucchiaino di lievito per dolci. Impastiamo velocemente e mettiamo dopo averla schiacciata sopra la carta forno a riposare per un’ora in frigo. Se usiamo l’olio di girasole lavoriamo prima lo zucchero con i due rossi d’uovo e l’olio di girasole fino ad avere una spuma bianca la buccia di limone e uniamo le farine con il lievito per dolci setacciati. Impastiamo velocemente e mettiamo in frigo come per la pasta con il burro.

Riprendiamo la pasta e la stendiamo sottile con il mattarello, la buchiamo con la forchetta e nel frattempo montiamo gli albumi a neve densa con un pizzico di sale ed uniamo piano piano le mandorle frullate grossolanamente, la marmellata scelta. Dobbiamo ottenere una crema del colore della marmellata.

Qui la classica ricetta originale dice di montare gli albumi a neve unendo 60 grammi di zucchero, ma noi abbiamo preferito non metterlo perché basta quello che c’è nella marmellata. La crostata è ottima lo stesso ed è meno calorica. Noi abbiamo preferito mettere il burro al posto dell’olio di girasole perché non è questo buon grasso che ci fa male. Gli esperti lo raccomandano e sconsigliano lo zucchero quando è troppo.

La scelta sta a voi.

Ora versiamo gli albumi montati con la marmellata e le mandorle sopra la frolla stesa. Decoriamo a piacere con le strisce di pasta o se ci piace, senza decorazioni.

Mettiamo a cuocere a 160/170 gradi per trenta minuti, poi abbassiamo il forno a 140 gradi e lasciamo cuocere fino a quando la superficie diventa rappresa.

Queste due crostate sono buonissime, provatele e fatemi sapere.

Buona vita, buona crostata meringata con la marmellata e le mandorle ❤️

Tronchetti di Natale

Mi piacerebbe fare il conto di quanti tronchetti di Natale ho fatto in quarant’anni. Ogni s. Natale ne preparavo dai trenta in su, quasi tutti da donare a parenti, amici e medici.

Quel periodo è passato, con gli anni che passano non sono più in grado di fare tanti tronchetti, sia per mancanza di tempo sia per questioni fisici. L’età si fa sentire con tutti i suoi acciacchi, la famiglia si è allargata ed il da fare c’è n’è sempre tanto.

Queste sono alcune foto di tronchetti di Natale. Diverse sono le farciture, dalla panna al torrone classico bianco profumato di caffè, al cioccolato fondente alla crema al burro e frutta secca ed altro.

Alcuni tronchetti sono ancora in contenitori provvisori in attesa di essere regalati.

Mi piacerebbe mettere pure le ricette, se avrò tempo lo farò!

Auguro a tutti voi che mi seguite un buon Natale ed un buon proseguimento di feste!

Ciambellone di mele con farina integrale uvetta e semi di anici al mosto fresco

Un ciambellone con le mele è sempre gradito da grandi e piccini. Fa sentire subito il calore della casa specialmente quando arriva il freddo e le giornate diventano corte e cupe. Non ci vuole molto tempo per prepararlo, basta solo aver voglia e desiderio di portare in tavola per i propri cari una sana colazione o merenda.

Nel ciambellone c’è il mosto fresco, forse sarà difficile da reperire in questo momento essendo la vendemmia finita. Noi lo abbiamo congelato nelle bottiglie in modo di averlo tutto l’anno. Possiamo preparare il mosto con il succo di uva fresca, basta sgranare alcuni grappoli e passarli al passaverdure. Si filtra e si usa così com’è. Possiamo usare un succo di frutta di melagrane o di arancia o di altra frutta come mela o pera magari ottenuto con l’estrattore o comprato al supermercato cercandolo senza zucchero. Il succo di frutta rende il ciambellone morbidissimo e profumatissimo. Il ciambellone dura tre o quattro giorni se non avete in casa un topolino che arriva a morderlo prima di voi.

Questi sono gli ingredienti

100 grammi di farina integrale

200 grammi di farina 0

100 grammi di zucchero

Tre uova di galline felici

220 grammi di mosto fresco o di succo di frutta senza zucchero

50 grammi di olio di girasole

Una manciata di uvetta lavata e sciacquata e messa a macerare con il succo di limone

Due mele più o meno

Semi di anici o cannella

Una bustina di lievito per dolci

Preparazione

Montiamo le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto bianco e gonfio, uniamo il mosto fresco o il succo di frutta e piano piano l’olio di girasole mescoliamo per amalgamare il tutto ed aggiungiamo le farine con i semi di anici o la cannella, una mela a pezzetti e le uvette sciacquate e messe a macerare con un po’ di succo di limone. Decoriamo la superficie con le fettine di mele Versiamo il composto nello stampo del ciambellone oleato ed infarinato e mettiamo a cuocere a 170/180 gradi per quasi un’ora. Controlliamo la superficie che non deve scurire, se succede copriamo con un foglio di alluminio.

Spegniamo il forno e lasciamo freddare il ciambellone. Sformiamo il dolce e sistemiamolo sopra un bel piatto.

Il ciambellone è pronto gustiamolo con una tazza di tè o cioccolata calda la mia passione.

Buona vita, buon ciambellone di mele con farina integrale e mosto fresco ❤️