Una ricetta tanto antica e tanto buona che per la festa dei Morti nelle nostre case a Petriolo, non può mancare.
Tanto più in là non è usuale preparare questo saporito piatto, però grazie a CARLO NATALI dell’orastrana, qualche chilometro in più lo sta facendo diventando così più conosciuto.
Vale la pena provare a farlo, vi stupirà di certo.
La mia créscia fojata salata, ricetta tradizionale delle nostre parti, una specie di strudel con una sfoglia neutra e salutare, fatta con la farina, olio extravergine d’oliva, sale e acqua calda. Tirata sottilissima con le mani, l’ho ricoperta di pomodorini datterini, le mie zucchine ed emmentaler ed origano. Una cottura veloce fatta al forno a microonde con la funzione crisp.
Vi assicuro che è croccante e buonissima e soprattutto velocissima.
La ricetta della sfoglia è descritta sopra, per fare la versione salata, dopo aver steso la pasta prima col matterello e poi con le mani, la ricopriamo con i pomodorini datterini, zucchine a fettine saltate con la cipolla per pochi minuti, e fette di formaggio emmental o pecorino. Io l’ho cotta sul piatto crisp a microonde, ci sono voluti 7/8 minuti, ma la possiamo cuocere in forno trans 180 gradi per il tempo che ci vuole ad ottenere una cottura croccante e dorata.
Ognuno conosce il proprio forno e quindi sa regolarsi bene.
Buona vita, buona créscia fojata con le verdure ❤️
Passa il tempo, purtroppo se ne ha sempre meno a disposizione per fare e scrivere le nostre ricette!
Le mie tavole festive sono sempre fatte con la fretta per le molte cose che voglio fare in cucina, non compro niente di cucinato perché a me fa male.
Metto da parte le idee magari suggerite dalle foto che circolano durante tutto il periodo che precede la festa che siano il Natale o la Pasqua.
All’ultimo minuto non c’è niente di quello pensato.
Mi guardo intorno, scendo le tre scale che portano nel disordine del mio non so più come chiamarlo, orto giardino penoso, alzo gli occhi al cielo, taglio con le cesoie i rami dei vecchi abeti che non ce la fanno più, rientro in casa, comincio a pensare cosa fare.
I rami li sistemo sopra la tovaglia, prendo due piccole bottiglie, infilo dentro le lucine ed i rametti, lego il resto e poi?
Mi viene in mente che là nelle scatole ci sono i miei vecchi lavori ad uncinetto, le stelle di Natale, servono anche quest’anno per finire di decorare una parca mensa per sole quattro persone.
Ma, chi c’è però al suo primo Natale?
Ettore con il maglioncino rosso che nonna Anna Maria gli ha regalato, peccato però che non sono più le sue mani a lavorar di ferri!
Il tempo non lascia scampo!!!
Gli altri non ci sono, il mio vecchio sogno di radunare tutti pare non si realizzi. Tre sono i miei figli, con le loro rispettive moglie e marito siamo in otto, sono arrivati i doni più preziosi al mondo e siamo arrivati a dieci.
Per ora nulla si è avverato, mi auguro che il sogno si avveri per la prossima Pasqua, altrimenti non saprei quando, Dio solo lo sa!
È finito il Natale in men che non si dica, avevo preparato tanti buoni piatti, sono quasi tutti nel congelatore, il destino o chi per lui ha deciso diversamente!
Il mio menù di quest’anno era composto da antipasto italiano, pane naturale fatto da me, cappelletti in brodo di cappone fatti da me, bollito, arrosto, verdure e il mio solito tronchetto scomposto!
Buona vita, buon anno ❤️
Decisamente semplice
Il mio bimbo bello Classico antipasto italiano I colori di Natale Il mio ceppo tronchetto di Natale al cioccolato fondente con crema ganache, mascarpone e torrone al cioccolato e pistacchio I miei cappelletti ricetta di casa nostra
Fra le tradizioni dolci antiche, contadine e povere, una volta c’era la pizza de Natà che si dice affondare le sue radici nella tradizione medioevale.
Nel corso della storia culinaria marchigiana si è persa però la tradizione di preparala perché nel frattempo nelle nostre tavole natalizie marchigiane e non solo, sono arrivati i dolci più sofisticati e più ricchi di ingredienti quali il burro o il cacao o il cioccolato.
