Natale

NATALE 2024

Le mie tavole festive sono sempre fatte con la fretta per le molte cose che voglio fare in cucina, non compro niente di cucinato perché a me fa male. 

Metto da parte le idee magari suggerite dalle foto che circolano durante tutto il periodo che precede la festa che siano il Natale o la Pasqua. 

All’ultimo minuto non c’è niente di quello pensato.

Mi guardo intorno, scendo le tre scale che portano nel disordine del mio non so più come chiamarlo, orto giardino penoso, alzo gli occhi al cielo, taglio con le cesoie i rami dei vecchi abeti che non ce la fanno più, rientro in casa, comincio a pensare cosa fare. 

I rami li sistemo sopra la tovaglia, prendo due piccole bottiglie, infilo dentro le lucine ed i rametti, lego il resto e poi? 

Mi viene in mente che là nelle scatole ci sono i miei vecchi lavori ad uncinetto, le stelle di Natale, servono anche quest’anno per finire di decorare una parca mensa per sole quattro persone. 

Ma, chi c’è però al suo primo Natale? 

Ettore con il maglioncino rosso che nonna Anna Maria gli ha regalato, peccato però che non sono più le sue mani a lavorar di ferri! 

Il tempo non lascia scampo!!! 

Gli altri non ci sono, il mio vecchio sogno di radunare tutti pare non si realizzi. Tre sono i miei figli, con le loro rispettive moglie e marito siamo in otto, sono arrivati i doni più preziosi al mondo e siamo arrivati a dieci.

Per ora nulla si è avverato, mi auguro che il sogno si avveri per la prossima Pasqua, altrimenti non saprei quando, Dio solo lo sa!

È finito il Natale in men che non si dica, avevo preparato tanti buoni piatti, sono quasi tutti nel congelatore, il destino o chi per lui ha deciso diversamente!

Il mio menù di quest’anno era composto da antipasto italiano, pane naturale fatto da me, cappelletti in brodo di cappone fatti da me, bollito, arrosto, verdure e il mio solito tronchetto scomposto!

Buona vita, buon anno ❤️

Decisamente semplice
Il mio bimbo bello
Classico antipasto italiano

I colori di Natale

Il mio ceppo tronchetto di Natale al cioccolato fondente con crema ganache, mascarpone e torrone al cioccolato e pistacchio

I miei cappelletti ricetta di casa nostra

La pizza di Natà 🎄

Fra le tradizioni dolci antiche, contadine e povere, una volta c’era la pizza de Natà che si dice affondare le sue radici nella tradizione medioevale. 

Nel corso della storia culinaria marchigiana si è persa però la tradizione di preparala perché nel frattempo nelle nostre tavole natalizie marchigiane e non solo, sono arrivati i dolci più sofisticati e più ricchi di ingredienti quali il burro o il cacao o il cioccolato. 

La pizza de Natà, una specie di panettone senza pretese, era fatta con tutti gli ingredienti che si raccoglievano in campagna alla fine dell’estate inizio autunno. Le noci ed i fichi simboli di fertilità e benessere legati al culto del Dio greco Dionisio, le uvette essiccate al sole nelle nostre campagne, portatrici di fortuna e benessere che solitamente si mangiavano il giorno del primo dell’anno erano gli ingredienti principali. Solo più tardi venivano aggiunti il cacao, il cioccolato, il caffè ed alcuni liquori come il mistrà. Inoltre non mancavano le bucce di agrumi, la cannella, i chiodi di garofano e le noce moscata. 

La pizza de Natà assomiglia molto a lu crustingu, quel miscuglio di frutta secca e spezie, infatti dopo aver fatto il primo impasto cioè la pasta di pane, lo si aggiunge per darle più sapore e corporsità alla preparazione. 

Nella ricetta originale c’è la frutta secca così senza essere insaporita dalla sapa come invece si fa con lu crustingu, è certamente più corta e facile la preparazione, quindi sta a voi scegliere la via che più vi aggrada. 

