vino cotto

Biscotti con l’ammoniaca (pastarelle secche di ammoniaca)

Peppa e li viscòtti co l’ammoniaca

La porta della cucina di Peppa, con la madia e la credenza verniciata di verde acqua e le maniglie argentate, era serrata, lei intenta a preparare i biscotti con l’ammoniaca e la scorza di limone, non voleva che nessuno la vedesse perché i suoi dolci non sarebbero riusciti bene. Era molto superstiziosa, ogni suo inizio di preparazione era accompagnata da un misto di sacro e profano.

Peppa prima si segnava col segno della croce, poi faceva un misterioso segno per aria, sputava per terra, cancellando ogni traccia. Se era nei giorni impuri, non toccava niente in cucina, si contaminava. Pane ed olio e erbe tróate era il suo pasto e per merenda pane bagnato di vino bianco e zucchero che lei qualche volta di nascosto da me, dava a mio figlio di pochi anni.

Lei era segreta anche nelle sue ricette, per esempio quella de “li scroccafusi”, se l’è portata nella tomba.

Per la ricetta dei biscotti con l’ammoniaca, ti diceva; méttece la farina, la mmuniàca, te devi regolà, du’ òe, un acino de zucchero, la scorza de limò, un pó de strutto se ce l’hai, se no, méttece l’olio de casa. Impasta e taglia li viscòtti con ‘na tazza. Míttili a còce fino a quando sìndi la puzza de mmuniàca.

Altro non diceva!

A Peppa piaceva fare le cose grandi in cucina perché diceva; se deve sindì sotto li denti.

Io la sua ricetta non ce l’ho, ho provato a fare i biscotti con l’ammoniaca a modo mio, poi cercando fra le mille ricette di casa mia, ne ho trovate più di una, più o meno il sapore è quello, però cambiano un po’ gli ingredienti.

Queste sono due ricette, una lasciatemi da un altro personaggio antico amico di casa, un’altra, da non so chi.

Le mie ricette scritte sull’agenda di chissà quanti anni fa, le custodisco con molta cura e gelosia, potrà leggerle ed eseguirle chi verrà dopo di me.

I miei biscotti con l’ammoniaca sono stati fatti anche lo stampo con il simbolo di Ercolano lavorato con il tornio da mio figlio.

Vi racconto gli ingredienti e la preparazione.

Ingredienti

500 grammi di farina 00

150 grammi di zucchero

5 uova di galline felici o no

Due cucchiai di strutto o 100 grammi di burro o 50 grammi di olio di girasole

La buccia di limone

25 grammi di ammoniaca

Per la cottura

Un tuorlo d’uovo

1/2 bicchierino di Varnelli o mistrà senza marca o rum

Zucchero

Preparazione per questa ricetta

Sulla spianatoia versare a cratere, la farina, lo zucchero, le uova, lo strutto morbido o il burro morbido o l’olio scelto, la buccia di limone e l’ammoniaca. Impastiamo per ottenere un impasto morbido.

Spianiamo l’impasto, con il matterello nello spessore di tre mm, con un bicchiere o una forma a piacere tagliamo i biscotti. Disponiamoli sopra una lastra foderata di carta forno. Spennelliamo i biscotti con il tuorlo mescolato al mistrà, spolveriamo di zucchero e cuociamoli a 200 gradi fino a dorare, ci vorranno 9/10 minuti, dal profumo capiremo che sono cotti. Togliamoli subito dalla lastra e lasciamo che si freddino all’aria.

Ora passiamo all’altra ricetta.

Ingredienti

500 grammi di farina 00

15 grammi di ammoniaca

200/ 250 grammi di latte

2 uova di galline felici

150 grammi di zucchero

50 grammi di burro o 30 di olio extravergine di oliva o di girasole

La buccia di limone

Preparazione

Impastiamo tutto e regoliamoci con il latte che potrebbe volercene di meno o di più a seconda della grandezza delle uova. La cottura è la stessa di quelli sopra, solo che i biscotti non sono stati spennellati ma lasciati grezzi.