La pizza de Natà, una specie di panettone senza pretese, era fatta con tutti gli ingredienti che si raccoglievano in campagna alla fine dell’estate inizio autunno. Le noci ed i fichi simboli di fertilità e benessere legati al culto del Dio greco Dionisio, le uvette essiccate al sole nelle nostre campagne, portatrici di fortuna e benessere che solitamente si mangiavano il giorno del primo dell’anno erano gli ingredienti principali. Solo più tardi venivano aggiunti il cacao, il cioccolato, il caffè ed alcuni liquori come il mistrà. Inoltre non mancavano le bucce di agrumi, la cannella, i chiodi di garofano e le noce moscata.
La pizza de Natà assomiglia molto a lu crustingu, quel miscuglio di frutta secca e spezie, infatti dopo aver fatto il primo impasto cioè la pasta di pane, lo si aggiunge per darle più sapore e corporsità alla preparazione.
Nella ricetta originale c’è la frutta secca così senza essere insaporita dalla sapa come invece si fa con lu crustingu, è certamente più corta e facile la preparazione, quindi sta a voi scegliere la via che più vi aggrada.
A noi piace così com’è venuta la pizza de Natà.
La tradizione della cottura della pizza de casció e dóce de Pasqua, come quella de Natà vuole che si usino le pentole di rame alte e strette, quelle stesse appese nella nostra cucina che appartenevano alla nonna Margarita.
Avendo meno tempo di sempre, quest’anno ho fatto la pizza de Natà, in versione veloce senza lievitazione. Il lievito chimico per dolci non toglie niente alla bontà del dolce.
Quindi vi lascio la ricetta della pizza de Natà con lievitazione veloce.
Metterò quando avrò tempo anche quella con il lievito di birra, tanto è un dolce buonissimo che si può mangiare anche tutto l’anno.
Preparazione
La pizza de Natà
Lavoriamo 80 grammi di burro con 80 di zucchero, uniamo due uova, 30 grammi di olio extravergine d’oliva, 300 di latte, una tazzina di caffè, sapa a piacere, due cucchiai di cacao con 300 grammi di farina ed il lievito setacciati. Il composto deve essere morbido, consideriamo che dobbiamo aggiungere la frutta secca.
Uniamo quindi le noci, le mandorle, le nocciole, i pinoli, un goccio di Varnelli, la cannella e le scorze di arancia e di limone.
Versiamo nello stampo foderato con la carta forno e mettiamo a cuocere a 180 gradi statico per 35/ 40 minuti. Controlliamo la cottura con lo stecchino che deve uscire asciutto.
Natale è già passato, sarà festa fino al giorno dell’Epifania, possiamo fare ancora la pizza de Natà per chiudere in bellezza il periodo più bello e gioioso dell’anno!
Buona vita, buona pizza de Natà ❤️
Pizza de NatàLa pizza de Natà tagliata Le pentole di rame dove un tempo venivano usate per la cottura delle pizze de Natà o de Pasqua sia dolce che di formaggio
Le castagnelle sono dei dolci natalizi della regione Puglia. Facili e veloci da fare, con ingredienti tipicamente del tempo attuale quando in ogni casa chi più e chi meno, si appresta a fare biscotti e torte per festeggiare il Natale. Ci sono le mandorle, lo zucchero, il cacao amaro, la buccia di arancia, il latte e tanta cannella.
Questi sono gli ingredienti
250 g di mandorle, io ho unito alcune noci
250 g di farina 00
200 g di zucchero si può diminuire, io ne ho messo 150 grammi
80 g di cioccolato fondente
25 g di cacao amaro in polvere
150 ml di latte
2 cucchiaini o più di cannella
scorza grattugiata di 1 arancia
mezzo cucchiaino di bicarbonato
un pizzico di sale
zucchero a velo per decorare
Preparazione
Facciamo tostare le mandorle intere con la buccia sul forno statico a 180 gradi per cinque minuti. Le lasciamo raffreddare e poi le frulliamo nel mixer grossolanamente.
Nella ciotola mettiamo la farina, lo zucchero, il cacao, la buccia di arancia, un pizzico di sale, la cannella.
Uniamo le mandorle, il cioccolato fondente fuso ed il latte, regoliamoci se troppo duro aggiungiamo ancora un po’ di latte, se troppo morbido un po’ di farina. Il composto deve avere una consistenza da essere lavorato con le mani, dobbiamo fare dei salsicciotti che schiacceremo un po’. Li tagliamo diagonalmente ottenendo tanti biscotti che metteremo sopra la carta forno e a cuocere in forno statico a 170 / 180 gradi per tredici minuti. Non devono essere cotti molto ma restare morbidi.
Le castagnelle sono croccanti fuori e morbide dentro.
Sono buonissime, facciamone dono a Natale ai nostri cari ed amici.