A noi piace così com’è venuta la pizza de Natà. 

La tradizione della cottura della pizza de casció e dóce de Pasqua, come quella de Natà vuole che si usino le pentole di rame alte e strette, quelle stesse appese nella nostra cucina che appartenevano alla nonna Margarita. 

Avendo meno tempo di sempre, quest’anno ho fatto la pizza de Natà, in versione veloce senza lievitazione. Il lievito chimico per dolci non toglie niente alla bontà del dolce. 

Quindi vi lascio la ricetta della pizza de Natà con lievitazione veloce.

Metterò quando avrò tempo anche quella con il lievito di birra, tanto è un dolce buonissimo che si può mangiare anche tutto l’anno.

Preparazione

La pizza de Natà

Lavoriamo 80 grammi di burro con 80 di zucchero, uniamo due uova, 30 grammi di olio extravergine d’oliva, 300 di latte, una tazzina di caffè, sapa a piacere, due cucchiai di cacao con 300 grammi di farina ed il lievito setacciati. Il composto deve essere morbido, consideriamo che dobbiamo aggiungere la frutta secca.

Uniamo quindi le noci, le mandorle, le nocciole, i pinoli, un goccio di Varnelli, la cannella e le scorze di arancia e di limone.

Versiamo nello stampo foderato con la carta forno e mettiamo a cuocere a 180 gradi statico per 35/ 40 minuti. Controlliamo la cottura con lo stecchino che deve uscire asciutto.

Natale è già passato, sarà festa fino al giorno dell’Epifania, possiamo fare ancora la pizza de Natà per chiudere in bellezza il periodo più bello e gioioso dell’anno!

Buona vita, buona pizza de Natà ❤️

Pizza de Natà

La pizza de Natà tagliata

Le pentole di rame dove un tempo venivano usate per la cottura delle pizze de Natà o de Pasqua sia dolce che di formaggio

LE CASTAGNELLE

Le castagnelle sono dei dolci natalizi della regione Puglia. Facili e veloci da fare, con ingredienti tipicamente del tempo attuale quando in ogni casa chi più e chi meno, si appresta a fare biscotti e torte per festeggiare il Natale. Ci sono le mandorle, lo zucchero, il cacao amaro, la buccia di arancia, il latte e tanta cannella.

Questi sono gli ingredienti

250 g di mandorle, io ho unito alcune noci

250 g di farina 00

200 g di zucchero si può diminuire, io ne ho messo 150 grammi

80 g di cioccolato fondente

25 g di cacao amaro in polvere

150 ml di latte

2 cucchiaini o più di cannella

scorza grattugiata di 1 arancia

mezzo cucchiaino di bicarbonato

un pizzico di sale

zucchero a velo per decorare

Preparazione

Facciamo tostare le mandorle intere con la buccia sul forno statico a 180 gradi per cinque minuti. Le lasciamo raffreddare e poi le frulliamo nel mixer grossolanamente.

Nella ciotola mettiamo la farina, lo zucchero, il cacao, la buccia di arancia, un pizzico di sale, la cannella.

Uniamo le mandorle, il cioccolato fondente fuso ed il latte, regoliamoci se troppo duro aggiungiamo ancora un po’ di latte, se troppo morbido un po’ di farina. Il composto deve avere una consistenza da essere lavorato con le mani, dobbiamo fare dei salsicciotti che schiacceremo un po’. Li tagliamo diagonalmente ottenendo tanti biscotti che metteremo sopra la carta forno e a cuocere in forno statico a 170 / 180 gradi per tredici minuti. Non devono essere cotti molto ma restare morbidi.

Le castagnelle sono croccanti fuori e morbide dentro.

Sono buonissime, facciamone dono a Natale ai nostri cari ed amici.

