marmellata

Marmellata di fragole senza zucchero con inulina

La mia passione per le marmellate fatte a casa, penso ormai sia risaputa. Praticamente ogni frutta e verdura si trova finita in un barattolo un’altra mia mania. Barattoli ovunque, nelle mensole, nelle credenze e in frigo. Ognuno ha una etichetta di farina e fiore, con il nome della preparazione. Bene, bene……anzi male per me che mi costringe a lavorare di più per mantenere bello e pulito ogni barattolo. Ora è tempo di frutta estiva bella e colorata, allora faccio prove su prove per poter cercare di eliminare quel famigerato zucchero, sostituito da una mela per una dolcezza naturale e da inulina una polvere magica estratta dalla cicoria. Quest’ultima è insapore e inodore e da una cremosità alla marmellata senza lo zucchero. Questa è soltanto una prova, ma direi che potrà andare bene per fare una bella scorta di marmellata con la frutta che ci piace.

Unico inconveniente è di armarsi di pazienza perché la marmellata una volta invasata nei barattolini sterilizzati prima, bisogna farli bollire per 30 minuti per una sicura conservazione. Una volta aperta mantenere in frigo e consumare presto. La marmellata fatta in questo modo può essere usata oltre che nel solito modo, sul pane, nelle crostate o nello yogurt bianco greco congelato ottenendo così un cremoso gelato. Si potrà usare nelle creme di formaggio spalmabile per la cheesecake o per farcire torte.

Ingredienti

200 fragole.

Mezza mela

In succo di mezzo limone

Un cucchiaino di inulina

Una tazzina da caffè di acqua

Vaniglia

Preparazione

Frulliamo la mela insieme all’acqua ed alcune gocce del limone, mettiamo in una pentolina le fragole tagliate a pezzetti, il succo del limone rimasto, il frullato di mela, il cucchiaino di inulina, la vaniglia, iniziamo a cuocere piano piano, mescolando spesso. Appena tutto è morbido frulliamo ad immersione, finiamo di cuocere fino a quando otterremo una crema di fragole. Invasiamo e chiudiamo con il coperchio. Questa quantità è servita per la prova. Se ne faremo una certa quantità ricordiamo di sterilizzare i vasetti per 30 minuti. Il risultato è quello della foto.

Provate e se vi va fatemi sapere.

Buona vita, buona “marmellata di fragole senza zucchero “!

Marmellata di fiori di lavanda e di violette di prato

Ecco i fiori per voi:

lavanda fragrante, menta, santoreggia, maggiorana, il fiorrancio, che va a letto col sole e con lui si alza, piangendo: questi son fiori di mezza estate, e io penso che si diano a uomini di mezza età.

(William Shakespeare)

Ed io aggiungo che il colore viola delle violette e della lavanda sia il più bello ed elegante! Perché averne timore?

Ingredienti per due vasetti

Una manciata di fiori di lavanda o di violette di prato

100 gr di acqua

400 gr di purea di mele che faremo cuocere coperte di acqua

200 gr di zucchero semolato

Il succo di un limone

Laviamo velocemente i fiori e lasciamoli asciugare sopra un tovagliolo. Mettiamo a sciogliere lo zucchero nell’acqua, portiamo ad ebollizione fino a quando fila, uniamo i fiori pestati e la purea di mele. Facciamo cuocere per 15 minuti, mescolando ogni tanto. Facciamo la prova del piattino e versiamo nei vasetti sterilizzati, chiudiamo con i loro coperchi. Se vogliamo essere più tranquilli sterilizziamo per una ventina di minuti. Riponiamo in dispensa. Questo tipo di marmellata è ottima col pane, sulle crostate cuocendo il fondo prima per assaporare di più il sapore ed il profumo dei fiori. Buona con i formaggi freschi o per decorare una cheesecake alla frutta.

Buona vita e buona marmellata di lavanda e di violette di prato!

Composta di petali di rose al miele di acacia con agar agar

Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente!

Voi siete belle, ma siete vuote. Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata.

Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro.

Perché è lei che ho riparata col paravento.

Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere.

Perché è la mia rosa.

(Antoine de Saint-Exupéry)

Perché lei è la regina del giardino e la mia preferita!

