Autore: sunusaix

LE CASTAGNELLE

Le castagnelle sono dei dolci natalizi della regione Puglia. Facili e veloci da fare, con ingredienti tipicamente del tempo attuale quando in ogni casa chi più e chi meno, si appresta a fare biscotti e torte per festeggiare il Natale. Ci sono le mandorle, lo zucchero, il cacao amaro, la buccia di arancia, il latte e tanta cannella.

Questi sono gli ingredienti

250 g di mandorle, io ho unito alcune noci

250 g di farina 00

200 g di zucchero si può diminuire, io ne ho messo 150 grammi

80 g di cioccolato fondente

25 g di cacao amaro in polvere

150 ml di latte

2 cucchiaini o più di cannella

scorza grattugiata di 1 arancia

mezzo cucchiaino di bicarbonato

un pizzico di sale

zucchero a velo per decorare

Preparazione

Facciamo tostare le mandorle intere con la buccia sul forno statico a 180 gradi per cinque minuti. Le lasciamo raffreddare e poi le frulliamo nel mixer grossolanamente.

Nella ciotola mettiamo la farina, lo zucchero, il cacao, la buccia di arancia, un pizzico di sale, la cannella.

Uniamo le mandorle, il cioccolato fondente fuso ed il latte, regoliamoci se troppo duro aggiungiamo ancora un po’ di latte, se troppo morbido un po’ di farina. Il composto deve avere una consistenza da essere lavorato con le mani, dobbiamo fare dei salsicciotti che schiacceremo un po’. Li tagliamo diagonalmente ottenendo tanti biscotti che metteremo sopra la carta forno e a cuocere in forno statico a 170 / 180 gradi per tredici minuti. Non devono essere cotti molto ma restare morbidi.

Le castagnelle sono croccanti fuori e morbide dentro.

Sono buonissime, facciamone dono a Natale ai nostri cari ed amici.

Buona vita, buone castagnelle di Natale! ❤️

Le mie castagnelle spolverate di zucchero a velo

Appena uscite dal forno

LA ZUPPA ‘NDORATA

Patre Lavì ed il pranzo della festa dell’Immacolata Concezione

La zuppa ‘ndorata della festa dell’Immacolata
Concezione

Patre lavì, mingherlino, biancaticcio, quasi invisibile, si concedeva poco nella vita.
A tavola non diceva una parola, era peccato sprecare le parole per cose inutili.
Si faceva il segno della Croce prima di mangiare, poi un cenno con la mano destra per far capire alla perpetua, zoppa ed orba, che poteva portare il pasto, niente o quasi: minestre, zuppe, legumi ed un pezzetto di pecorino rinsecchito o di lardo rancido.
Povero patre Lavì! Qualche volta, la sera, negli ultimi anni si concedeva un formaggino sciolto nella minestra di brodo di ossa.
Nelle feste comandate non era molto diverso il suo cibo: per la festa dell’Immacolata Concezione usava farsi fare la zuppa ‘ ndorata: pane e pecorino grattugiati grossolanamente e un po’ di sale sbattuti con le uova, completava il piatto il brodo bollente di pezzi di gallina vecchia e ricco di “serene”, le goccioline di grasso, messo sopra.

Ieri è stata la festa della Madonna dell’Immacolata che per la chiesa cade proprio all’inizio del nuovo anno ordinario nel periodo dell’avvento.

I tempi frenetici di oggi sembrano aver fatto dimenticare che una volta per il popolo cristiano era la più importante di tutto l’anno, si faceva la vigilia stretta e digiuno.

Domani sarà festa della Madonna di Loreto, molto sentita qui nelle nostre Marche, stanotte da qualche parte si faranno li focaracci, per salutare la venuta sul colle della Santa casa di Nazaret.

Qui vi inserisco il calendario di Avvento.

🕯

𝗡𝗔𝗧𝗔̀’ 𝙘𝙖𝙡𝙚𝙣𝙙𝙖𝙧𝙞𝙤 𝙙𝙞𝙜𝙞𝙩𝙖𝙡𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙫𝙫𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙩𝙧𝙖𝙙𝙞𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙥𝙤𝙥𝙤𝙡𝙖𝙧𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙈𝙖𝙧𝙘𝙝𝙚 𝙘𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡𝙞 𝙘𝙤𝙣 𝙂𝙞𝙤𝙫𝙖𝙣𝙣𝙞 𝙂𝙞𝙣𝙤𝙗𝙞𝙡𝙞.