Buona vita, buone castagnelle di Natale! ❤️

Le mie castagnelle spolverate di zucchero a velo

Appena uscite dal forno

LA ZUPPA ‘NDORATA

Patre Lavì ed il pranzo della festa dell’Immacolata Concezione

La zuppa ‘ndorata della festa dell’Immacolata
Concezione

Patre lavì, mingherlino, biancaticcio, quasi invisibile, si concedeva poco nella vita.
A tavola non diceva una parola, era peccato sprecare le parole per cose inutili.
Si faceva il segno della Croce prima di mangiare, poi un cenno con la mano destra per far capire alla perpetua, zoppa ed orba, che poteva portare il pasto, niente o quasi: minestre, zuppe, legumi ed un pezzetto di pecorino rinsecchito o di lardo rancido.
Povero patre Lavì! Qualche volta, la sera, negli ultimi anni si concedeva un formaggino sciolto nella minestra di brodo di ossa.
Nelle feste comandate non era molto diverso il suo cibo: per la festa dell’Immacolata Concezione usava farsi fare la zuppa ‘ ndorata: pane e pecorino grattugiati grossolanamente e un po’ di sale sbattuti con le uova, completava il piatto il brodo bollente di pezzi di gallina vecchia e ricco di “serene”, le goccioline di grasso, messo sopra.

Ieri è stata la festa della Madonna dell’Immacolata che per la chiesa cade proprio all’inizio del nuovo anno ordinario nel periodo dell’avvento.

I tempi frenetici di oggi sembrano aver fatto dimenticare che una volta per il popolo cristiano era la più importante di tutto l’anno, si faceva la vigilia stretta e digiuno.

Domani sarà festa della Madonna di Loreto, molto sentita qui nelle nostre Marche, stanotte da qualche parte si faranno li focaracci, per salutare la venuta sul colle della Santa casa di Nazaret.

Qui vi inserisco il calendario di Avvento.

🕯

𝗡𝗔𝗧𝗔̀’ 𝙘𝙖𝙡𝙚𝙣𝙙𝙖𝙧𝙞𝙤 𝙙𝙞𝙜𝙞𝙩𝙖𝙡𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙫𝙫𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙩𝙧𝙖𝙙𝙞𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙥𝙤𝙥𝙤𝙡𝙖𝙧𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙈𝙖𝙧𝙘𝙝𝙚 𝙘𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡𝙞 𝙘𝙤𝙣 𝙂𝙞𝙤𝙫𝙖𝙣𝙣𝙞 𝙂𝙞𝙣𝙤𝙗𝙞𝙡𝙞.

𝟵 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 – 𝗦𝗮𝗻 𝗦𝗶𝗿𝗼 𝗩𝗲𝘀𝗰𝗼𝘃𝗼
Li Focaracci
Avvenimento tutto e soprattutto marchigiano e infinitamente caro al cuore dei marchigiani, è la celebrazione della Traslazione della Santa Casa. La nostra gente vi ha intessuto un’aureola meraviglia di leggende.
Si accendono i «focaracci», i falò che illuminano la via da seguire per Loreto, accompagnati da spari di schioppi e petardi. Alle ore 3,15 tutte le campane, anche delle chiese di campagna, suonano a distesa.
Nelle case di campagna la polvere da sparo che avanzava dalla notte della venuta veniva conservata gelosamente per essere sparata nei giorni di temporale, in quanto si credeva potesse allontanare i fulmini, secondo l’antico principio dei simili.
Peccato che dopo l’inserimento al castello di cittadini non solo stranieri, le campane che hanno suonato per anni alle tre di notte, sono state messe a tacere. Poveri cittadini deboli di orecchi e non solo😓


Comunque noi sempre ligi alle tradizioni, mettiamo la sveglia questa notte alle tre per pregare la Salve Regina! Petriolo non dimentica la sua storia e le sue tradizioni.

Torniamo alla nostra ZUPPA ‘NDORATA raccontando come si fa!

Facciamo un buon brodo di carne mista, gallina, manzo o di cappone.

Uniamo tutti gli odori classici, sedano carote, cipolla infilzata con i chiodi di garofano, una foglia di lauro che lo renderà più profumato.