Tutti i biscotti si mantengono meglio non al chiuso ma lasciati o in un sacchetto o in un porta biscotti non completamente chiuso. Io li preferisco croccanti che mosci perché lo diventerebbero stando senza l’aria.

Tutti e due i biscotti sono ottimi anche dopo alcuni giorni, buonissimi inzuppati nel latte e nel nostro meraviglioso vino cotto.

Buona vita, buoni biscotti con l’ammoniaca di Peppa ❤️🤣

I cavallucci

Si racconta che a Cingoli noto come il balcone delle Marche, per la bellezza naturale del suo panorama, le donne per Natale incominciassero molto presto a preparare i dolci ed il giorno della vigilia non potendo mangiare né assaggiare le uova perché era digiuno stretto ed astinenza da tutte le carni e derivati di animali, inventarono i cavallucci. Il ripieno era costituito solo di frutta secca che nelle case e non solo di campagna, c’era normalmente perché di facile reperibilità. Solo in seguito quando la vita era migliorata, sono stati aggiunti cioccolato, caffè, spezie e liquori tradizionali marchigiani. La pasta esterna era fatta di farina vino bianco e una devozione di zucchero. Questo tipo di dolce, appartiene al genere delle paste povere farcite la cui origine è assai remota. L’uso delle paste fresche variamente ripiene si verificò nell’alto medioevo e venivano chiamate offelle; il loro impasto era ricco di spezie quali lo zafferano che, oltre al sapore, colorava di giallo pasticcini e dolcetti. I cavallucci molto sostanziosi si gustano accompagnati da il vino cotto di Loro Piceno.

Vi ricordo che ci vogliono amore e passione per le ricette gastronomiche tradizionali e popolari, voglia di sperimentare cose vecchie e nuove e dimenticate e confrontarsi con altre ricette, tempo e soprattutto pazienza sono gli ingredienti principali.

A voi cominciare e magari appassionarvi a questa ricetta che ognuno ha facoltà di togliere o aggiungere ingredienti personali perché in cucina si fa ciò che più piace!

Ingredienti per la pasta

Vino bianco mezzo litro più o meno quello che serve per fare la pasta dei cavallucci

Olio extravergine di oliva o di girasole due bicchieri di plastica

200 grammi di zucchero

Limone grattugiato

1 kl di farina 00 più o meno quanta ne basta per ottenere un impasto morbido

Vanillina

1/2 bustina di lievito per dolci

Ingredienti il ripieno

100 grammi di zucchero

Pane grattugiato 50 grammi

Sapa, mosto cotto dolce concentrato 300 grammi, o vino cotto, anche qui non c’è una misura precisa ma ne serve tanto quanto per impastare gli ingredienti del ripieno

250 grammi di nocciole tritate

100 grammi di canditi facoltativi

6 grammi di cannella

250 grammi di mandorle spellate e tritate

100 grammi di di noci

Tre tazzine di caffè

50 grammi di cacao amaro

50 grammi di cioccolato fondente

Uvetta 50 grammi

Liquore mistrà o vermut o Marsala

Alchermes per spennellare i cavallucci

Zucchero a velo

Una bustina di vanillina

Preparazione per il ripieno

Mettiamo a bagno nel liquore scelto le uvette lavate e sciacquate. Tritiamo le nocciole scaldate e spellate, le mandorle sbucciate e il cioccolato fondente a pezzetti, uniamo le uvette scolate, mescoliamo con lo zucchero, il pane grattugiato, la sapa, il caffè, la cannella, la buccia di limone o di arancia. Lasciamo riposare il composto per una notte per far amalgamare tutti gli ingredienti.

Vi ricordo che le quantità sono tutte approssimative ed anche lo zucchero a piacere. Non ci sono dosi esatte perché sono dolci popolari e le nostre nonne facevano tutto ad occhio. Quindi si può escludere magari la cannella e si può usare un’altra spezia o togliere un tipo di frutta secca.

Preparazione della pasta

Mettiamo a scaldare il vino bianco con lo zucchero e lasciamo freddare.

