Un antichissimo detto popolare dice:
Carnevale, bon compagno
possi vinì tre vorde l’anno!
E questa enfatica espressione che dice come e quanto sia stato desiderato il Carnevale dai nostri padri. Non perché essi fossero dediti al passatempo ma in opposizione a quella loro vita morigerata e di lavoro per cui i nostri avi non conoscevano divertimenti se non in tempi determinati.
Altra voce , sempre del popolo piceno, si esprime:
Dopo Natà’
è sembre Carnuà’.
Dopo Natale è sempre Carnevale, mentre ufficialmente questo entrava il 17 gennaio, nella festa di San t’Antonio Abate.
V’era gran desiderio di scapricciassi un poco. Era necessità della vita.
Il carnevale offriva al nostro popolo di sbizzarrirsi un poco in festini e balli, in mascherate, in ghiottonerie, non certo fatte di ricercatezze eccessive. Avevano grande parte gli scroccafusi, le frittelle ( quelle de S’Andò in particolare fatte con la massa del pane) le sfrappe, le castagnole!
Dagli scritti del nostro maestro poeta dialettale Giovanni Ginobili!
Ricordiamoci che del diman non c’è certezza ed il resto è noia!
Buon inizio di carnevale a tutti!
I nostri arancini fritti come da tradizione carnevalesca, sono ottimi anche al forno e risultano più leggeri. Si mantengono belli morbidi per tre o quattro giorni.
Don Trapè è l’oscuro scrittore della ricetta.
Provateli e mi farete sapere, se vi va, altrimenti vi ringrazio e vi saluto!
Buona vita, buoni arancini di don Trapè ❤️
Il racconto e la preparazione degli arancini.
Ingredienti
300 grammi di farina 0 o 00
Una bustina di lievito di birra disidratato o un cubetto fresco
50 grammi di zucchero
Un uovo
140/150 grammi di latte
50 grammi di burro
Un pizzico di sale
Buccia di arancia un cucchiaino
Ripieno
Buccia di due arance senza trattamenti chimici
150 grammi di zucchero
Olio di arachidi per friggere
Preparazione
Prima della pasta, prepariamo il ripieno grattando la buccia delle arancia che mescoleremo allo zucchero. Potremmo anche frullare il tutto per fare amalgamare meglio i due ingredienti.
Impastiamo la farina con il lievito, lo zucchero, l’uovo , il cucchiaino di buccia di arancia, il pizzico di sale, il latte stando attenti alla quantità che risulti giusta per ottenere un impasto morbido, lasciamo lavorare per amalgamare tutti gli ingredienti, uniamo il burro morbido poco alla volta. Continuiamo ad impastare fino a quando la pasta diventa lucida e setosa. Se è necessario uniamo un po’ di farina. Con le mani unte formiamo una palla e lasciamo lievitare fino al raddoppio nel forno con la lucetta accesa o vicino ad un termosifone.
Riprendiamo la pasta, la lavoriamo un po’ facendo delle pieghe a tre, ogni quarto d’ora per due volte. Queste servono a rendere l’impasto friabile. Ma potete non farle se non volete perdere tempo.
Stendiamo la pasta con il matterello allo spessore di 6 mm, uniamo sopra lo zucchero con la buccia di arancia. Copriamo bene la superficie ed arrotoliamo stretto a salsicciotto, pizzichiamo bene per sigillare la pasta. Tagliamo gli arancini allo spessore di un centimetro e mezzo. Sistemiamoli sulla lastra foderata di carta forno e lasciamo lievitare al caldo fino al raddoppio.
Friggiamo nell’olio di arachidi profondo, non risparmiano sulla quantità perché per gli arancini in poco olio, risulterebbero unticci. Mettiamone tre o quattro alla volta, girandoli spesso fino a vederli dorati.
Per cuocerli in forno, basta che questo sia a 180 gradi e lasciamoli fino a quando risultino dorati.
Per questa ricetta ringraziamo sempre don Trapè sconosciuto personaggio della nostra meglio gioventù!
Buon inizio di carnevale!


