Una ricetta tanto antica e tanto buona che per la festa dei Morti nelle nostre case a Petriolo, non può mancare.
Tanto più in là non è usuale preparare questo saporito piatto, però grazie a CARLO NATALI dell’orastrana, qualche chilometro in più lo sta facendo diventando così più conosciuto.
Vale la pena provare a farlo, vi stupirà di certo.
I Vincisgrassi eretici, certo non sono i classici marchigiani quelli con il sugo di carne varie e besciamella.
I Vincisgrassi eretici sono vegetariani, cremosissimi, adatti anche per il periodo pasquale e di giorno di astinenza dalle carni.
Ci vuole un po’ di tempo ma vale la pena farli.
Perché questo si che è amore vero!
Fattela una bella pirofila di Vincisgrassi eretici! E che ci metti di buono?
La pasta all’uovo fatta in casa, broccoletti pugliesi, zucchine e zucca questa è essenziale per ottenere una colorazione “aranciata”, ricotta, yogurt greco bianco, parmigiano reggiano, emmentaler, buccia di limone e noce moscata.
Fai sólà dopo sólà e metti in forno.
Buonissimi e golosissimi, la domenica si chiude qui!
Allora vi racconto come si fanno i Vincisgrassi eretici.
Ho fatto la pasta all’uovo che ho tagliato sottile e a strisce e sbollentate nell’acqua di cottura delle verdure, che erano i broccoletti e la zucca tagliata a cubetti.
L’ho stesa sopra la tovaglia per farla asciugare.
Ho insaporito le zucchine e la cipolla con olio extravergine d’oliva e sale.
Ho lavorato la ricotta, lo yogurt bianco greco con il sale, il parmigiano reggiano, l’emmentaler, la buccia di limone e la noce moscata. Ho aggiunto le zucchine, i broccoletti e la zucca che ho frullato per ottenere una crema mescolandola con l’acqua di cottura per renderla arancione, vi ricordo che dobbiamo avere un composto che deve essere assorbito dalla pasta in cottura.
Ho preso una pirofila, ho versato la crema di verdure e ricotta, ho steso sopra la pasta e ho fatto strati sopra strati finendo con la stessa crema.
Ho fatto cuocere a forno ventilato a 160 gradi coprendo la pirofila per i primi 10 minuti con un foglio di alluminio.
Ho scoperto la pirofila ed alzato il forno a 180 gradi facendo finire la cottura quando la superficie si presentava dorata e croccante.
Per i minuti complessivi bisogna regolarsi con il proprio forno.
L’ho serviti caldissimi, vi assicuro che sono goduriosi ed appaganti!
Fra le tradizioni dolci antiche, contadine e povere, una volta c’era la pizza de Natà che si dice affondare le sue radici nella tradizione medioevale.
Nel corso della storia culinaria marchigiana si è persa però la tradizione di preparala perché nel frattempo nelle nostre tavole natalizie marchigiane e non solo, sono arrivati i dolci più sofisticati e più ricchi di ingredienti quali il burro o il cacao o il cioccolato.
La pizza de Natà, una specie di panettone senza pretese, era fatta con tutti gli ingredienti che si raccoglievano in campagna alla fine dell’estate inizio autunno. Le noci ed i fichi simboli di fertilità e benessere legati al culto del Dio greco Dionisio, le uvette essiccate al sole nelle nostre campagne, portatrici di fortuna e benessere che solitamente si mangiavano il giorno del primo dell’anno erano gli ingredienti principali. Solo più tardi venivano aggiunti il cacao, il cioccolato, il caffè ed alcuni liquori come il mistrà. Inoltre non mancavano le bucce di agrumi, la cannella, i chiodi di garofano e le noce moscata.
La pizza de Natà assomiglia molto a lu crustingu, quel miscuglio di frutta secca e spezie, infatti dopo aver fatto il primo impasto cioè la pasta di pane, lo si aggiunge per darle più sapore e corporsità alla preparazione.