Per la zuppa ‘ndorata grattugiamo il pane che non deve essere raffermo, secco, ma ancora morbido, uniamo il pecorino, poco sale, e lavoriamo con le uova, versiamo nel brodo bollente mescolando poco, non deve essere come la stracciatella, ma molto disomogenea e rustica.

Se ci piace uniamoci i pezzetti di gallina o di manzo. Patre Lavì sarà felice di vederci gustare il suo povero piatto!

Buona vita, buona festa della Madonna di Loreto ❤️

MINESTRA DI RICOTTA A SCACCHI

Essendo una brava vecchietta, prevedo che per le prossime feste natalizie non avrò tanto tempo, né tanta pazienza, né tanta forza. Sperando di arrivarci con le mani o con i piedi, mi sto preparando qualche piatto da servire in quei giorni.

Sempre sulle tracce della mia vita passata, in una delle feste natalizie, c’era la famosa minestra a scacchi con il brodo di gallina o di cappone. La mia minestra a scacchi non era la solita con le uova, il formaggio, le spezie, ma con la ricotta, molto più saporita e più ricca. Me l’aveva insegnata la moglie del nostro medico di famiglia, che ogni anno a Natale mi faceva arrivare a casa una stella di Natale dalla sua “serva”, una donna che non riusciva mai a tenere la bocca chiusa, per lei ogni persona aveva un difetto!

La signora a Natale che doveva fare molte spese di non pochi soldi, temeva di non percepire lo stipendio del marito cosa impossibile perché in quel tempo era come un impiegato al servizio del comune, insieme alla levatrice, al veterinario, al messo comunale, al becchino, al fontaniere, all’usciere, a “lu famigliu”, cioè il responsabile dell’anagrafe. Non dipendeva certo dal sindaco avere o non avere lo stipendio.

Io ero una giovane sposa senza esperienza pur avendo la passione della cucina, andavo sempre leggendo le ricette in ogni rivista e compravo le enciclopedie a fascicoli che poi facevo rilegare a Corridonia.

La minestra a scacchi di ricotta per molto tempo l’avevo rimossa dalla mia mente, qualche anno fa mettendo a posto le mie cianfrusaglie nelle vecchie credenze, fra le pagine di un quaderno con la copertina nera, c’era un foglio scritto a penna rossa con la sua ricetta. Ogni anno da allora nelle feste natalizie e pasquali la mia minestra arriva fumante sulla mia tavola decorata per l’occasione.

Vale la pena farla, è buona, buona ed è pure elegante nella sua presentazione!

Fra poco sarà Natale, domani sarà il primo giorno di Avvento e nell’attesa facciamoci un pensierino e prepariamola magari al posto dei soliti cappelletti per i quali ci vuole molto tempo. A voi la scelta!

Buona vita, buona minestra di ricotta e soprattutto buon pranzo cammino di Avvento ❤️

Ingredienti

500 grammi di ricotta

5 uova

100 grammi di parmigiano reggiano

Sale

Noce moscata

Buccia di limone

Due cucchiai di farina

Preparazione

In una ciotola mettere le uova, la ricotta, il sale, la noce moscata, la buccia di limone, lavoriamo con le fruste unendo il parmigiano reggiano e la farina. Dobbiamo ottenere una crema omogenea.

Foderiamo una lastra con la carta forno, versiamo la crema di ricotta livellando bene la superficie. Mettiamo in forno a 180 gradi per quasi trenta minuti, regoliamoci con il nostro forno, se la superficie scurisce troppo, abbassiamo un po’ la temperatura. Una volta cotta lasciamo freddare sopra una grata e poco prima di tuffarla nel brodo bollente la tagliamo a scacchi, aspettiamo che salga in superficie mescolandola. Serviamola subito!

La minestra di ricotta nel brodo di carne

La minestra tagliata a scacchi

La minestra appena uscita dal forno

CHEESECAKE AL FORNO CON RICOTTA E TORRONE CLASSICO BIANCO AL LIMONCELLO

Sono quasi finite le feste natalizie, è già cominciato un altro anno, non diciamo come sarà perché nessuno ha la palla di vetro, aspettiamo che arrivi L’EPIFANIA che tutte le feste si porta via, poi chiudiamo con gli stravizi alimentari e sarà quel che sarà!!!! Tanto del diman non c’è certezza ed il resto è noia!

