pasta di pane

Créscia de cáscio di Pasqua (pizza di formaggio pasquale)

Qui, in questo diario di cucina, ci sono diverse ricette per fare la créscia o pizza de casció di Pasqua!

Questo è un altro modo, che permette di risparmiare tempo, per la presenza della pasta di pane, la quale se non si ha voglia di farla, si può comprare dal fornaio.

Il resto si aggiunge a casa!

Io ho preferito farne due, ma si poteva farne una più grande.

Sono due piccole pizze di formaggio a lievitazione naturale!

Allora come l’ho fatte?

Ieri sera avevo preparato l’impasto per le pizze, un tot di farina e lievito di riporto, acqua e poco sale, io ne metto poco. Stamattina aveva lievitato come si deve. Ho pesato tutto, ho tolto quello che serviva per tre pizze, l’altro l’ho usato per la créscia de càscio come facevano i miei nonni Damone e Caterina.

All’impasto, pesato, 600 grammi, ho unito un cucchiaino di lievito di birra disidratato per rafforzare la lievitazione, due uova sbattute, ed essendo venuto troppo morbido, ho aggiunto 100 grammi di farina 0, 100 grammi di latte. Una volta ben incordato, ho unito i formaggi. 100 grammi di pecorino secco, 70 grammi di pecorino fresco, 50 grammi e parmigiano reggiano, 50 grammi di cubetti di emmentaler, noce moscata, niente pepe perché per me è veleno, buccia di limone.

Finito di impastaste tutto, ho fatto lievitare fino al raddoppio e fatto le pieghe.

Ho pirlato, fatto due palline e rimesse a lievitare negli stampo, unti e foderati di carta forno. Ancora una volta a lievitare fino a quando, premendo con un dito sulla superficie, il segno è tornato su lentamente. Prima di infornare, ho spennellato la superficie con un uovo sbattuto. Ho messo a cuocere a 170/180 gradi per quasi un’ora. Ho coperto la superficie con un foglio di alluminio a metà cottura!

Un lavoro un po’ lungo, ma che dà molta, molta soddisfazione.

Ora, questo è il risultato!

Buona vita, buona créscia de casció di Pasqua! ❤️

Pà nnociato ricetta salata con noci uva pecorino

Ricetta antica tradizionale contadina preparata quando “l’ùa è fatta e li fichi pénne”, cioè nel tempo della maturazione dell’uva pronta per la vendemmia ed i fichi pendono dagli alberi.

La massaia o la vergara la sera prima della preparazione del “pà nnociato” e del pane, era solita mettere il lievito. Un pezzo di pasta di pane lasciato ogni volta che panificava, e che segnava col taglio della croce, lo collocava nella conca della “matterà” madia. Insieme collocava “la monaca”, uno scaldino di terracotta forata con dentro la brace coperta dalla cenere. Il calore favoriva lo sviluppo della pasta del pane.

La mattina di buon’ora, riprendeva la pasta fermentata, aggiungeva altra farina e tutti gli ingredienti per formare il pà nnociato che si distingueva dal pannociato dolce con noci e cacao amaro.

Il pà nnociato si consumava prevalentemente nel tempo della vendemmia, nella festa dei morti e nel tempo natalizio; più che un pane era un companatico avendo dentro le noci, frutta secca sostanziosa, il pecorino, formaggio facilmente fatto in casa contadina ove si pascolava qualche pecora.

Il pà nocciato salato può essere fatto velocemente se compriamo dal panettiere la pasta del pane ed aggiungiamo le noci, il pecorino e l’uva.

Io vi lascio la mia ricetta per farlo in casa con tanto amore e ingredienti che scegliamo noi.

Ingredienti

500 grammi di farina 0

350 grammi di acqua

100 grammi di noci

Un grappolo di uva bianca da vino

250 grammi di pecorino metà grattugiato e l’altra a pezzetti

60 grammi di olio extravergine di oliva

Una bustina di lievito disidratato di birra o 25 grammi di lievito di birra fresco

Un cucchiaino di zucchero

Preparazione

Mettiamo nella ciotola della planetaria o sopra la spianatoia la farina, il lievito di birra disidratato o quello fresco sciolto in poca acqua, uniamo l’olio extravergine di oliva lo zucchero e lasciamo impastare, uniamo il sale e il pepe e metà del pecorino grattugiato Amalgamiamo tutto e lasciamo lavorare fino ad ottenere un impasto morbido. Regoliamoci con la quantità di farina ed acqua perché non deve essere ne troppo morbido ne troppo duro. Copriamo la ciotola con la pellicola e mettiamo a lievitare fino al raddoppio.

Riprendiamo la pasta, la lavoriamo un po’, la allarghiamo e uniamo le noci, l’uva il pecorino a pezzetti. Formiamo due filoncini con le mani unte di olio e sistemiamoli sopra una lastra foderata con carta forno. Rimettiamo a lievitare fino al raddoppio. Mettiamo a cuocere a 200 gradi per circa mezz’ora poco più. Il pane deve diventare dorato, regoliamoci perché ogni forno cuoce in maniera diversa.

Il pà nnociato è pronto da mangiare da solo o accompagnato da salumi e formaggi! Affrettatiamoci a prepararlo finché troviamo l’uva da vino. Si potrebbe fare con l’uva da tavola ma sarà meno saporito.

Buona vita, buon pà nnociato con noci uva e pecorino ❤️

Le frittelle di s. Antonio abate

Per sant’Andò de la vàrba viànga, se non ha sbiangato, sbianga!

Per s. Antonio con la barba bianca, se non ha imbiancato, sbianca!

Vecchio detto popolare marchigiano!

Prendere un pezzo di massa di pane lievitato, fare tante pallottoline grosse come un uovo e schiacciare a forma di crescia, o cresciola o frittella come si chiama da noi. Friggere in olio, spolverare di zucchero o di sale come piaceva a mio padre. Le frittelle di s.Antonio dolce povero e tradizionale per questa festa quando un tempo arrivava “lu vecchió” una persona mascherata di brutto, che portava regali ai bimbi!

Dove sei finito tempo semplice e meraviglioso?

Buona vita, buone frittelle di s. Antonio abate!