Ingredienti

200 gr di rose rosse ( io ho usato la rosa rampicante multifolia), ma può essere qualsiasi rosa rossa senza trattamenti

600 di acqua

400 di mele

il succo di un limone e mezzo

200 gr di miele di acacia

Una stecca di vaniglia aperta a metà

Un cucchiaino di agar agar

preparazione

Sbucciamo le mele e tagliamole a pezzetti, mettiamole in una pentola con il succo dei limoni.

Laviamo delicatamente i petali di rose, li scoliamo per bene e li uniamo alle mele insieme all’acqua e la stecca di vaniglia aperta, copriamo col coperchio o un piatto e lasciamo riposare per un paio d’ore. Mettiamo la pentola sul fuoco possibilmente con una piastra sotto per evitare che la composta possa attaccare, lasciamo bollire per qualche minuto, uniamo il miele, il cucchiaino di agar agar e facciamo cuocere mescolando, se c’è bisogno schiumando. Quando le mele si presentano morbide, frulliamo ad immersione e finiamo di cuocere fino alla consistenza di una purea. A me piace far riposare per una notte, sia le marmellate che le composte perché da fredde posso capirne meglio la consistenza, se giusta riporto sul fuoco fino al bollore ed invaso subito, se invece risulta ancora liquida, faccio bollire per alcuni minuti ed invaso sui vasetti sterilizzati in forno a 100 gr per una 15 minuti.

In questa preparazione non c’è lo zucchero, c’è il miele ed meno dolce delle marmellate quindi io consiglio la sterilizzazione in pentola mettendo i vasetti e alcuni strofinacci partendo dall’acqua fredda, portando a bollore per una trenta minuti e lasciando freddare la preparazione dentro la pentola. Così siamo sicuri che la composta non si rovini. Una volta aperto un vasetto riponiamolo in frigo. La composta è ottima sul pane, con i formaggi freschi e stagionati, mescolata a yogurt greco bianco da gustare come una crema gelata oppure nella cheesecake sempre con creme di formaggio cremoso o pasticcera. A voi la scelta! Io la trovo deliziosa!

Buona vita, buona composta di petali di rose!

Crema di melagrane croccante con granella di fave tostate di cacao ed agar agar

Non è una marmellata, non è una confettura ma una deliziosa, profumata e croccante crema da mangiare così com’è o per farcire torte o da gustare con lo yogurt bianco o con la ricotta. Per le crostate è consigliabile cuocerle col guscio in bianco e poi spalmare la crema senza farla cuocere per far sì che non perda l’aroma e la croccantezza della granella di fave tostate di cacao.

Ingredienti e preparazione

Un chilo e tre grammi di chicchi di melagrana puliti, stando attenti a togliere ogni eventuale pellicina che renderebbe amara la crema. Questa operazione si fa bene dentro una ciotola con l’acqua. Scoliamo bene i chicchi e mettiamoli in una pentola con 200 gr di acqua, uniamo il succo di due limoni, e facciamo scottare fino al primo bollore. Spegniamo il fuoco e lasciamo così per una notte. Il giorno dopo per facilitare l’operazione, prima frulliamo ad immersione poi con un po’ di pazienza, passiamo il tutto col passaverdura, in questo modo non avremo i semini frantumati fra i denti una volta cotta. Poi rimettiamo il tutto nella pentola con 340 gr di zucchero integrale di canna, mescoliamo e lasciamo cuocere le melagrane. Quando comincia a bollire uniamo 6 gr di polvere di agar agar, mescoliamo per far sciogliere bene l’addensante e lasciamo cuocere per altri 20 minuti. La crema finché è calda si presenta liquida, ma una volta fredda risulta come una crema. Possiamo aumentare di un grammo o due di polvere di agar agar, però io, con 6 gr. ho ottenuto una bella crema. Fate voi a vostro piacere. Ora prima di invasare la preparazione uniamo a piacere le fave tostate di cacao. Chiudiamo con i loro coperchi e se vi piace metteteli sotto sopra per il sottovuoto. Io non l’ho fatto, l’ho lasciati freddare coperti da uno spesso canovaccio. Quando la gusterete, una volta aperto il vasetto, mantenetelo in frigo e consumatelo in pochi giorni. Sarà un bel regalo per il prossimo S. Natale.