Nella ricetta originale c’è la frutta secca così senza essere insaporita dalla sapa come invece si fa con lu crustingu, è certamente più corta e facile la preparazione, quindi sta a voi scegliere la via che più vi aggrada.
A noi piace così com’è venuta la pizza de Natà.
La tradizione della cottura della pizza de casció e dóce de Pasqua, come quella de Natà vuole che si usino le pentole di rame alte e strette, quelle stesse appese nella nostra cucina che appartenevano alla nonna Margarita.
Avendo meno tempo di sempre, quest’anno ho fatto la pizza de Natà, in versione veloce senza lievitazione. Il lievito chimico per dolci non toglie niente alla bontà del dolce.
Quindi vi lascio la ricetta della pizza de Natà con lievitazione veloce.
Metterò quando avrò tempo anche quella con il lievito di birra, tanto è un dolce buonissimo che si può mangiare anche tutto l’anno.
Preparazione
La pizza de Natà
Lavoriamo 80 grammi di burro con 80 di zucchero, uniamo due uova, 30 grammi di olio extravergine d’oliva, 300 di latte, una tazzina di caffè, sapa a piacere, due cucchiai di cacao con 300 grammi di farina ed il lievito setacciati. Il composto deve essere morbido, consideriamo che dobbiamo aggiungere la frutta secca.
Uniamo quindi le noci, le mandorle, le nocciole, i pinoli, un goccio di Varnelli, la cannella e le scorze di arancia e di limone.
Versiamo nello stampo foderato con la carta forno e mettiamo a cuocere a 180 gradi statico per 35/ 40 minuti. Controlliamo la cottura con lo stecchino che deve uscire asciutto.
Natale è già passato, sarà festa fino al giorno dell’Epifania, possiamo fare ancora la pizza de Natà per chiudere in bellezza il periodo più bello e gioioso dell’anno!
Buona vita, buona pizza de Natà ❤️
Pizza de NatàLa pizza de Natà tagliata Le pentole di rame dove un tempo venivano usate per la cottura delle pizze de Natà o de Pasqua sia dolce che di formaggio
È una caldissima domenica di settembre, ma sembra ancora agosto, l’afa toglie il respiro, potrei anche non cucinare nulla dato che in casa ora nessuno viene più a pranzo come di solito succedeva prima che nascessero i nipotini.
Potrei riposarmi o potrei fare un po’ di pulizia nel nostro orto giardino scapigliato del quale oramai non resta che niente. Il tempo ha messo fine agli alberi da frutta, restano gli ulivi che pure loro stanno esaurendo il loro ciclo, nell’orto solo alcune piante di pomodori e zucchine secche come foglie di tabacco.
Siamo ormai una famiglia di persone anziane, due per la precisione, i figli? Per conto loro! Ma è così per tutti! La vita finisce prima o poi.
Da qualche tempo non ho più appetito, avrò fatto la fine dell’asino, dàje oggi, dàje domani, si era abituato e morì.
Odio la carne, mi piacciono i primi cremosi ma di pasta fresca all’uovo, mi piacciono le verdure e la frutta ed i miei dolci non dolci. Uso poco zucchero e pochi grassi da sempre ed i dolci di pasticceria non mi piacciono. Mangio solo il mio pane con lievito madre che ho “creato” quasi 15 anni fa quando non andava di moda fare il pane maniacalmente.
Sono un po’ complicata in tutto, ma ormai sono alla fine, quanti giorni o quanti anni possono esserci rimasti? Chi lo sa? Il padre eterno, quindi non potendo togliermi né aggiungermi attimi di vita, mangio quello che mi va!
Un po’ di cose proibite non cambieranno niente, sono convinta che Dio ha stabilito il mio momento e nessuno può farci nulla.
Quando è ora, è ora amen!
Allora ho voglia di un piatto morbido e cremoso.
