quatrùcci mischi

I TRE GIORNI DELLA MERLA

Ho trovato questo scritto sulla leggenda dei tre giorni della merla e mi è piaciuto molto e ve lo trascrivo.

La leggenda dei tre giorni della Merla esiste in varie versioni.

E’ una simpatica leggenda che può coinvolgere i bambini più piccoli della scuola materna o delle prime classi della scuola elementare.

Appartiene a quelle leggende popolari che il mondo contadino tramandava di generazione in generazione, per spiegare i segreti delle stagioni e della natura.

Se non la ricordate bene o volete scoprire alcune versioni diversa da quella che conoscete, eccovi qua.

Rilassatevi pochi minuti.

Pronti?

Si parte!

I giorni della merla: varie versioni della leggenda

Cari genitori, nonni o insegnanti, sono sicura chequella che vi propongo per prima è la versione che anche voi conoscete.

E’ quella più famosa e sicuramente adatta per i bambini più piccoli.

Eccola qua.

Perché i merli sono neri

“Dovete sapere che i merli, un tempo, avevano delle bellissime piume bianche e soffici. Durante il gelido inverno, raccoglievano nei loro nidi le provviste per sopravvivere al gelo, in modo da potersi rintanare al calduccio per tutto il mese di gennaio. Sarebbero usciti solo quando il sole fosse stato un poco più caldo e i primi ciuffi d’erba avessero fatto capolino tra i cumuli di neve.
Così, aspettarono fino al 28 gennaio poi uscirono Le merle cominciarono a festeggiare, sbeffeggiando l’inverno: anche quell’anno ce l’avevano fatta; il gelo , ai merli, non faceva più paura! 
Tutta questa allegria, però, fece infuriare l’inverno, che decise di dare una lezione a quegli uccelli troppo canterini: sulla terra calò un un vento gelido, che ghiacciò la terra e i germogli insieme ad essa. Perfino i nidi dei merli furono spazzati via dal vento e dalla tormenta.
I merli, per sopravvivere al freddo, furono costretti a rintanarsi nei camini delle case.
Lì, il calduccio li riscaldò e3 permise loro di resistere a quelle giornate.
Solo a febbraio la tormenta si placò e i merli poterono riprendere il volo.
La fuliggine dei camini, però, aveva annerito per sempre le loro piume bianche: fu così che i merli divennero neri, come li possiamo vedere oggi.”

La merla e il merlo ( racconto della Maremma)

Si racconta che un tempo, una povera merla e suo marito, il merlo, con le piume candide come la neve, stavano molto male.
Erano gli ultimi giorni di gennaio; tremavano per il freddo e non riuscivano a trovare più niente da mangiare.
Allora decisero di rifugiarsi dentro un comignolo per trovare riparo e calduccio.
La merla e il merlo vi rimasero tre giorni interi, ritemprandosi e riuscendo a sopravvivere, mentre i loro compagni , furono uccisi da gelo.
Quando la merla e il merlo uscirono dal comignolo, avevano però cambiato colore: per la fuliggine, erano diventati tutti neri.
Così, da quel giorno in poi, tutti i merli nacquero con le loro piume tutte nere.

La leggenda del cannone nero

Alcuni soldati piemontesi dovevano spostare un pesante cannone nero, chiamato per questo motivo, “la merla”, da una riva all’altra del Po.

“Era gennaio, il fiume era in piena e la forte corrente impediva la costruzione di un ponte di barche che permettesse il trasbordo.
Solo il gran freddo degli ultimi tre giorni di gennaio e l’impressionante gelata consentirono ai soldati di trascinare il pesante pezzo di artiglieria sul fiume ghiacciato fino all’altra sponda.
Così per ricordare l’impresa, divennero i giorni della merla.

Esistono tantissime altre versioni di questa simpatica leggenda, come quella del forlivese o del cesenate.

Anche a Lodi o a Cremona ci sono anche dei canti popolari, di origine contadina, dedicati a questi giorni.

Non mancano nemmeno i proverbi.

Uno di questi, bolognese recita: ” Quando canta il merlo, siamo fuori dall’inverno!”

Altro proverbio, che riguarda anche la primavera, dice: “se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà mite; se invece sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.”

Continuiamo a tramandare queste semplici leggende ai nostri bambini.

Anche questo è un modo di arricchirli.

Parola di Mastrogessetto! Qui il suo link

Fin qui il racconto ora la ricetta tradizionale petriolese dei giorni della merla!

Li quatrucci mischi (quadrucci misti)

Per il nostro benessere e per riscaldare corpo ed anima, mettiamoci a preparare una buonissima minestra rustica e tradizionale delle nostre parti.