Buona vita, buone castagnelle di Natale! ❤️
Le mie castagnelle spolverate di zucchero a veloAppena uscite dal forno
Patre Lavì ed il pranzo della festa dell’Immacolata Concezione
La zuppa ‘ndorata della festa dell’Immacolata Concezione
Patre lavì, mingherlino, biancaticcio, quasi invisibile, si concedeva poco nella vita. A tavola non diceva una parola, era peccato sprecare le parole per cose inutili. Si faceva il segno della Croce prima di mangiare, poi un cenno con la mano destra per far capire alla perpetua, zoppa ed orba, che poteva portare il pasto, niente o quasi: minestre, zuppe, legumi ed un pezzetto di pecorino rinsecchito o di lardo rancido. Povero patre Lavì! Qualche volta, la sera, negli ultimi anni si concedeva un formaggino sciolto nella minestra di brodo di ossa. Nelle feste comandate non era molto diverso il suo cibo: per la festa dell’Immacolata Concezione usava farsi fare la zuppa ‘ ndorata: pane e pecorino grattugiati grossolanamente e un po’ di sale sbattuti con le uova, completava il piatto il brodo bollente di pezzi di gallina vecchia e ricco di “serene”, le goccioline di grasso, messo sopra.
Ieri è stata la festa della Madonna dell’Immacolata che per la chiesa cade proprio all’inizio del nuovo anno ordinario nel periodo dell’avvento.
I tempi frenetici di oggi sembrano aver fatto dimenticare che una volta per il popolo cristiano era la più importante di tutto l’anno, si faceva la vigilia stretta e digiuno.
Domani sarà festa della Madonna di Loreto, molto sentita qui nelle nostre Marche, stanotte da qualche parte si faranno li focaracci, per salutare la venuta sul colle della Santa casa di Nazaret.
𝟵 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 – 𝗦𝗮𝗻 𝗦𝗶𝗿𝗼 𝗩𝗲𝘀𝗰𝗼𝘃𝗼 Li Focaracci Avvenimento tutto e soprattutto marchigiano e infinitamente caro al cuore dei marchigiani, è la celebrazione della Traslazione della Santa Casa. La nostra gente vi ha intessuto un’aureola meraviglia di leggende. Si accendono i «focaracci», i falò che illuminano la via da seguire per Loreto, accompagnati da spari di schioppi e petardi. Alle ore 3,15 tutte le campane, anche delle chiese di campagna, suonano a distesa. Nelle case di campagna la polvere da sparo che avanzava dalla notte della venuta veniva conservata gelosamente per essere sparata nei giorni di temporale, in quanto si credeva potesse allontanare i fulmini, secondo l’antico principio dei simili. Peccato che dopo l’inserimento al castello di cittadini non solo stranieri, le campane che hanno suonato per anni alle tre di notte, sono state messe a tacere. Poveri cittadini deboli di orecchi e non solo😓
Comunque noi sempre ligi alle tradizioni, mettiamo la sveglia questa notte alle tre per pregare la Salve Regina! Petriolo non dimentica la sua storia e le sue tradizioni.
Torniamo alla nostra ZUPPA ‘NDORATA raccontando come si fa!
Facciamo un buon brodo di carne mista, gallina, manzo o di cappone.
Uniamo tutti gli odori classici, sedano carote, cipolla infilzata con i chiodi di garofano, una foglia di lauro che lo renderà più profumato.
Per la zuppa ‘ndorata grattugiamo il pane che non deve essere raffermo, secco, ma ancora morbido, uniamo il pecorino, poco sale, e lavoriamo con le uova, versiamo nel brodo bollente mescolando poco, non deve essere come la stracciatella, ma molto disomogenea e rustica.
Se ci piace uniamoci i pezzetti di gallina o di manzo. Patre Lavì sarà felice di vederci gustare il suo povero piatto!
Buona vita, buona festa della Madonna di Loreto ❤️
Essendo una brava vecchietta, prevedo che per le prossime feste natalizie non avrò tanto tempo, né tanta pazienza, né tanta forza. Sperando di arrivarci con le mani o con i piedi, mi sto preparando qualche piatto da servire in quei giorni.
Sempre sulle tracce della mia vita passata, in una delle feste natalizie, c’era la famosa minestra a scacchi con il brodo di gallina o di cappone. La mia minestra a scacchi non era la solita con le uova, il formaggio, le spezie, ma con la ricotta, molto più saporita e più ricca. Me l’aveva insegnata la moglie del nostro medico di famiglia, che ogni anno a Natale mi faceva arrivare a casa una stella di Natale dalla sua “serva”, una donna che non riusciva mai a tenere la bocca chiusa, per lei ogni persona aveva un difetto!