𝟵 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 – 𝗦𝗮𝗻 𝗦𝗶𝗿𝗼 𝗩𝗲𝘀𝗰𝗼𝘃𝗼
Li Focaracci
Avvenimento tutto e soprattutto marchigiano e infinitamente caro al cuore dei marchigiani, è la celebrazione della Traslazione della Santa Casa. La nostra gente vi ha intessuto un’aureola meraviglia di leggende.
Si accendono i «focaracci», i falò che illuminano la via da seguire per Loreto, accompagnati da spari di schioppi e petardi. Alle ore 3,15 tutte le campane, anche delle chiese di campagna, suonano a distesa.
Nelle case di campagna la polvere da sparo che avanzava dalla notte della venuta veniva conservata gelosamente per essere sparata nei giorni di temporale, in quanto si credeva potesse allontanare i fulmini, secondo l’antico principio dei simili.
Peccato che dopo l’inserimento al castello di cittadini non solo stranieri, le campane che hanno suonato per anni alle tre di notte, sono state messe a tacere. Poveri cittadini deboli di orecchi e non solo😓


Comunque noi sempre ligi alle tradizioni, mettiamo la sveglia questa notte alle tre per pregare la Salve Regina! Petriolo non dimentica la sua storia e le sue tradizioni.

Torniamo alla nostra ZUPPA ‘NDORATA raccontando come si fa!

Facciamo un buon brodo di carne mista, gallina, manzo o di cappone.

Uniamo tutti gli odori classici, sedano carote, cipolla infilzata con i chiodi di garofano, una foglia di lauro che lo renderà più profumato.

Per la zuppa ‘ndorata grattugiamo il pane che non deve essere raffermo, secco, ma ancora morbido, uniamo il pecorino, poco sale, e lavoriamo con le uova, versiamo nel brodo bollente mescolando poco, non deve essere come la stracciatella, ma molto disomogenea e rustica.

Se ci piace uniamoci i pezzetti di gallina o di manzo. Patre Lavì sarà felice di vederci gustare il suo povero piatto!

Buona vita, buona festa della Madonna di Loreto ❤️

MINESTRA DI RICOTTA A SCACCHI

Essendo una brava vecchietta, prevedo che per le prossime feste natalizie non avrò tanto tempo, né tanta pazienza, né tanta forza. Sperando di arrivarci con le mani o con i piedi, mi sto preparando qualche piatto da servire in quei giorni.

Sempre sulle tracce della mia vita passata, in una delle feste natalizie, c’era la famosa minestra a scacchi con il brodo di gallina o di cappone. La mia minestra a scacchi non era la solita con le uova, il formaggio, le spezie, ma con la ricotta, molto più saporita e più ricca. Me l’aveva insegnata la moglie del nostro medico di famiglia, che ogni anno a Natale mi faceva arrivare a casa una stella di Natale dalla sua “serva”, una donna che non riusciva mai a tenere la bocca chiusa, per lei ogni persona aveva un difetto!

La signora a Natale che doveva fare molte spese di non pochi soldi, temeva di non percepire lo stipendio del marito cosa impossibile perché in quel tempo era come un impiegato al servizio del comune, insieme alla levatrice, al veterinario, al messo comunale, al becchino, al fontaniere, all’usciere, a “lu famigliu”, cioè il responsabile dell’anagrafe. Non dipendeva certo dal sindaco avere o non avere lo stipendio.

Io ero una giovane sposa senza esperienza pur avendo la passione della cucina, andavo sempre leggendo le ricette in ogni rivista e compravo le enciclopedie a fascicoli che poi facevo rilegare a Corridonia.

La minestra a scacchi di ricotta per molto tempo l’avevo rimossa dalla mia mente, qualche anno fa mettendo a posto le mie cianfrusaglie nelle vecchie credenze, fra le pagine di un quaderno con la copertina nera, c’era un foglio scritto a penna rossa con la sua ricetta. Ogni anno da allora nelle feste natalizie e pasquali la mia minestra arriva fumante sulla mia tavola decorata per l’occasione.

Vale la pena farla, è buona, buona ed è pure elegante nella sua presentazione!

Fra poco sarà Natale, domani sarà il primo giorno di Avvento e nell’attesa facciamoci un pensierino e prepariamola magari al posto dei soliti cappelletti per i quali ci vuole molto tempo. A voi la scelta!

Buona vita, buona minestra di ricotta e soprattutto buon pranzo cammino di Avvento ❤️

Ingredienti

500 grammi di ricotta

5 uova

100 grammi di parmigiano reggiano

Sale

Noce moscata

Buccia di limone

Due cucchiai di farina

Preparazione

In una ciotola mettere le uova, la ricotta, il sale, la noce moscata, la buccia di limone, lavoriamo con le fruste unendo il parmigiano reggiano e la farina. Dobbiamo ottenere una crema omogenea.