Impasta ad occhio, farina di granoturco e di grano, buttaci sopra l’acqua tiepida, tanta quanta ne serve per fare una pasta da tirare ed un pizzico di sale. Lascia che riposi sotto uno “sparàcciu”, un canovaccio da cucina pulito. Intanto fai cuocere il cavolo bianco che non sa di niente, uniscici i finocchi, le patate, i ceci ed i fagioli borlotti e qualche crosta di pecorino secco. Lascia cuocere, vai a stendere la “pannella”, che fai riposare per una mezz’ora per poterla tagliare bene. La avvolgi su se stessa e la tagli in senso verticale poi orizzontale per fare “li quatrùcci” tutti irregolari. Fai soffriggere il grasso di maiale e la cipolla, unisci il pomodoro e versa il condimento sulle verdure ormai cotte, versaci li quatrùcci e mescola di continuo fino a cottura completa. Condisci a crudo con olio extravergine di oliva e pecorino secco. Mangia la minestra ancora fumante, ti riscalderà corpo ed anima.

Nei quadrucci misti, al tempo della nonna e della mamma, si evitava di mettere le uova perché oltre a tenerle da parte per le preparazioni più importanti, servivano per i bambini e le persone anziane che avevano bisogno di cibo sostanzioso e per rispettare le vigilie delle feste ed i venerdì giorni di astinenza delle carni.

La presenza di due farine, rende il piatto corposo e le verdure con i legumi lo fanno diventare completo per le proteine vegetali.

I quatrùcci mischi, era un piatto da gustare nei giorni della merla quando in casa c’era il grasso di maiale ancora fresco.

Buona vita, buoni quatrùcci mischi alle verdure e legumi! ❤️

Diario alimentare di quaresima (quatrùcci mischi con legumi e zucchine)

Ve l’ho raccontato diverse volte questo tipo di piatto, però non mi stanco mai di riproporlo perché è buonissimo e poco costoso specialmente ora di questo tempo covidoso che non ci consente la libertà in niente.

Sorvoliamo e raccontiamo questa buonissima minestra fatta di “quatrùcci mischi”, (misti) diversi per la presenza di diverse farine, quella di castagne, di ceci, di mais e di tipo uno e germe di grano duro.

È una pasta fresca senza uova che si fa in dieci minuti, non ha bisogno di riposare. Io l’ho fatta alle tredici e alle tredici e trenta era in tavola. Avevo già preparato il sugo di legumi e zucchine che avevi grigliate sul crisp!

Si impastano le farine con acqua calda, sale ed un filo di olio extravergine di oliva. Si passa pezzo per pezzo, alla macchinetta nel rullo abbastanza grosso, si taglia diagonalmente e grossolanamente e si mette a cuocere nei legumi al pomodoro, fatti di ceci, fagioli borlotti, sono ottimi anche i legumi in barattolo di vetro, l’essenziale è sciacquarli bene per togliere il sale eccessivo, le zucchine grigliate o crude e tutti gli odori dell’orto giardino scapigliato….voi questo tipo di orto, ve lo sognate!!!

Meglio ridere e se ce la si fa…..passarci sopra! Il mondo non è dei perfetti!!!

Buona vita, buoni quatrùcci mischi con legumi e zucchine!❤️

Buon proseguimento di cammino quaresimale!

Diario alimentare di quaresima!

Eccoci a raccontare un altro diario, l’anno scorso abbiamo percorso il tempo di coronavirus senza approdare a nessun risultato positivo, quest’anno purtroppo dobbiamo avere più pazienza e forza per non soccombere. C’è l’aria che ci si perda nella disperazione. …..noi la sentiamo bene!

Diario alimentare del tempo di quaresima.

Vi raccontiamo questo antico e povero piatto tipico della nostra zona di campagna e non solo, non ha un’origine precisa perché è stata tramandata da madre in figlia.

Quando non c’era proprio spazio per i capricci alimentari, quando lo stomaco brontolava e non si doveva far altro che mettersi a letto, che letto……un pagliericcio, per calmare i morsi della fame e non si poteva stare certo a guardare la qualità del cibo. Quando si era fortunati se ci si poteva nutrire di erbe campagnole, di cavoli, di tagliulì, di frascarélli, di pulènda, di créscia, di uova, quando queste avanzano perché ci si preoccupava prima dei figli e degli anziani, quando c’era un piatto fumante e rustico di quatrùcci mischi có lo céce o altro legume.

Una specie di quadrucci grossolani senza uova, fatti solo di farina di grano tenero e di granoturco, impastate con acqua tiepida ed un pizzico di sale. La pasta impastata, si lasciava riposare coperta da uno “sparetta”, uno strofinaccio di cucina, si stendeva la “perna”, la sfoglia, la si lasciava asciugare sopra “la spianatóra”, o sopra il letto, la si arrotolava e la si tagliava grossolanamente, sia in senso verticale sia in senso orizzontale, lasciandola appiccicare.

Si preparava un sugo di pomodoro e cipolla profumato di rosmarino e si univano i ceci o i fagioli, o la cicerchia cotti a parte, acqua calda o brodo e si calavano i “ quatrúcci mischi”, misti per l’unione delle due farine. Un filo di olio extravergine di oliva ed una spolverata di pecorino secco o di parmigiano reggiano, quest’ultimo sono in tempi di benessere!

Buona vita, buon percorso quaresimale ❤️