nonna

MARMELLATA DI ALBICOCCHE E TIMO LIMONCINO

Le mie estati non esisterebbero senza poter lavorare la frutta dorata che il sole cocente ci regala.

Questa è la seconda estate che faccio la nonna di Sara Futura, muoio dal desiderio di farla pure ad Ettore nato tre mesi fa, purtroppo lui è lontano da me e non mi è possibile stargli vicino. Mi vengono le lacrime quando lo rivedo anche solo virtualmente. Cresce bene grazie a Dio, mi auguro di passare molto tempo con lui! Chissà?

Ritornando al racconto delle mie estati marmellando, ringrazio sempre il creatore per avermi dato la forza ed il tempo per poterlo fare, le marmellate ed il pane con il mio lievito madre, sono le mie più grandi passioni.

Quindi, per quest’anno è quasi andata. L’anno prossimo? Dio ci penserà.

Nella mia cucina si muore dal caldo avendo sopra la testa il terrazzo della mansarda, ma mi rilassa molto sciogliere la frutta più bella, lavarla, tagliarla con tanta passione. La metto nella pentola, aggiungendo il succo di limone, le spezie o le erbe aromatiche, quello che in quel momento mi passa per la mente.

Aggiungo lo zucchero, faccio riposare o no a seconda del tipo di frutta.

Le albicocche per me è meglio non metterle ad attendere che rilassino il loro succo, la marmellata diventa molto liquida e per addensarla bisogna poi farla bollire molto, cosa che le farebbe perdere colore e sapore. Quindi si fa prima e si ottiene un buonissimo risultato cuocendola subito facendole fare il riposo fino al giorno dopo per capire la sua densità.

Questi sono gli ingredienti

Un chilo e mezzo di belle e dure albicocche

650 grammi di zucchero

Il succo di un limone

Timo limoncino

Preparazione

Tagliamo le albicocche a pezzetti, uniamo lo zucchero ed il succo di limone, mettiamola subito a cuocere stando attenti a non farla attaccare magari mettendo sotto la pentola la piastra di ghisa. Uniamo il timo limoncino messo in un sacchettino di tela o legato per non far disperdere le foglie. Facciamola bollire prima a fuoco alto mescolando, spegniamo il fuoco e lasciamo riposare per una notte. La mattina possiamo capire la consistenza della marmellata da fredda. Se è giusta densa che non scivola alla prova del piattino, la rimettiamo a bollire per poi invasarla nei barattoli stabilizzati a microonde. Per fare questo basta metterli nel forno insieme ad una tazza d’acqua e quando arriva a bollore per alcuni minuti, i vasetti sono sterilizzati.

Se la marmellata non è ancora giusta perché troppo liquida, la mettiamo a bollire per alcuni minuti. Ci regoliamo.

Invadiamo la caldissima e chiudiamo i barattoli con i loro coperchi, volendo si può aggiungere un po’ di succo di limone che manterrà bello il colore.

La marmellata di albicocche al profumo di timo limoncino è freschissima, buona per le crostate o per i formaggi o il nostro yogurt greco naturale.

Buona vita, buona marmellata di albicocche al timo limoncino ❤️

Marmellata di albicocche

Pane naturale burro e marmellata di albicocche

MAMMA

Lascia tutto lì,
la tavola da sparecchiare, i piatti da lavare,
per una volta puoi rinunciare a qualcosa.
Spegni la TV,
appoggia quello che hai in mano,
interrompi quello che stai facendo,
non rispondere se il telefono continua a squillare.
Corri, abbraccia il tuo bambino, la tua bambina,
fatevi il solletico fino alle lacrime, baciatevi, sorridetevi,
datevi i morsini nelle manine, sulle guance, nel pancino.
Cantate a voce alta una canzone impertinente,
disturbate i vicini,
fate la lotta con i cuscini,
tiratevi i coriandoli anche se è luglio.
Poi sedetevi per terra, con le gambe incrociate,
mangiate pane e cioccolato, e con le dita sporche, abbracciatevi ancora una volta.
Nel tempo nessuno ricorderà il disordine di quel giorno, ma l’amore di quel momento resterà come un tatuaggio sul cuore.

Carolina Turroni

Le mamme qui e su in cielo sono angeli e benedizioni ❤️

LU VECCHJÓ (IL BEFANONE)

La tradizione vuole che nel giorno della festa di S. Antonio Abate, una persona di casa vestita in malo modo, “lu vecchjó”, il befanone, recasse in dono giocattoli e dolci ma anche carbone ai bimbi marchigiani.

Portava dietro di sé il carnevale poiché, dicevano gli antichi, esso ha inizio il giorno di Sant’Antonio Abate!

A casa nostra era mio marito o mio fratello gemello a trasformarsi in “vecchjó”, era molto desiderato tanto quanto molto temuto!

La scena era tragica comica che a ripensarci ora, mi viene da piangere e ridere insieme!

Sono fatti e scenette di molto tempo fa, i bimbi di oggi, non sanno nemmeno l’esistenza del “vecchjó”! Sono troppo tecnologici e molto insensibili a cose di questo genere. Credo che gli capitasse a tiro lu vecchjó, questo sarebbe impaurito più che mai per la loro sicurezza e spavalderia!

Questo è il racconto di “lu vecchjó”!

Buona vita, buon vecchjó! ❤️

Lo sentivi arrivare quando iniziava a sbattere il bastone sui muri mentre, con fare maldestro, si accingeva a scendere le ripide scale di casa di mia nonna.
Solitamente arrivava nel tardo pomeriggio della sera della festa di Sant’Antonio abate – 17 gennaio. Si capiva per il profumo nell’aria: quello dei mandarini che era solito regalare a noi bambini. Insieme ai suoi passi, c’era subito la timida risata di mia nonna, che per non farsi scoprire dai noi più piccoli, si copriva la bocca con la mano.
Poi eccolo arrivare sulla porta della cucina e gridando ad alta voce: èccome, èccome, chi è che piagne? Chi c’ha paura de lu vecchjó ???
E qui un misto tra risa e pianti, tra chi si nascondeva sotto il tavolo e chi scappava nell’altra stanza, tra chi abbracciava la mamma e chi invece rideva a più non posso perché aveva riconosciuto il misterioso befanone.
Una volta placata la situazione eccolo qua: apriva il sacco, cercando di farci avvicinare a lui, tirava fuori: mandarini, quaderni, colori e caramelle e sbattendo i piedi con gli scarponi, girava le spalle e risaliva le ripide scale per spogliarsi degli stracci di vecchjò!
Soltanto appena udito lo sbattere della porta di casa, la paura passava in fretta e furia e velocemente si cercava di allungare le mani per afferrare il dolcetto preferito.