Foderiamo una lastra con la carta forno, versiamo la crema di ricotta livellando bene la superficie. Mettiamo in forno a 180 gradi per quasi trenta minuti, regoliamoci con il nostro forno, se la superficie scurisce troppo, abbassiamo un po’ la temperatura. Una volta cotta lasciamo freddare sopra una grata e poco prima di tuffarla nel brodo bollente la tagliamo a scacchi, aspettiamo che salga in superficie mescolandola. Serviamola subito!

La minestra di ricotta nel brodo di carne

La minestra tagliata a scacchi

La minestra appena uscita dal forno

LU CUTICUSU

Due novembre festa dei morti a Petriolo

La sera dopo la sfilata della banda che suonando accompagnava la folla al cimitero per ascoltare la messa in ricordo dei morti, si tornava su al paese piano, piano ognuno alla propria casa, discutendo col fiatone delle persone che non c’erano più e dei fatti del paese. Lentamente e con l’animo ormai in pace si pensava alla cena che per i più era costituita da un piatto di cuticùsu, fava lessata (fava ‘gréccia) condita con olio, aceto, sale, aglio, maggiorana e pezzettini di sardelle.
La povertà di allora non consentiva di arricchire lu cuticùsu, solo più tardi in tempo dì benessere si incominciò ad unire gli ingredienti come il tonno, i capperi, i sottaceti ed il peperoncino.
Mio padre era quello che una volta spogliatosi della divisa di suonatore della banda, si recava con un pentolino su verso la costa di s. Martì che portava alla sezione dei combattenti e reduci della guerra. Lì un gruppo di uomini giovani e vecchi preparavano guidati da una signora vedova, lu cuticùsu.
Quel periodo e quelle persone non ci sono più ed insieme si è persa la tradizione, non per noi che il due novembre sulla tavola non può mancare lu cuticùsu nel ricordo di babbo.

MARMELLATA DI CAKI ALLA VANIGLIA

Una buonissima crostata alla frutta secca e farina di tipo uno con germe di grano, per la prima colazione che per me è sempre dolce perché diversamente non potrei iniziare la giornata.

Scorbutica come sono, mi ci vuole un po’ di dolcezza, poca quella giusta per non pensare al domani che per la mia età lo vedo poco sicuro che ci sarà. Mi ritengo a volte tanto in là con i miei anni che non ho altro che la morte davanti.

Sono così triste a volte che trovo duro quel poco o tanto che il buon Dio ha riservato per me! Scusatemi e andiamo avanti con la condivisione della ricetta della marmellata di caki che in questo diario di una mamma c’è già da diversi anni!

La crostata fatela come vi pare, io ho usato 50 grammi di mandorle e noci frullate con lo zucchero 70 grammi non di più, ed il resto di 250 grammi di farina di tipo uno e germe di grano, ho unito 75 grammi di burro, due uova, zenzero e cannella ed un cucchiaino di lievito per dolci.

Ho lasciato riposare per una mezz’ora e steso coprendo la superficie con la marmellata di caki ed ho unito strisce di buccia di arancia sciropposa fatta ad inizio anno.

Se trovate dei buoni caki vi consiglio vivamente di arricchire la vostra dispensa con la buonissima marmellata!

Buona vita, buona marmellata di caki alla vaniglia ❤️

I miei erano dei piccoli caki che sono stati divorati dagli uccellini

TRECCIA DI PANE E MARMELLATA DI PRUGNE ALL’INFUSO DI MISTO DI FRUTTI DI BOSCO

Prima di chiudere l’attività di “fornàra”, ancora una treccia al latte e burro, tanto affonderemo in molti!

Non che io sia una “fornàra” di professione, sono solo una grande appassionata di pane e dintorni.

Il tempo sta volando via in maniera impressionante. A volte capita che questo scorrere della vita mi faccia soccombere! Sì, mi mette ansia e paura, allora mi metto ad impastare, cosa fin dalla prima spolverata di farina non si sa cosa, viene dopo l’idea e così passano le paure.

Com’è il proverbio? Morte in compagnia, morte in allegria!!! Allegria, allegria diceva il buon Mike Bongiorno, roba da vecchi, ma tanto del diman non c’è certezza ed il resto è noia! Fare tanti sacrifici? Non ne vale la pena, infatti stamattina con quel pane, burro e marmellata di prugne all’infuso di misto di frutti di bosco, sono stata in paradiso. Cosa si può volere di più dalla vita? Niente, il resto è noia e qualcos’altro!