Allora la mia màttara ossia la madia di quasi cent’anni fa di nonna Margarita, ha il piano, pieno, pieno di pezzi di dolci natalizi. Ci sono il panettone, lu crustingu, i biscotti di spezie, il pan pepato ed il pandoro. Via via, dovranno essere smaltiti in un modo o nell’altro.

La migliore occasione per questo periodo natalizio ormai agli sgoccioli, è usare il pandoro per fare un dolce che piaceva tanto ai miei quando erano piccoli. La cheesecake cotta di formaggio. Allora usavo la Filadelfia, ma ora ho optato per la ricotta che stava per scadere. La cheesecake cotta di origine americana, si compone di una base di biscotti croccante oltre la crema di formaggio più famosa al mondo, una volta cotta la si può arricchire di cioccolato, frutti di bosco o caramello o con panna acida come vuole la tradizione.

Lo spunto mi è arrivato pensando a quei tempi sereni e a quel dolce che gustavamo tutti insieme. Cambia solo la base che è fatta di uno strato di fette di pandoro che la rendono più ricca e burrosa e nella crema di ricotta ci sono pezzetti di torrone bianco classico di Camerino.

Intanto vi auguro una buona vita, un buon anno ed una buona cheesecake di ricotta al torrone bianco di Camerino ❤️

Seguite il racconto e se vi va, rifate la cheesecake di ricotta. Ne vale la pena per quanto è buona e sarà l’occasione per finire i testi di pandoro o di panettone, sì, anche questo può essere buono per fare la base.

Ingredienti

450 grammi di ricotta

100 grammi di zucchero

Due uova e due albumi

80 grammi di latte io intero

50 grammi di farina 00

Limoncello per la crema di ricotta e per inzuppare il pandoro

Torrone bianco classico di Camerino o di un’altra marca (a piacere)

Pandoro a fette tante quante ne servono per coprire un fondo di uno stampo di cm 21/22

Preparazione

Tagliamo il pandoro a fette di due centimetri e le inzuppiamo con il limoncello.

Lavoriamo la ricotta con lo zucchero, le due uova e gli albumi, uniamo il latte, il limoncello, mescolando uniamo la farina e alla fine il torrone bianco classico tagliato a pezzetti. Versiamo il composto sopra le fette di pandoro che abbiamo sistemato nello stampo e mettiamo a cuocere in forno statico a 170 gradi per un’ora, o poco più! Dobbiamo regolarci, quando la superficie diventa ambrata e consistente spegniamo il forno e lasciamo che il dolce si freddi prima di servirlo.

Il dolce è più buono il giorno dopo mantenuto in frigo.

Se ci capita di avere dei frutti di bosco, decoriamoci la superficie e spolveriamo di zucchero a velo!

Non aspettiamo il Natale prossimo per fare la cheesecake al forno di ricotta e torrone di Camerino! ❤️

Il dolce visto dall’alto

Il torrone bianco tradizionale di Camerino

Il taglio bello e netto
Appena uscita dal forno

CIAMBELLONE DI RICOTTA UVETTE ARANCIA ALLA CANNELLA DEL TEMPO DI NATALE

È tempo già di Natale, di profumi speziati in cucina e non solo, ci portano a sognare i mercatini e la neve che imbianca ogni cosa. Sognare non costa niente ed intanto mi piace chiudermi nella mia cucina museo di ricordi, di carabattole che ho accumulato nel corso di questa vita cuciniera.

Questa è la mia esistenza bella o brutta che sia, va bene così e finché posso mettere le mani negli ingredienti significa che tutto sommato sto bene.

Andiamoci allora in cucina e prepariamo tutto quel che ci vuole per il ciambellone del tempo di Natale.