Ho le crêpes surgelate, ho tre zucchine raccolte ieri, sono le ultime, le faccio a strisce lunghe e sottili e le faccio cuocere con un filo d’olio extravergine d’oliva sul piatto crisp, volendo si possono fare sul forno normale, ma ci vuole più tempo. Io uso questo modo di cucinare perché è veloce e le verdure rimangono croccanti.
Latte quanto ne basta per rendere cremosa la crema di formaggio e zucchine
Preparazione
Mescoliamo alla farina le uova il sale, il latte a temperatura ambiente, l’olio. Frulliamo con le fruste per amalgamare bene. La pastella deve essere abbastanza fluida, regoliamoci.
Lasciamo riposare in frigo per un po’ di tempo.
Facciamo le crêpes o nella crepiera, io ce l’ho da quarant’anni, oppure in un padellino, facciamole sottili.
Mescoliamo il formaggio scelto, uniamo le zucchine grigliate a listarelle, poco sale ed il latte quanto ce ne vuole per ottenere una crema abbastanza liquida ed uniamo le erbe aromatiche.
Prendiamo una pirofila, mettiamo sopra un po’ della crema di formaggio e zucchine, cominciamo a fare gli strati alternando crema e crêpes. Finiamo con la crema e fiocchetti di burro.
Mettiamone forno a 180 gradi per quasi mezz’ora. La superficie deve risultare dorata.
Serviamo le mille foglie calde.
È un piatto completo e molto sostanzioso! Per me è eccezionale!
Io me le sono pappate nel silenzio assoluto da sola. L’altro bacucco era impegnato a scorrere il maledetto cellulare. Ad una certa età, si diventa maniaci senza capirci una mazza.
Buona vita, buon crêpes di formaggio e zucchine alle erbe aromatiche ❤️
Le crêpes appena uscite dal forno Le crêpes prima di essere cotte
Gli gnudi generalmente sono fatti di ricotta e verdure, spinaci, bietole, o quello che più ci piace. Non mi sembra però che esista una ricetta di gnudi di carne, io non l’ho trovata, forse mi sbaglio.
Comunque sia io l’ho fatti domenica per pranzo.
Non avevo voglia di impastare come ogni festa o domenica, non avevo neanche voglia di fare il sugo, praticamente non mi andava di stare molto in cucina, succede anche a me ora che sono impegnata a fare la nonna di SARA FUTURA una bimba stupenda di quattordici mesi che amo da morire.
Venivano a pranzo Riccardo e Jo anche lei in procinto di diventare mamma, quindi per me nonna di due bimbi. Il sesso non lo sanno e quindi sarà una sorpresa.
Che fare per primo?
Gli gnudi di carne e come l’ho fatti? Ve li racconto!
Ho preso la carne macinata, 300 grammi, l’ho condita con sale, noce moscata, uova di galline felici, uno intero e due albumi, parmigiano reggiano e pecorino grattugiato.
Ho frullato tre zucchine con il sale, le ho strizzate nel tovagliolo per farle perdere tutta l’acqua di vegetazione che non ho buttato perché mi serviva per la salsa di asparagi.
Ho lavorato la carne e le zucchine insieme unendo una manciata di farina per dar un po’ di consistenza in cottura.
Nel frattempo ho tagliato a pezzi un mazzetto di asparagi che ho fatto cuocere con la cipolla in un filo d’acqua a microonde, bastano pochi minuti.
Ho frullato gli asparagi con l’acqua delle zucchine che avevo lasciato da parte, ho unito il sale, il parmigiano reggiano, l’olio extravergine di oliva per farne una salsa.
Nell’acqua salata che bolliva ho calato sei o sette gnudi alla volta che ho formato aiutandomi con due cucchiai, l’impasto deve essere morbido, ed ho fatto cuocere per alcuni minuti, li ho scolati e sistemati nella pirofila con sotto pezzetti di burro, ed infine l’ho coperti con la salsa e fiocchetti di burro. Li ho infornati a 160 gradi ventilato fino a gratinare.
Li ho portati in tavola caldissimi.!
Gli gnudi di carne e zucchine rimangono morbidi morbidi, non c’è bisogno di mettere tanta farina!
