poesia

INTRECCI DI ALBERI

Poesia di Adam Zagajewski
Negli alberi

Negli alberi, nelle loro chiome, sotto sontuose
vesti di foglie e sottane di luce,
sotto i sensi, sotto le ali, sotto gli scettri,
negli alberi si cela, respira, palpita
una vita quieta, sonnolenta, un abbozzo d’eterno.
Prosperi reami crescono nell’ambone
delle querce. Gli scoiattoli corrono, immobili
come piccoli tramonti rossi nascosti
sotto le palpebre. Ostaggi invisibili
formicolano sotto i gusci delle ghiande,
gli schiavi portano cesti con frutta e argento,
i cammelli oscillano come studiosi
arabi sopra i loro manoscritti, i pozzi
bevono acqua e aceto, l’acerba Europa
stilla come resina dal legno, Vermeer dipinge
vesti e una luce che non va scemando.
Sotto la cupola del circo danzano i tordi.
Slowacki già abita a Parigi e gioca
perseverante in borsa. Un ricco
si infila nella cruna d’un ago
e geme, ah, che tortura, Socrate
spiega ai cercatori d’oro che cos’è
la menzogna, che cosa il bene e la virtù.
I rematori remano lenti. E lente navigano
le barche a vela. I fuggitivi dell’Insurrezione
di Varsavia bevono un tè dolce,
sui rami asciuga la biancheria,
qualcuno nel sonno chiede «dov’è
la mia patria». Un veliero verde è fissato
a un’ancora arrugginita. Un coro di anime immortali
prova una cantata di Bach, in silenzio.
Accanto, su un angusto divano, dorme, stanco,
capitan Nemo. Un picchio trasmette un telegramma
urgente con la notizia della conquista
di Cartagine e del Boston Tea Party.
La donnola non si tramuta affatto
in lady Macbeth, nelle chiome degli alberi
non esistono rimorsi.
Icaro serenamente affoga.
Dio riavvolge il nastro. Le spedizioni punitive
rientrano in caserma.
Vivremo a lungo negli intrecci di un arabesco,
nel balbettio dell’allocco, nel desiderio, nell’eco
senza casa, sotto sontuose vesti di foglie,
nelle chiome degli alberi, nell’altrui respiro.


Buon pomeriggio!

Primavera

Trilussa

Una bella margherita

Che fioriva in mezzo a un prato

Fu acciaccata da un serpente

Da un serpente avvelenato.

“Si sapessi – disse er fiore –

Tutto er male che fai!

E er dolore che me dai

Quanta gente lo risente!

Certamente nu’ lo sai!

Ogni donna innammorata

Che vò legge’ la furtuna,

Ner vedemme m’ariccoje

Pe’ decide da le foje,

Che me strappa una a una

S’è infelice o affurtunata:

E vò vedè se l’amore

Se conserva sempre eguale

E me chiede se l’amante

Je vò bene o je vò male…

Io, pe’ falla più felice,

Pe’ levalla da le pene,

Fò der tutto che la foja

Che je dice. Me vò bene

Sai quell’urtima che sfoja.

Dove c’è la margherita

C’è er bòn core e la speranza,

C’è la fede, c’è l’amore

Ch’è er più bello de la vita…”

Ogni fiore a ‘ste parole

Rispettoso la guardò,

E perfino er girasole

Piantò er sole e s’inchinò

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𝟮𝟭 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 𝟮𝟬𝟮𝟬 – 𝗦𝗮𝗻 𝗣𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼 𝗖𝗮𝗺𝗶𝘀𝗶𝗼

«Da San Tommaso a Natale,

un passo de cane.»

da San Tommaso le giornate cominciano pian piano ad allungarsi.

E stanotte pure il terremoto, cosa manca ancora per far tombola?

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𝟮𝟬 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 𝟮𝟬𝟮𝟬 – 𝗦𝗮𝗻 𝗟𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗠𝗮𝗿𝘁𝗶𝗿𝗲

«Natu, natu Nazzarè,

tra la paja e tra lo fié’

e Mmaria la Virginella,

che sta sotto la cappannèlla.

Cappànna Sanda,

dó’ che ci sta Jisù, se sona e ccànda!”»

È il canto natalizio che un tempo si udiva in tutta la provincia di Macerata: breve, semplice, fatto di espressioni care alla creazione popolare.

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𝟭𝟵 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 𝟮𝟬𝟮𝟬 – 𝗦𝗮𝗻 𝗕𝗲𝗿𝗮𝗿𝗱𝗼 𝗩𝗲𝘀𝗰𝗼𝘃𝗼

Con le arance brusche si suoleva preparare «l’arangi carcerati» come li chiamavano a Macerata, mentre a Petriolo prendevano il nome di «Capó» (cappone). L’arancia si tagliava a metà e sopra si mettevano molliche di pane bagnate con olio e sulla graticola si arrostivano.