Allora non metto nessuna ricetta, tanto nessuno la replicherà, vi faccio vedere quanto è bello il pane, la marmellata ed il resto ancora una volta è quel che sarà!

Buona vita, buon pane burro e marmellata ❤️

Ciao a tutti, godetevi le cose belle!

PANNOCIATO E PÀ NNOCIATO

Vale la pena ricordare questo giorno festa dell’Esaltazione della Croce con anche la nostra tradizione culinaria marchigiana molto antica!

Pannociato dolce
Pà nnociato pane alle noci

MILLE FOGLIE DI CRÊPES AL FORMAGGIO CREMOSO E ZUCCHINE GRIGLIATE

È una caldissima domenica di settembre, ma sembra ancora agosto, l’afa toglie il respiro, potrei anche non cucinare nulla dato che in casa ora nessuno viene più a pranzo come di solito succedeva prima che nascessero i nipotini.

Potrei riposarmi o potrei fare un po’ di pulizia nel nostro orto giardino scapigliato del quale oramai non resta che niente. Il tempo ha messo fine agli alberi da frutta, restano gli ulivi che pure loro stanno esaurendo il loro ciclo, nell’orto solo alcune piante di pomodori e zucchine secche come foglie di tabacco.

Siamo ormai una famiglia di persone anziane, due per la precisione, i figli? Per conto loro! Ma è così per tutti! La vita finisce prima o poi.

Da qualche tempo non ho più appetito, avrò fatto la fine dell’asino, dàje oggi, dàje domani, si era abituato e morì.

Odio la carne, mi piacciono i primi cremosi ma di pasta fresca all’uovo, mi piacciono le verdure e la frutta ed i miei dolci non dolci. Uso poco zucchero e pochi grassi da sempre ed i dolci di pasticceria non mi piacciono. Mangio solo il mio pane con lievito madre che ho “creato” quasi 15 anni fa quando non andava di moda fare il pane maniacalmente.

Sono un po’ complicata in tutto, ma ormai sono alla fine, quanti giorni o quanti anni possono esserci rimasti? Chi lo sa? Il padre eterno, quindi non potendo togliermi né aggiungermi attimi di vita, mangio quello che mi va!

Un po’ di cose proibite non cambieranno niente, sono convinta che Dio ha stabilito il mio momento e nessuno può farci nulla.

Quando è ora, è ora amen!

Allora ho voglia di un piatto morbido e cremoso.

Ho le crêpes surgelate, ho tre zucchine raccolte ieri, sono le ultime, le faccio a strisce lunghe e sottili e le faccio cuocere con un filo d’olio extravergine d’oliva sul piatto crisp, volendo si possono fare sul forno normale, ma ci vuole più tempo. Io uso questo modo di cucinare perché è veloce e le verdure rimangono croccanti.

Vi finisco a racontare la ricetta più giù.

Ingredienti

Per le crêpes

250 grammi di farina 0

Tre quarti di latte più o meno

3 uova

3 cucchiai di olio extravergine d’oliva

Sale

Per il ripieno

400 grammi di robiola o Filadelfia

Tre zucchine che faremo grigliate

Erbe aromatiche

Timo, erba cipollina, maggiorana, basilico, erba cedrina

Latte quanto ne basta per rendere cremosa la crema di formaggio e zucchine

Preparazione

Mescoliamo alla farina le uova il sale, il latte a temperatura ambiente, l’olio. Frulliamo con le fruste per amalgamare bene. La pastella deve essere abbastanza fluida, regoliamoci.

Lasciamo riposare in frigo per un po’ di tempo.

Facciamo le crêpes o nella crepiera, io ce l’ho da quarant’anni, oppure in un padellino, facciamole sottili.

Mescoliamo il formaggio scelto, uniamo le zucchine grigliate a listarelle, poco sale ed il latte quanto ce ne vuole per ottenere una crema abbastanza liquida ed uniamo le erbe aromatiche.

Prendiamo una pirofila, mettiamo sopra un po’ della crema di formaggio e zucchine, cominciamo a fare gli strati alternando crema e crêpes. Finiamo con la crema e fiocchetti di burro.

Mettiamone forno a 180 gradi per quasi mezz’ora. La superficie deve risultare dorata.

Serviamo le mille foglie calde.

È un piatto completo e molto sostanzioso! Per me è eccezionale!

Io me le sono pappate nel silenzio assoluto da sola. L’altro bacucco era impegnato a scorrere il maledetto cellulare. Ad una certa età, si diventa maniaci senza capirci una mazza.