Impastiamo la farina con l’olio extravergine di oliva o di girasole, il vino bianco freddo che era stato scaldato con lo zucchero, la vanillina e il lievito. Regoliamoci con il vino perché la pasta deve essere morbida.

Lavoriamo la pasta per una decina di minuti, se lo facciamo sulla planetaria le pareti della ciotola dovranno risultare pulite quando è pronta. Lasciamo la pasta a riposare al caldo coperta con un piatto.

Stendiamo la pasta sottile meno di mezzo centimetro, io l’ho fatto con la macchina e sul terzo foro cominciando dal primo più piccolo, tagliamo dei pezzi rettangolari tipo cannellone, con un cucchiaino appoggiamo sopra il ripieno, chiudiamo bene ogni rettangolo con le dita e poi con una forchetta, dobbiamo ottenere un cannellone, stringiamo ogni estremità e diamo la forma di un cavalluccio. Pratichiamo sopra ad ognuno delle incisioni con le forbici, spennelliamo con tuorlo di uovo e una volta finiti tutti, mettiamoli a cuocere in forno a 180 gradi per 20/ 25 minuti. I cavallucci devono colorare e risultare dorati.

Lasciamo freddare sopra la lastra e spennelliamoli con l’alchermes e spolveriamo di zucchero semolato.

Questi sono esclusivamente dolci del periodo natalizio e invernale. Ciò non toglie che si possano fare quando vogliamo. Non ci sono uova né latticini e possono essere mangiati anche da chi segue una dieta vegana.

Crustingu

C’è un diario familiare, c’è un tragitto particolare, ci sono gesti ed usi personali per preparare lu crustingu, un dolce popolare di petriolo e dintorni. Ci sono racconti di miseria e di stenti dietro questo particolare dolce perché le massaie di tanto tempo fa, sapevano arrangiarsi con i pochi ingredienti di tutti i giorni. Un “acino” di tutto, così raccontavano, per dire poco di ogni ingrediente a portata di casa, ma la magia era assicurata e sulle loro parche mense, nelle feste comandate qualcosa di dolce e buono arrivava sempre. Per fare lu crustingu a quei tempi, l’ingrediente principale era il pane che non mancava essendo quasi l’unico alimento per poter sfamare le numerose famiglie, si univano la farina di frumento e di mais, le noci, i pinoli, le mandorle perché un albero di mandorlo era piantato in ogni pezzo di terra, i fichi che in campagna si mettevano da parte nel corso della sua stagione, il resto più costoso come lo zucchero, il caffè, il cacao se li potevano sognare, erano alimenti costosi e solo di recente uso. Dopo la fine della guerra le massaie hanno potuto arricchire le loro preparazioni e così anche “lu crustingu”!

In questo diario di nostre ricette, tradizionali e personali, trovate già la ricetta del “crustingu” che cambia poco da questa.

Un kl di fichi neri

100 uvetta

50 di zucchero

100 cedro candito facoltativo

Un kl di noci

Filetti di arancia candita

100 nocciole

Mandorle

100 cioccolato

50 di farina bianca e 30 gialla

180 pane grattugiato più o meno dobbiamo regolarci perché non deve indurire il tutto

Noce moscata

Buccia di un limone e di un’arancia

50 grammi di olio

Due tazzine di caffè

Liquore creola o rum

Vino cotto 100 e 300 o sapa o dolce

Mettere a bagno i fichi secchi lavati e scolati nell’acqua per una notte se sono tanto secchi, qualche ora se ancora sono morbidi. Li scoliamo e li mettiamo a frullare grossolanamente nel robot in questo modo faranno prima a cuocere. Mettiamoli a cuocere con il mosto cotto o la sapa o un vino liquoroso della quantità che serve a ricoprirli. Io l’ho fatto con la pentola a pressione e ci vorranno pochi minuti. Comunque sia, stiamo attenti a non farli attaccare. I fichi devono risultare come un pastone. Uniamo ora tutti gli altri ingredienti le mandorle e le nocciole tritate, le uvette fatte rinvenire nell’acqua calda e scolate e tenute a bagno nel liquore, il caffè, il cioccolato fondente a pezzetti, il cedro candito facoltativo, i filetti di arancia canditi, lo zucchero, la buccia di limone e arancia, le due farine e il pane grattugiato. Mescoliamo per bene e lasciamo riposare per una notte.