Buona vita ❤️e buona crema di melagrane con le fave tostate di cacao.

Marmellata di giuggiole al limone o all’arancia o alla cannella o allo zenzero

Alla scoperta dei capolavori gastronomici marchigiani perduti.

Non solo brodo o ratafià di giuggiole. Questa è un’antica ricetta marchigiana che si sta riscoprendo ora. Si era persa nei tempi, forse per il motivo che bisogna avere pazienza, per prepararla. È una buonissima marmellata, dolce per se stessa  che potrete gustare con le prepazioni tradizionali come la crostata o con i formaggi o soltanto con una buona fetta di pane.

Preparazione.
Ho messo una certa quantità di giuggiole, ne ho ricavate un chilo, con il succo del limone in una pentola con dell’acqua fino a coprirle. Le ho portate a bollore e le ho lasciate così una notte. La mattina ho tolto i noccioli, le ho pesate, considerate che in un chilo ho messo 300 gr di zucchero di canna, le ho rimesse in una pentola tenendo da  parte l’acqua di cottura. Ho aggiunto la buccia di arancia e di limone o se volete cannella o zenzero grattugiato, mescolando spesso ho lasciato cuocere. È stato necessario aggiungere acqua ogni tanto perché le giuggiole essendo fibrose si asciugano presto. Appena cotte, le ho passate col passaverdura, non frullatele, perché ci troveremmo in bocca fastidiose pellicine. Le ho rimesse a bollire, fino a raggiungere la giusta consistenza.  La marmellata non diventa compatta, resta morbida e lucida. Ho invasato e per sicurezza ho sterilizzato per 30 minuti. Gli scarti delle giuggiole li ho messi in piccoli vasetti che ho sterilizzato perché potrebbero fermentare. Li userò come se fossero uvetta o datteri.

Marmellata di tutti frutti estivi allo sciroppo di foglie di stevia

Lo zucchero sia bianco che di canna, male, i dolcificanti artificiali peggio. Si può vivere senza un po’ di dolcezza nella vita? Forse si, ma la sottoscritta, diventerebbe matta. Sono molto accorta nel cercare di preparare cibi sani per i miei e per me, cerco di eliminare zuccheri e magari evito perlomeno che non si assommino nei pasti della giornata. Ma un qualcosa di dolce, magari non tutti i giorni, vogliamo mangiarlo. Per evitare lo zucchero ho voluto sperimentare un dolcificante naturale e a zero calorie. I miei figli appassionati di giardinaggio, mi hanno regalato delle piantine di stevia. Le curo con tanto amore, ma se non faccio i miei esperimenti, a che servono? Prove su prove e devo dire che mi hanno dato soddisfazione. Per prima cosa ho fatto bollire  tre dl di acqua con una bella manciata di foglie di stevia, ho aggiunto un kl. di frutta, albicocche e pesche, prugne, il succo di limone che hanno bollito fino a cottura. Ho tolto poi le foglie di stevia, ho frullato ad immersione, fatto la prova del piattino e del palato. La marmellata è riuscita decisamente buona, delicata con retrogusto di liquirizia.  Una volta invasata, bisogna avere l’accortezza di sterilizzare i barattoli per 30/ 40 minuti. Una volta aperta, mettere in frigo e consumare presto. La nostra pianta di stevia, sarà utile anche per altre preparazioni come il succo di mela, di pere e di altra frutta. Se volete preparare il succo di frutta, basta far bollire la frutta coperta di acqua e foglie di stevia e succo di limone o di arancia. Una volta ben cotta, togliere le foglie e passare al passaverdura non frullare. Imbottigliare nelle bottiglie sterilizzate, chiudere con i loro coperchi e far di nuovo sterilizzare per un’ora dall’inizio dell’ebollizione. Far raffreddare e sistemare le bottiglie in luogo buio e asciutto. Il succo oltre ad essere buono da bere, può servire per dolcificare ciambelloni o torte al posto del latte.