Buona vita, buon crêpes di formaggio e zucchine alle erbe aromatiche ❤️

Le crêpes appena uscite dal forno
Le crêpes prima di essere cotte

SETTEMBRE

Io so’ settembre; so’ molto cortese, a li villani io faccio le spese; porto l’ùa, li fichi, le mele e co’ ‘sti frutti je faccio piacere.
Salvia, majorana, trosmarino trapiantali a settembre e al tuo vicino.
È tempo di bacchiar le noci e la tradizione vuole che si faccia verso il 14 di questo mese data della festa dell’esaltazione della Croce.
Santa Croce la pertica per la noce.
E allora “lo pà nociato” con le noci appena raccolte e il pecorino, “lo pannociato” dolce, i biscotti di mosto fresco e semi di anici sono pronti!
Per fare il pà nociato basta prendere la massa di pane ed aggiungere noci fresche e pecorino. Formare il filoncino è una volta lievitato cuocere come un pane. Per il pannociato dolce, si lavorano uova, burro, zucchero, caffè, cacao, vaniglia, uvette, noci, rum, cognac, alchermes, limone e farina quanta ne serve per formare un filoncino e cuocere a 180.

Tutte le ricette le trovate qui 👇

Buona vita, buon mese di settembre ❤️

MARMELLATA DI ALBICOCCHE E TIMO LIMONCINO

Le mie estati non esisterebbero senza poter lavorare la frutta dorata che il sole cocente ci regala.

Questa è la seconda estate che faccio la nonna di Sara Futura, muoio dal desiderio di farla pure ad Ettore nato tre mesi fa, purtroppo lui è lontano da me e non mi è possibile stargli vicino. Mi vengono le lacrime quando lo rivedo anche solo virtualmente. Cresce bene grazie a Dio, mi auguro di passare molto tempo con lui! Chissà?

Ritornando al racconto delle mie estati marmellando, ringrazio sempre il creatore per avermi dato la forza ed il tempo per poterlo fare, le marmellate ed il pane con il mio lievito madre, sono le mie più grandi passioni.

Quindi, per quest’anno è quasi andata. L’anno prossimo? Dio ci penserà.

Nella mia cucina si muore dal caldo avendo sopra la testa il terrazzo della mansarda, ma mi rilassa molto sciogliere la frutta più bella, lavarla, tagliarla con tanta passione. La metto nella pentola, aggiungendo il succo di limone, le spezie o le erbe aromatiche, quello che in quel momento mi passa per la mente.

Aggiungo lo zucchero, faccio riposare o no a seconda del tipo di frutta.

Le albicocche per me è meglio non metterle ad attendere che rilassino il loro succo, la marmellata diventa molto liquida e per addensarla bisogna poi farla bollire molto, cosa che le farebbe perdere colore e sapore. Quindi si fa prima e si ottiene un buonissimo risultato cuocendola subito facendole fare il riposo fino al giorno dopo per capire la sua densità.

Questi sono gli ingredienti

Un chilo e mezzo di belle e dure albicocche

650 grammi di zucchero

Il succo di un limone

Timo limoncino

Preparazione

Tagliamo le albicocche a pezzetti, uniamo lo zucchero ed il succo di limone, mettiamola subito a cuocere stando attenti a non farla attaccare magari mettendo sotto la pentola la piastra di ghisa. Uniamo il timo limoncino messo in un sacchettino di tela o legato per non far disperdere le foglie. Facciamola bollire prima a fuoco alto mescolando, spegniamo il fuoco e lasciamo riposare per una notte. La mattina possiamo capire la consistenza della marmellata da fredda. Se è giusta densa che non scivola alla prova del piattino, la rimettiamo a bollire per poi invasarla nei barattoli stabilizzati a microonde. Per fare questo basta metterli nel forno insieme ad una tazza d’acqua e quando arriva a bollore per alcuni minuti, i vasetti sono sterilizzati.

Se la marmellata non è ancora giusta perché troppo liquida, la mettiamo a bollire per alcuni minuti. Ci regoliamo.

Invadiamo la caldissima e chiudiamo i barattoli con i loro coperchi, volendo si può aggiungere un po’ di succo di limone che manterrà bello il colore.

La marmellata di albicocche al profumo di timo limoncino è freschissima, buona per le crostate o per i formaggi o il nostro yogurt greco naturale.

Buona vita, buona marmellata di albicocche al timo limoncino ❤️

Marmellata di albicocche

Pane naturale burro e marmellata di albicocche