Ungiamo degli stampi a piacere, piccoli o grandi, cospargiamo di pane grattugiato e versiamo il composto del “crustingu”, in un’ altezza di quattro o cinque centimetri, livelliamo la superficie con le mani unte di olio e decoriamo con le mandorle e filetti di arancia.

Cuociamo a 160 gradi per 40 minuti e se piccoli per mezz’ora

Buona vita, buon crustingu ❤️

Torta guscio di farina di castagne al vino cotto con mele datteri e uvetta

La galette termine francese di un dolce a forma di guscio piatto con ripieno di frutta o altro. La torta guscio ripiena per me, lascio il termine straniero perché mi piace usare termini nostrani e quando ci vuole per le ricette tradizionali locali anche il dialetto petriolese.

Questo dolce profumato d’autunno ha nell’impasto il vino cotto “lo vi ‘ccotto”!

Il vino cotto è il mosto fresco bollito a lungo per ore e ore in un caldaio di rame.

La lenta ebollizione determina la caramellizzazione dello zucchero che conferisce al vino cotto il suo tipico colore brunito e la sua dolcezza. Una volta raggiunto il punto giusto, il mosto cotto si travasa nelle botti di castagno o di rovere dove resterà ad invecchiare per molto tempo.

Il vino cotto è ottimo da bere a fine pasto e favorisce la digestione, rende profumata e dolce la pesca tagliata a pezzetti e qualsiasi altra frutta.

Il vino cotto serve a preparare il vin brûlé insieme alle spezie come la cannella, i chiodi di garofano, la buccia di arancia e l’anice stellato.

Il vino cotto rende naturalmente dolci i ripieni delle preparazioni tradizionali natalizie come i cavallucci e “Lu crustingu”.

Il vino cotto rende croccante la pasta per strudel o guscio e particolarmente profumata. Eccolo allora impiegato nel dolce di questa ricetta tutta inventata da me.

Vi elenco ciò che serve per la preparazione

Ingredienti per la pasta

150 grammi di farina 0

100 grammi di farina di castagne

70 grammi di zucchero di canna

30 grammi di vino cotto o dolce

70 grammi di acqua

40 di burro

60 grammi di olio di girasole

Per il ripieno

Tre mele

100 grammi di uvetta

Alcuni datteri

Vino cotto o un altro di tipo dolce

Un cucchiaio di zucchero di canna per la superficie

Preparazione

Lavoriamo velocemente le due farine, lo zucchero, il vino cotto, l’olio di girasole, il burro morbido e l’acqua, impastiamo per ottenere una pasta morbida, regoliamoci con l’acqua e formiamo una panetto schiacciato che metteremo a riposare in frigo per un’ora.

Tagliamo le mele a fettine, sciacquiamo l’uvetta, la scoliamo, aggiungiamo il vino cotto nella quantità che riesce a coprire la frutta e cuociamo o a microonde per alcuni minuti o in una padella fino a quando si presenta morbida. Uniamo i datteri tagliati in due mescoliamo e lasciamo freddare.

Stendiamo la pasta sottile con il matterello sopra un foglio di carta forno, la appoggiamo sopra lo stampo di 26 centimetri e ricopriamo la superficie con la frutta. Ripieghiamo la pasta tutta intorno e spolveriamo con un cucchiaio di zucchero di canna.

Mettiamo in forno a 180 gradi per 40/50 minuti, tocchiamo il bordo che deve risultare asciutto. Spegniamo il forno e lasciamo freddare. Togliamo il dolce dallo stampo e appoggiamolo sopra un bel piatto. Serviamo accompagnato da un bicchierino di vino cotto di chiavetta!