La  marmellata  di Galeno Marmellata  di  mele  cotogne  e  radici di cicoria

Alla ricerca dei capolavori gastronomici marchigiani perduti

La marmellata di Galeno

Questa è una particolare marmellata amara di mele cotone e radici di cicoria. Cotogne e cicoria sono ricche di sostanze benefiche soprattutto per l’apparato digestivo, nelle radici si trova l’inulina una sostanza che favorisce l’azione dello sviluppo della microflora intestinale. Non a caso le virtù di queste due piante, erano menzionate nella medicina galenica in epoca romana tanto è vero che la marmellata era destinata a chiudere un lauto pasto come digestivo. La patria di questa marmellata, era un delizioso paese del maceratese, Ussita, purtroppo distrutto dal terremoto di un anno fa. Non si trova traccia di ricetta sulla rete, solo accenni storici! È certamente molto particolare, però vale la pena farla conoscere e recuperare la produzione di un prodotto tradizionale ed antico. Forse qualche azienda lo farà! Oltretutto avendo come ingredienti la mela cotogna e la radice di cicoria, non può che essere una preparazione sana e naturale. Come fare allora per preparare questa capolavoro antico che sembra tutto meno che una marmellata? Sperimentare, assaggiare e far provare al giudice di casa nostra. È l’unico con un naso ed un palato, superiori ai più. Basta che apra la porta di casa, per capire e sentire il suo autorevole parere su ciò che bolle in pentola. Mi sento per questo, molto fortunata! Ricordiamo che una ricetta della nostra tradizione, non può andare perduta.

Ingredienti

Mele cotogne in maggior quantità

Radici di cicoria a piacere

Zucchero 350 gr. per un kl. di prodotto

Succo di limone

Grappa o mistrà

Preparazione

Tagliamo a pezzi le mele cotogne e la cicoria dopo averle lavate, uniamo il succo del limone e lo zucchero, versiamo in una pentola. Mescoliamo bene e lasciamo a riposare per alcune ore. Mettiamo a bollire a fuoco lento fino a quando tutto è diventato morbido. Passiamo al passaverdure, per ottenere una purea che rimetteremo a cuocere mescolando di continuo per non farla attaccare. Controlliamo la cottura come si fa con le marmellate, mettendone un cucchiaino sul piattino. Se la consistenza è giusta, invasiamo, aggiungiamo il liquore e accendiamo facendo attenzione a non bruciare noi. Chiudiamo con i loro coperchi e copriamo con un canovaccio abbastanza spesso. Una volta ottenuto il sottovuoto, riponiamo in un luogo scuro.

Se vi piacciono le spezie, potete unire ad una parte, chiodi di garofano, bacche di ginepro, cardamomo, anice stellato e cannella. Potete mettere tutte le spezie in un sacchettino di tela che toglierete a fine cottura. Io l’ho trovata ancora più buona, molto aromatica con il retrogusto di amaro.

Variante con le noci, che potete mettere quasi alla fine della cottura. Unica precauzione, consumarla presto per non incorrere nell’arrancidimento delle noci stesse.

Variante con le pere e le stesse noci.

Fatemi sapere, se vi verrà la voglia di preparare questa rara e particolare marmellata.

Buona vita, buona marmellata di cotogne e radici di cicoria.

Torta  meringata  slava  del  maestro Umberto Sgoifo

Una crostata meringata della mia infanzia portata ed insegnata da esuli istriani. Erano venuti nel nostro paese per trovare lavoro e soprattutto pace! Erano brave persone, genitori e due giovani forti e bravi. Uno di questi era diventato il maestro delle nostre scuole. Sapeva fare dolci meravigliosi e decorava le torte in modo stupendo! Precursore dei nostri maestri pasticceri moderni.

Avevo dimenticato questo dolce. L’ultima volta l’ho preparata alla cresima della terza figlia, quasi vent’anni fa. Io l’ho chiamata la crostata di Sgoifo, questo era il cognome del maestro! Ha la solita pasta frolla, allora lui la faceva con un preparato nuovo ritenuto più sano del burro, la margarina. Sopra c’è un sottile velo di marmellata di albicocche e albumi montati a neve ferma, con zucchero e mandorle con la buccia tritate!

Posso dirvi di aver fatto delle modifiche, mettendo anche farina di farro, meno zucchero e meno burro.

Non è venuta perfetta, oggi avevo un diavoletto che me ne ha fatte combinare di tutti i colori. Mi sono pure scottata una mano e qualche parolaccia è scappata.