Nell’attesa della nascita, pregando e giocando con SARA FUTURA, vi auguro una buona vita e buoni gnudi di carne e zucchine!
A presto!
Le mie sono tutte ricette personali ed inventate sul momento, sono fatta così, non mi è mai piaciuto fare progetti o programmi. La vita che mi sarà donata, poca o tanta la vivo minuto per minuto, il resto è la mia famiglia!
La domenica delle Palme il popolo partecipava alle funzioni religiose e più specialmente alla benedizione delle palme. Tutta la campagna accorreva alla chiesa con fasci di rami di ulivi sulle spalle perché fossero benedetti. Dopo la funzione tornavano a casa; un ramoscello di palma benedetta (così si chiamava l’ulivo) veniva posto su ogni letto; questo tanto nella campagna come in città; le palme del precedente anno venivano bruciate, non gettate via. I contadini, mettevano per i campi, negli orti, in mezzo al grano seminato, ramoscelli di ulivo benedetto, perché la benedizione scendesse su tutta la fatica e ne moltiplicasse il raccolto. Intanto gli artigiani passavano pel contado in cerca d’ovi pinti; ognuno presso I propri clienti. Era dono che il contadino faceva molto volentieri.
Tratto da Costumanze marchigiane dello scrittore e maestro a Petriolo Giovanni Ginobili.
Per la domenica delle Palme sulla nostra tavola è tradizione portare un pane preparato da me con l’olio extravergine d’oliva benedetto, insieme ai rami d’ulivo benedetti alla messa del mattino, per festeggiare l’entrata di Gesù a Gerusalemme.
Manca poco alla s. Pasqua, i preparativi fervono, le massaie di una volta ci tenevano a rimettere in ordine le case, imbiancandole, lavando tende e biancheria per sentire l’odore di fresco e pulito. Inoltre la settimana che precedeva la settimana santa, si dava inizio alle svariate preparazioni culinarie sia dolci, che salate da portare in tavola il giorno della festa di Pasqua.
Da noi marchigiani si usa ancora fare “li caciù de pecorì” un calcione tipico dolce e salato e fresco per il ripieno fatto con il pecorino fresco, lo zucchero, il limone e la vaniglia. Si mangia a colazione, a fine pasto e a merenda accompagnato da un vino liquoroso come il nostro vino cotto di Loro Piceno.
Spezie e profumi ovunque, ci piacciono nel dolce e nel salato.
Non c’era più il pane, la lunga lievitazione non era possibile….. e stasera? Vuoi fare cena senza pane? Mai!
Allora ho impastato tutto a mano, in attesa che la planetaria risorga, ho messo la farina 0 ed 1 con germe di grano, poco lievito di birra disidratato, meno di mezzo cucchiaino, un cucchiaino di miele, 100 grammi di latte, ed acqua, semi di anici, zenzero e noce moscata, un pizzico di sale ed un cucchiaio di olio extravergine di oliva. Ho fatto due pieghe, una ogni mezz’ora, ho lasciato lievitare. Ho sgonfiato, ho piegato e steso allo spessore di due centimetri, fatto le strisce e sovrapposte a due a file. Ho rimesso a lievitare ed ho cotto a 180 gradi per una mezz’ora. I cazzotti ai semi di anici, profumano da svenire, ottimi per la cena col salato e con la marmellata di mele al pan di zenzero! La marmellata di mele alle spezie l’ho fatta ieri sera ed è strepitosa!
Oh signori, lasciateci lodare quello che ci piace fare!
Pane e marmellate! Tempo per avere un buon pane? Alle 15 ho impastato e alle 18/30 ho cotto e subito mangiato! Perché essere fissati per una pane naturale e a lunga lievitazione? Non conviene, l’essenziale è farlo bene e con tutto l’amore! Questo sì, che un grande amore!!!
La vita sta passando molto velocemente e tristemente, può darsi che non potremo più nemmeno prepararci il nostro cibo, il pane in primo!