Ingredienti

320 grammi di farina 00 o 0 ( io ho messo la 0) circa.

300 grammi di ricotta romana freschissima.

250 grammi di zucchero io 150 grammi

120 grammi di burro freschissimo, circa..

Cannella

Buccia di un’arancia ed il succo

30 grammi di uvetta sultanina.

3 uova

una bustina di lievito

Rum.

Tre cucchiai di marmellata di melagrane o di altro tipo

Preparazione

Sciogliamo il burro a bagnomaria o a microonde e lasciamolo intiepidire. Puliamo l’uvetta con un telo umido, mettiamola in una tazza e irroriamo con un poco di Rum. Passiamo da un colino a trama fine la ricotta raccogliendola in una ciotola; uniamo lo zucchero e lavoriamola con un cucchiaio di legno o con le fruste.

Mescoliamo il lievito alla farina e facciamoli cadere a pioggia sulla ricotta alternandovi le tre uova intere; il succo e la buccia di arancia, lavoriamo il composto per mescolare bene, Uniamo a filo, il burro e poi l’uvetta sgocciolata.

Accendete il forno sui 180° statico o ventilato a 170 gradi.

Imburriamo e infariniamo uno stampo da ciambellone di 26 cm, versiamoci il composto, lisciamo la superficie e lasciamo cadere sopra la marmellata di melagrane o di altra a piacere, mettiamo a cuocere in forno per 50 minuti mettendolo nella parte più bassa.

Trascorso questo tempo infiliamo nella pasta uno stecchino di legno, se uscirà asciutto sformiamo la torta su una gratella da pasticceria poi lasciamola raffreddare.

Una volta freddo, possiamo gustare il ciambellone tagliato a fette con le quali faremo dei sandwich dolci. Tagliamo le fette di arancia e mettiamole sopra un piatto che possa andare a microonde, spolveriamole con lo zucchero e lasciamole appena scaldare e caramellare alla potenza massima del forno, un minuto più o meno. Sopra ogni fettina mettiamoci un’altra di ciambellone ed un’altra di arancia. Spolveriamo di cannella ed uniamo le uvette. Serviamo ancora caldo o freddo come ci piace.

Buona vita, buon ciambellone di ricotta e uvette alla cannella del tempo di Natale! ❤️

Sandwich di ciambellone ed arancia

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO A CASA NOSTRA

Avvento sotto tono quest’anno a casa nostra, c’è il mostro che si è palesato e nessuno è stato risparmiato!

Io normalmente non sono positiva nella vita, vedo le cose sempre più brutte del normale, per fortuna però poi tutto finisce nel modo giusto.

Ecco che allora per la corona dell’Avvento ho rimediato con quella dell’anno scorso. Un nastro tartan, un fiocco ad uncinetto e la prima candela della domenica d’Avvento è stata accesa!

Aspettando che il mostro crepi sotto i colpi di non so che cosa, vi auguro un buon cammino di Avvento, ricordando sempre che, del diman non c’è certezza ed il resto è noia e…..sarà quel che sarà!

Vi mostro però anche le altre candele degli anni passati!

Avvento 2022
Avvento 2018
Avvento 2015
Popcorn uncinetto e aghi di abete
Avvento 2016

LA CRÉSCIA DI DAMONE E CATARÌ

Allepoca dei miei nonni Damone e Caterina fornai unici in quel piccolo paese che si chiama Petriolo, usava specialmente d’estate preparare la créscia rossa come la chiamavamo noi piccoli nipoti.

Eravamo tanti, insieme ai nostri compagni, a giocare nel terrazzino della nostra casa in via Umberto primo sulla strada principale del paese. Il terrazzino lungo e stretto, serviva per giocare a campana, o a fare le mamme delle nostre bambole di pezza con la testa di coccia. Cucinavamo usando la terra rossa scavata sulla scarpata del campo della Rimembranza, ora giardini pubblici. Qualche volta capitava di cucinare per davvero qualcosa, era la crema pasticcera fatta con le bustine di Orocrema, un preparato dove non servivano le uova.