Non sono una santa, sapevatelo.

La foto qui sotto ha invece la marmellata di mirtilli ed è molto più bella

ingredienti per la frolla

200 gr. di farina 00

50 gr. Farina di farro

3 uova, i rossi per la frolla e gli albumi per la meringa

70 gr. di zucchero

100 di burro, la ricetta del maestro Sgoifo, era con la margarina e ne metteva 150 gr.

Buccia di limone

Un pizzico di sale

Cannella facoltativa

Marmellata di albicocche quanto basta per coprire leggermente la frolla, deve essere proprio un velo.

Per la meringa

3 albumi

3 cucchiai di zucchero, la ricetta originale prevede 200 gr.di zucchero oppure 100 gr.

Alcune gocce di limone e buccia di limone

150 gr. di mandorle con la buccia lavate ed asciugate in forno per alcuni minuti

Una variante è usare 150 gr di torrone morbido alle mandorle se vi capita come a me, di averne sempre in più. Basta frullarlo finemente ed unirlo alla meringa.

Preparazione

Lavorare la farina con i tuorli, il pizzico di sale, lo zucchero, il burro morbido e la buccia del limone. Quando il composto si presenta in briciole, continuare ad impastare a mano sulla spianatoia. Non dev’essere duro  ma morbido da stendere subito sulla carta forno e punzecchiare con la forchetta. Coprire la superficie con un velo di marmellata di albicocche. Nel frattempo frullare le mandorle finemente unendo un po’ di scorza di limone. Montare  gli albumi a neve con alcune gocce di limone, unire tre cucchiai di zucchero ed infine le mandorle. Spalmare con un cucchiaio la meringa sopra la marmellata facendo delle onde e cuocere in forno ventilato a 160 /170 gr.per 40/ 45 minuti. La superficie del dolce, deve presentarsi scura. Attenzione però a non farla bruciare.  Se volete una volta fredda, spolverare con zucchero a velo e cannella.

Forse per alcuni è una ricetta conosciuta. Io l’avevo dimenticata. Oggi per tanti motivi,  è stata una giornata di dolci e teneri ricordi. La mia infanzia è stata meravigliosa. Grazie ai miei e ai tempi diversi. Si poteva uscire il mattino, si tornava per pranzo e di nuovo fuori a giocare e a correre verso la campagna che d’estate ci ricopriva con le calde e dorate spighe del grano ed i papaveri. Mi dispiace per i nostri bambini che non capiranno mai, quanto era facile, semplice e tranquilla l’infanzia di prima.

#crostataslava #sgoifo #esuliistriani #frolla #meringata #zuccero #mandorle #infanziaperduta #nostalgia #scattapetriolo

Marmellata di albicocche al timo o zenzero

Il timo è una piantina aromatica, che adoro. Normalmente la si usa nelle preparazioni salate. Ma come del resto, usiamo il rosmarino, la melissa, la salvia ananas, nei dolci, cosi possiamo fare anche con il timo. Trovo il suo aroma fresco molto piacevole insieme alla dolcezza, ma neanche troppa, per il poco zucchero che c’e in questa marmellata di albicocche. Proviamola con i formaggi freschi, una ricotta o una robiola. E perché no, mettiamola sopra una fresca cheesecake con base di pasta salata e crema di mascarpone. Basta metterne un filo sopra e decorare con foglioline di timo.

ora vi racconto la ricetta facile, facile!

Ingredienti

750 gr di albicocche belle e sode

250 gr di zucchero semolato o integrale di canna

Alcune armelline ( spacchiamo i noccioli e prendiamo le mandorle che sono all’interno )

Un limone

Alcune foglioline di timo o menta o melissa oppure zenzero grattugiato o cannella