L’Enel non ci darà nessuna possibilità!
Buona vita, buon pane!
Del diman non c’è certezza ed il resto è noia e tristezza!
Abbondano le verdure nell’orto giardino scapigliato nonostante la siccità. Abbiamo raccolto i peperoni, le melanzane, i cetrioli ed i pomodori.
Bisogna fare in fretta a lavorarli perché con il caldo tutto si rovina. Vi lascio una buonissima ricetta di uno strudel di verdure, buono servito freddo con un po’ di insalata mista.
Ingredienti per la pasta
300gr. di farina
olio extravergine di oliva qb.
acqua tiepida qb,
sale .
Preparazione
Impastiamo la farina con l’olio, mezzo bicchiere di plastica, acqua tiepida, quanto basta, sale e curcuma. Cerchiamo di regolarci con i liquidi perché l’impasto deve essere morbido ed elastico. Facciamo un panetto che copriamo con la ciotola e lasciamolo riposare per un po’ di tempo facendo attenzione di non farlo diventare secco.
Stendiamo la pasta dapprima con il mattarello poi con le nocche delle mani fino a che la sfoglia sia sottile. Se si bucherá, la riaccomodiamo quando aggiungiamo il ripieno. Per le verdure, facciamo cuocere le cipolle con i peperoni, le zucchine un cucchiaino di miele o di zucchero di canna ed aceto di mele nel forno a microonde, oppure in padella. Quando le verdure sono belle lucide uniamo i pezzetti di pomodoro già pelato. Aggiungiamo il sale, io metto l’olio extravergine sempre alla fine, insieme agli odori che ci piacciono. Timo, erba cipollina e maggiorana. Ora stendiamo la pasta, che lucidiamo con un filo di olio, mettiamo del pangrattato e le verdure già fredde su tutta la superficie della sfoglia che avremo steso sopra un canovaccio per aiutarci quando avvolgeremo lo strudel. Mettiamolo su carta forno, ungiamolo con l’olio ed acqua e cuociamo a 180 fino a quando sarà bello croccante. Spegniamo il forno e lasciamo freddare. Serviamolo freddo tagliato a fettine!
Le verdure possono essere cambiate, si può fare con la mortadella e la mozzarella, con il tonno e la ricotta. A voi la scelta!
Compravo i cappelletti quando andavo in vacanza con la famiglia, per rabbia di fame, non mi mettevo di certo ad impastare e come diciamo noi; quello che non strozza ingrassa. Nel resto della vita, l’ho sempre fatti e comprarli ora è segno che sono su quella strada, stanchezza e vecchite si sentono. Oggi è nuvoloso ma si crepa dal caldo! I cappelletti l’ho conditi come andava di moda negli anni settanta belli e pieni di tutto, allora si mangiavano o con la panna ed i piselli o con la besciamella e gli asparagi, con una buona spolverata di parmigiano reggiano e noce moscata. Il tempo va, mangiamo per vivere nel migliore dei modi, avevamo tanto e non ce ne siamo accorti! Tanto del diman non c’è certezza ed il resto è noia!
Per condire i cappelletti si fa la solita besciamella con burro, farina, latte e sale, a fine cottura si aggiunge la noce moscata.
Si insaporiscono gli asparagi a pezzetti con olio extravergine di oliva e porro, si uniscono alla besciamella e si saltano per breve tempo i cappelletti scolati, si unisce il parmigiano reggiano, si mescolano bene si portano in tavola fumanti!
I cappelletti comprati non ci porteranno alla morte, per una volta ogni tanto si può fare, peccato che siano troppo salati, quindi l’unica cosa è, non salare troppo o forse per niente l’acqua di cottura degli stessi.
Il tempo più bello è volato, questo attuale non ha nemmeno l’idea di come si stesse bene allora. Indietro non si torna, raccogliamo i cocci e tiriamo avanti. Quel tempo là resterà sempre nei nostri cuori!
Buona vita, buoni cappelletti comprati alla besciamella ed asparagi al profumo di noce moscata!