Facevamo il rinfresco per festeggiare il battesimo delle nostre bambole che portavamo giù alla chiesa delle Grazie e venivamo scacciate dal povero curato di campagna don Federico appena mettevamo piedi all’ingresso che dava sulla strada che portava alla collina e alla selva di Bandini (abbadia di Fiastra) come la chiamavano tutti allora.

Tornavamo a casa a gambe levate impaurite e tremanti con il fiato in gola.

Ci aspettava la crema che mangiavamo nelle tazzine colorate, verde, giallo e rosso! Eravamo così felici che ci sembravano vere le nostre bambole!

La créscia che facevano i miei nonni, era fatta con la pasta del pane, le massaie la andavano a comprare ogni volta che la volevano fare, lo stesso impasto serviva pure per fare le frittelle, le cresce che poi friggevano nello strutto tenuto gelosamente da parte nel tempo della preparazione della pista (l’uccisione dei maiali).

La créscia veniva condita con l’olio di casa, un bel giro generoso con l’aggiunta dei pomodori rossi, rossi maturati al caldo tanto caldo, del sole dell’estate petriolese.

La tradizione dei miei nonni continua, nonna Catarì, parlava poco, ma faceva molto per la sua famiglia ed i parenti, il pane era assicurato per tutti, così come tutti i dolci e le preparazioni tradizionali cominciando da Natale fino a Pasqua.

Il resto è raccontato molto in questo diario di ricette e racconti della nostra famiglia.!

Le nostre crésce sono con la pasta madre e a lunga lievitazione. Assomigliano a quelle dei miei nonni, sono croccanti e non hanno niente a che fare con le pizze mosce e salate che molte volte si mangiano in giro!

Scusateci se pecchiamo un po’ in orgoglio di nipoti d’arte! Ci viene da ridere, ma in fondo mangiare una buona cosa fa star decisamente bene!

A presto!

Buona vita, buona créscia dei miei nonni Damone e Catarì ❤️❤️



LA TAVOLA DI NATALE

È passato quasi inosservato il Natale, il suo seguito fatto di celebrazioni liturgiche, di pranzi, chiacchierate e passatempi vari svaniti nel buio. La memoria vuota, ha lavorato per bene, tutte le tradizioni dimenticate, ritornavano in mente quando già era troppo tardi per metterle in atto. Uno svanimento collettivo almeno a casa nostra.

La pandemia ha dato giù duro ovunque e fra paura, quarantena e divisioni familiari, non abbiamo potuto fare che un solo pranzo insieme, quello di Natale e poi ognuno al suo destino, chi in mezzo, chi di sotto, chi di sopra. Finora tutto sotto controllo, ma come penso io, del diman non c’è certezza ed il resto è noia!

La tavola però doveva in qualche modo ricordare che era Natale, non poteva essere apparecchiata senza qualche simbolo, mi sono fatta coraggio, ho respirato profondamente e ho cominciato a pensare come potevo fare usando ciò che nel frattempo mi veniva in mente.

Rami di abete raccolti nel nostro orto giardino scapigliato e ricoperto di foglie ormai più che morte, alberelli di Natale fatti all’uncinetto come segna tovaglioli e tre candele rosse. Tutto fatto a casa e non programmato.

Alla fine guardando e riguardando la nostra tavola, in fondo non era così male!

Poche portate, tartine, un primo in brodo che erano i raviolini fatti in casa, due tortelloni in bianco, galantina di pollo fatta a modo mio, verdure ed i soliti dolci natalizi! Frutta e caffè ed ognuno a casa sua!

Grazie a Dio ce l’abbiamo fatta anche questo Natale!

È passato molto veloce sì, questo povero Natale, non abbiamo capito niente, e aver perso pure la messa di mezzanotte è stato pure peggio! Troppo stress, troppa apprensione hanno annientato noi ed il mondo!

Buona vita, buon Natale che tanto non finirà mai!❤️