Preparazione

Laviamo le albicocche lasciandole asciugare, dividiamole in due e togliamo i noccioli interni che rompiamo per prendere le armelline che serviranno a dare un tocco di amaro alla marmellata. In una pentola mettiamo le albicocche con il succo di limone, lasciamo che riposino alcune ore, possibilmente in frigo, se avrete fretta mettete a cuocere subito a fuoco dolce fino a che la polpa dei frutti diventi morbida. Se le lasciamo riposare, facciamo cuocere dopo la sosta, allo stesso modo descritto sopra, una volta che le albicocche sono morbide, uniamo lo zucchero, le armelline spezzettate e le foglioline di timo o di menta o di melissa o di rosmarino, o lo zenzero grattugiato proseguiamo la cottura schiumando se c’è bisogno, alziamo la fiamma facendo addensare e controlliamo la cottura con la prova del piattino. Io vi do un consiglio che vi permetterà di capire meglio la consistenza di ogni marmellata, lasciatela freddare per una notte nella pentola, la mattina la mescoliamo e faremo la prova del piattino. Se resterà ferma e non troppo liquida la marmellata è pronta. La rimettiamo a bollire e la invasiamo nei vasetti sterilizzati al forno a 100 per una ventina di minuti. Io l’ho frullata ad immersione grossolanamente ma potete lasciarla a pezzi. Una volta invasata se vogliamo possiamo fare una seconda sterilizzazione per 30 minuti a partire dal bollore. Manteniamo la nostra marmellata in dispensa e gustiamola dopo un po’ di tempo. Buona ve lo assicuro da sola o in compagnia.

Ora vi lascio la versione a microonde

Stessa quantità della marmellata descritta sopra

Preparazione

Dopo il riposo della frutta mettiamola in una pirofila con due cucchiai di acqua, copriamo con un piatto, e facciamo cuocere alla potenza massima per tre minuti, sformiamo stando attenti a non scottarci con il vapore, uniamo lo zucchero, mescoliamo, il timo o quello che più vi piace, informiamo di nuovo lasciando cuocere per tre minuti. A metà cottura mescoliamo. Se vi piace più densa lasciare cuocere per altri 5 minuti. Lasciamo riposare un po’ ed invasiamo. Non vi scottate, non fate come me che ogni giorno lascio un impronta da qualche parte delle mani.

Buona vita, buona marmellata di albicocche al profumo di timo!

Buona estate!

Marmellata di melagrane ed arance all’anice stellato

Ingredienti:

i chicchi di tre melagrana puliti al netto

2 arance a fettine
zucchero pari peso della frutta pulita pulita
200 ml di acqua
anice stellato a piacere
liquore all’anice a piacere.

Procedimento:

preparare lo sciroppo facendo fondere lo zucchero con l’acqua a fuoco basso e quando comincia a sobbollire unire i chicchi di melagrana, le arance tagliate a fettine, pulite senza buccia e senza l’albedo ed infine, il succo di un limone.

I chicchi di tre melagrana puliti al netto

Marmellata di melagrane ed arance all’anice stellato

Mescolare spesso per evitare che il composto si attacchi. Unire l’anice stellato e proseguire la cottura a fuoco basso fino a quando le arance si presentano disfatte. Lasciare riposare nella pentola, fino al giorno successivo.

Marmellata di melagrane ed arance all'anice stellato
Ora passare tutto il composto col passaverdure a fori piccoli cercando di recuperarlo al meglio ed evitare di far cadere i semi dentro la marmellata.

Verificare la consistenza e se risulta essere quella giusta rimetterla sul fuoco soltanto fino al primo bollore. Se invece risulta ancora liquida, continuare la cottura fino ad addensare.

Marmellata di melagrane ed arance all'anice stellato

Togliere le stelline dell’anice ed invasare nei vasetti sterilizzati al forno. Prima di chiudere con i loro coperchi unire un goccio di liquore all’anice. Capovolgere i vasetti per ottenere il sottovuoto. Lasciare riposare la marmellata in luogo asciutto e buio, per almeno un mese.

Consigli d’uso:

Visto che sarà pronta per Natale…….farete cosa gradita se ne farete dono ai vostri cari ed amici.

…oltre che essere squisita sopra ad un buon pane, provate a fare una cheesecake con base cruda di frutta secca: noci, mandorle, nocciole e cocco, tutto legato da cioccolato fondente, con una crema di yogurt greco alla vaniglia e con la superficie ricoperta da un filo di questa deliziosa marmellata. Sentirete in bocca la croccantezza della frutta, il sapore amaro del cioccolato fondente, il sapore acido dello yogurt e il profumo dell’anice.