La signora a Natale che doveva fare molte spese di non pochi soldi, temeva di non percepire lo stipendio del marito cosa impossibile perché in quel tempo era come un impiegato al servizio del comune, insieme alla levatrice, al veterinario, al messo comunale, al becchino, al fontaniere, all’usciere, a “lu famigliu”, cioè il responsabile dell’anagrafe. Non dipendeva certo dal sindaco avere o non avere lo stipendio.
Io ero una giovane sposa senza esperienza pur avendo la passione della cucina, andavo sempre leggendo le ricette in ogni rivista e compravo le enciclopedie a fascicoli che poi facevo rilegare a Corridonia.
La minestra a scacchi di ricotta per molto tempo l’avevo rimossa dalla mia mente, qualche anno fa mettendo a posto le mie cianfrusaglie nelle vecchie credenze, fra le pagine di un quaderno con la copertina nera, c’era un foglio scritto a penna rossa con la sua ricetta. Ogni anno da allora nelle feste natalizie e pasquali la mia minestra arriva fumante sulla mia tavola decorata per l’occasione.
Vale la pena farla, è buona, buona ed è pure elegante nella sua presentazione!
Fra poco sarà Natale, domani sarà il primo giorno di Avvento e nell’attesa facciamoci un pensierino e prepariamola magari al posto dei soliti cappelletti per i quali ci vuole molto tempo. A voi la scelta!
Buona vita, buona minestra di ricotta e soprattutto buon pranzo cammino di Avvento ❤️
Ingredienti
500 grammi di ricotta
5 uova
100 grammi di parmigiano reggiano
Sale
Noce moscata
Buccia di limone
Due cucchiai di farina
Preparazione
In una ciotola mettere le uova, la ricotta, il sale, la noce moscata, la buccia di limone, lavoriamo con le fruste unendo il parmigiano reggiano e la farina. Dobbiamo ottenere una crema omogenea.
Foderiamo una lastra con la carta forno, versiamo la crema di ricotta livellando bene la superficie. Mettiamo in forno a 180 gradi per quasi trenta minuti, regoliamoci con il nostro forno, se la superficie scurisce troppo, abbassiamo un po’ la temperatura. Una volta cotta lasciamo freddare sopra una grata e poco prima di tuffarla nel brodo bollente la tagliamo a scacchi, aspettiamo che salga in superficie mescolandola. Serviamola subito!
La minestra di ricotta nel brodo di carne La minestra tagliata a scacchi La minestra appena uscita dal forno
La sera dopo la sfilata della banda che suonando accompagnava la folla al cimitero per ascoltare la messa in ricordo dei morti, si tornava su al paese piano, piano ognuno alla propria casa, discutendo col fiatone delle persone che non c’erano più e dei fatti del paese. Lentamente e con l’animo ormai in pace si pensava alla cena che per i più era costituita da un piatto di cuticùsu, fava lessata (fava ‘gréccia) condita con olio, aceto, sale, aglio, maggiorana e pezzettini di sardelle. La povertà di allora non consentiva di arricchire lu cuticùsu, solo più tardi in tempo dì benessere si incominciò ad unire gli ingredienti come il tonno, i capperi, i sottaceti ed il peperoncino. Mio padre era quello che una volta spogliatosi della divisa di suonatore della banda, si recava con un pentolino su verso la costa di s. Martì che portava alla sezione dei combattenti e reduci della guerra. Lì un gruppo di uomini giovani e vecchi preparavano guidati da una signora vedova, lu cuticùsu. Quel periodo e quelle persone non ci sono più ed insieme si è persa la tradizione, non per noi che il due novembre sulla tavola non può mancare lu cuticùsu nel ricordo di babbo.
Io so’ settembre; so’ molto cortese, a li villani io faccio le spese; porto l’ùa, li fichi, le mele e co’ ‘sti frutti je faccio piacere. Salvia, majorana, trosmarino trapiantali a settembre e al tuo vicino. È tempo di bacchiar le noci e la tradizione vuole che si faccia verso il 14 di questo mese data della festa dell’esaltazione della Croce. Santa Croce la pertica per la noce. E allora “lo pà nociato” con le noci appena raccolte e il pecorino, “lo pannociato” dolce, i biscotti di mosto fresco e semi di anici sono pronti! Per fare il pà nociato basta prendere la massa di pane ed aggiungere noci fresche e pecorino. Formare il filoncino è una volta lievitato cuocere come un pane. Per il pannociato dolce, si lavorano uova, burro, zucchero, caffè, cacao, vaniglia, uvette, noci, rum, cognac, alchermes, limone e farina quanta ne serve per formare un filoncino e cuocere a 180.