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𝟭𝟴 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 𝟮𝟬𝟮𝟬 – 𝗦𝗮𝗻 𝗚𝗿𝗮𝘇𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗩𝗲𝘀𝗰𝗼𝘃𝗼

Tradizione della famiglia marchigiana era quella di riunirsi tutta il giorno di Natale; anche i lontani se non assolutamente impossibilitati, cercano, per una nostalgica tradizione, di ritrovarsi insieme alla mensa paterna. Un detto ci ricorda difatti:

«Carnoà’ do’ che te troi,

Natà’ a ccasa tua, se poli”!

Per forza o per amore!

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𝟭𝟲 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 𝟮𝟬𝟮𝟬 – 𝗦𝗮𝗻𝘁𝗮 𝗔𝗱𝗲𝗹𝗮𝗶𝗱𝗲

«Chi vole l’aju grossu

de Natà’ scì rpostu.»

Dicembre è un mese morto per il lavoro dei campi, ma qualche cosa si può fare: si pianta l’aglio che crescerà bello e polposo.

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𝟭𝟱 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 𝟮𝟬𝟮𝟬 – 𝗦𝗮𝗻𝘁𝗮 𝗩𝗶𝗿𝗴𝗶𝗻𝗶𝗮

Nel giorno di Natale si raccoglievano le famiglie per giocare alla tradizionale tombola o a “semolella”. Uno stornello popolare si esprime cosi:

«Fiore de melella,

co vò ce giocaria ‘na vorda a ppalla,

la notte de Natà’ a semolella.»

Il professor Marcoaldi professore di storia fabrianese, ci descrive come si effettuava quest’antico gioco, si prendeva una certa quantità di crusca, anche a seconda del numero di bambini che avrebbero giocato, in mezzo ad essa si nascondeva una certa quantità di centesimi. Secondo lo storico anticamente si chiamavano quattrinelli, poi si rimescolava il tutto molto bene per non far vedere in superficie il denaro. Poi in base ai giocatori, si divideva la quantità di crusca iniziale in tante porzioni, in modo da avere per ogni giocatore una porzione. Infine ognuno cercava i denari nella sua porzione, questo gioco rappresentava la fortuna cieca, che quando meno te lo aspetti ti premia.

Vorrei vedere adesso cosa succederebbe nelle nostre case se i bambini li facessimo giocare a “semmòlella”! Povere le mamme fra la crusca ed i litigi dei loro figli. Forse meno giocattoli tecnologici, è più fantasia non guasterebbero ai nostri tempi.

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𝟭𝟰 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 𝟮𝟬𝟮𝟬 – 𝗦𝗮𝗻 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗿𝗼𝗰𝗲

Sono tanti svegliarini questi detti popolari con i quali nella casa marchigiana i più anziani e nella casa colonica la massaia, metteva in guardia le giovani a preparare per tempo l’occorrente vestiario per la stagione veniente:

«Chi prima de Natà’ non fila,

dopo Natà’ suspira.»

Calendario di Avvento

𝗡𝗔𝗧𝗔̀’ 𝟮𝟬𝟮𝟬, 𝙘𝙖𝙡𝙚𝙣𝙙𝙖𝙧𝙞𝙤 𝙙𝙞𝙜𝙞𝙩𝙖𝙡𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙫𝙫𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙩𝙧𝙖𝙙𝙞𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙥𝙤𝙥𝙤𝙡𝙖𝙧𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙈𝙖𝙧𝙘𝙝𝙚 𝙘𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡𝙞 𝙘𝙤𝙣 𝙂𝙞𝙤𝙫𝙖𝙣𝙣𝙞 𝙂𝙞𝙣𝙤𝙗𝙞𝙡𝙞.

𝟭𝟬 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 𝟮𝟬𝟮𝟬 – 𝗕𝗲𝗮𝘁𝗮 𝗩𝗲𝗿𝗴𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗟𝗼𝗿𝗲𝘁𝗼

«Madonna di Loreto

Madonna loretana,

che dal mare ne veniste,

che parteste da Schiavonia

co’ la tu casetta bella,

ti saluto, Verginella.»

Filastrocca che rievoca la leggendaria traversata della Santa casa di Loreto.

Si è purtroppo persa anche la tradizione di portare i bambini a suonare la campanella della casetta dei “cuppìtti”, con la Madonna e Gesù Bambino, per la mancanza di tempo da parte delle mamme che nel frattempo hanno cominciato a lavorare fuori casa. Posso ritenermi fortunata perché io l’ho sempre fatto con il mio primo nipote Carlo e via via con gli altri ed i miei figli.

Vergine Lauretana prega per noi.